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In…segnami il silenzio, il linguaggio dei segni diventa poesia

ph. Matilde Pisani
ph. Matilde Pisani

Ha debuttato il 9 marzo al Teatro Gustavo Modena “In…segnami il silenzio” di Elena Dragonetti, una produzione del teatro Nazionale di Genova con le coreografie della stessa Dragonetti e di Serena Loprevite, con Silvia Bennett e Amedeo Podda

Le persone sorde non comunicano semplicemente con i gesti, usano un linguaggio complesso con una grammatica altrettanto complessa, che può esprimere ogni genere di concetto, da quelli concreti a quelli altamente astratti. Un linguaggio che non è universale, ogni comunità di sordi ha la sua lingua, radicata nella cultura in cui si è sviluppata. Le lingue dei segni sono esattamente come le lingue parlate: hanno una grammatica, una sintassi, delle regole e dei vincoli, e non sono basate sulla lingua parlata nel Paese cui appartengono.
Ma c’è qualcosa di più che le rende speciali: queste lingue dei segni sono bellissime, delle vere e proprie espressioni artistiche, disegni nell’aria che toccano il cuore di chi le vede e… sente. Spesso si definiscono le persone sorde come «sordomute», ma è un errore: muto sta a indicare chi non ha l’uso della parola, ma i sordi non mancano di voce, semplicemente non la tirano fuori esprimendosi con le mani. La loro voce c’è, ma è particolare perchè non ha potuto imitare la parola, non potendola sentire.

Tutto questo è spiegato con estrema chiarezza e poesia nello spettacolo In…segnami il silenzio che ha debuttato in Prima nazionale venerdì 9 marzo 2024 al Teatro Gustavo Modena. Una produzione Teatro Nazionale di Genova per la regia di Elena Dragonetti; scena, costumi e video di Laura Benzi; coreografie della stessa Elena Dragonetti e Serena Loprevite; luci di Davide Riccardi. In scena Silvia Bennett e Amedeo Podda.

ph. Matilde Pisani

In…segnami il silenzio utilizza il linguaggio del teatro danza, mettendo l’accento sulla ricchezza della diversità. Avvicina gli spettatori alla misteriosa lingua dei segni, che, non va dimenticato, nel mondo è utilizzata da oltre 70 milioni di persone. 
Simili a buffi personaggi usciti da un film muto, Silvia Bennett e Amedeo Podda esplorano il silenzio che diventa uno spazio magico. Straordinaria la Bennett, danzatrice e coreografa viareggina, laureata in scienze della formazione, che proviene dagli studii della tecnica di Alwin Nikolais, tecnica che vede nell’analisi del movimento i fondamenti della ricerca per lo sviluppo di un linguaggio unico e originale, non codificato e predefinito in schemi e stili. Ma gli studi che la Bennett si porta dietro vantano altri incontri importanti come quelli con Carolyn Carlson, Paolo Mereu, Simona Bucci, Charlotte Zerbey e Alessandro Certini, che indubbiamente hanno fatto di lei la danzatrice perfetta e consapevole che si è vista in questa sua ultima performance.

Silvia Bennett ph. Matilde Pisani

Quello che attua attraverso il ritmo col partner Amedeo Podda (attore sardo che ha frequentato la Escuela Internacional de Circo y Teatro CAU) trasforma quel silenzio in dialogo, in relazione, in condivisione. Il suo gesto dolce ed affascinante rapisce e innamora il compagno di scuola e di giochi (perchè i due rappresentano due bambini), grazie a gesti e a movimenti che disegnano nell’aria tante storie, ma soprattutto la sua visione del mondo. Il compagno a sua volta le insegnerà a sentire la musica anche con le “orecchie rotte” ed insieme balleranno il rock come se sentissero quella forza scatenata alla stesso modo. Ma poi c’è l’acqua, il fondo del mare, dove il silenzio regna per tutti e lì, con maschera e pinne, sarà facile per tutti e due condividere la vita e le sensazioni dei pesci.

ph. Matilde Pisani

Ma Maria, questo il nome della bimba sorda, un giorno si presenterà dal suo amichetto con la valigia e lui capirà che lei sta partendo, forse un trasferimento dei genitori, chissà?…ed allora il silenzio per lui arriverà davvero senza di lei. In attesa di un ritorno promesso il ragazzino deciderà di studiare il delicato linguaggio dei segni da comunicare ad altri. Un linguaggio tanto bello e poetico, capace di insegnare l’unicità di ogni individuo e la fragilità di mondi e linguaggi sconosciuti.

Lo spettacolo che fa parte della Rassegna Sabato a Teatro sostenuta dal Gruppo Cambiaso Risso, prevede ancora date in mattinée a maggio e poi parteciperà ad un Festival a Milano.

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