
Venezia, bottega di mastro Domenego, 1560-1570 circa. Stima € 16.000,00 / 28.000,00
Due aste si succedono il 5 marzo 2025 nella sala vendite di Cambi a Genova. Prima l’incanto dedicato ai Tappeti (catalogo completo), poi quello di Maioliche e Porcellane (catalogo completo).
Il catalogo dedicato ai Tappeti antichi, presenta una selezione proveniente dalla storica collezione di Manlio e Raoul Cabib, rinomati commercianti di tappeti a Genova. Pezzi rari e di grande pregio, opere tessili tradizionali provenienti da ogni angolo del mondo, spaziando da preziosi tappeti tabriz a importanti arazzi come l’arazzo di manifattura di Aubusson risalente al XVII secolo, top lot assoluto dell’asta.
Passando alle maioliche e porcellane, spicca su tutti un vaso veneziano in maiolica della bottega di mastro Domenego, eseguito tra il 1560 e il 1570, decorato con trofei d’armi e strumenti musicali. Un esempio della ceramica veneziana del Cinquecento evidenzia la maestria della bottega di Domenego, che dominò la produzione locale nella seconda metà del secolo.
Raffinato l’albarello in maiolica di Laterza della fine del XVII secolo, decorato con uno stemma araldico sorretto da due angeli, espressione della tradizione farmaceutica pugliese, seguito da un piatto sempre in maiolica di Laterza dell’ultimo ventennio del XVII secolo, caratterizzato da una decorazione in turchino con stemma bipartito e una figura femminile seicentesca.
Dello stesso genere spicca il piatto da pompa di Castelli attribuito a Francesco Grue, del 1645 circa, che raffigura l’episodio di Alessandro Magno che copre con la clamide il corpo di Dario. L’opera è molto vicina a un pezzo conservato al Museo del Louvre. Come anche il grande piatto in maiolica di Carlo Antonio Grue del 1675-1680, decorato con una scena tratta dalla “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, in cui Rinaldo e Armida sono immersi in un ampio paesaggio fiabesco.
Di grande interesse la coppia di piatti “a coste” realizzati da Aurelio Grue tra il 1750 e il 1760 a Castelli o Atri. Modellati a stampo, presentano figure femminili allegoriche ispirate a incisioni di Johann Sadeler I e Marteen De Vos, due artisti fiamminghi attivi a Venezia nel tardo Cinquecento. La tesa è decorata da putti alati in monocromia grigia e mazzi fioriti policromi. Modellato e dipinto intorno al 1660 nella Fabbrica Pescio di Albisola è il monumentale stagnone da farmacia.