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Tra passato e nuove visioni del reale. La personale di Matteo Gatti a Milano

Matteo Gatti. Vodka Cola, dal 26 febbraio al  24 aprile 2025, Galleria Abbondio di Milano 
In un’epoca in cui i confini tra lavoro, consumo e vita privata si dissolvono sempre più, Matteo Gatti invita a fermarsi, a osservare e riflettere. 

La sua nuova mostra è infatti un viaggio visivo e concettuale attraverso i resti di un passato industriale fatto di fabbriche e lotti tangibili, fino a un presente in cui il dominio economico e politico è pervasivo, fluido, quasi invisibile. Attraverso il suo linguaggio visivo, lucido e ironico, l’artista presenta fino al  24 aprile 2025 -presso lo spazio PLAYLIST by Galleria Giampaolo Abbondio di Milano- la mostra Vodka Cola.
Un percorso espositivo che si sviluppa come un viaggio tra fabbriche abbandonate, confini sfumati e nuove forme di abbinamento economico, in cui l’individuo è immerso in una produttività incessante. Gatti contrappone a questo scenario l’idea di un’ eroica improduttività”, uno spazio  cioè, di sottrazione in cui l’in-azione diventa atto di resistenza, un gesto poetico e politico che sfida la dittatura del fare.

“Lungi quindi dall’essere una semplice negazione del lavoro – afferma Matilde Scaramellini, Director della Galleria Giampaolo Abbondio – questa inattività diventa uno spazio fertile per desideri e passioni svincolati dalle logiche economiche. Questo si traduce concretamente in installazioni e interventi artistici che sfidano la percezione del tempo e della funzione, spingendo lo spettatore a interrogarsi sul valore della non-produzione come atto di consapevolezza e libertà”

Matteo Gatti, Maneggiano la pistola come se facessero l’amore

La mostra si intreccia idealmente con Vodka Cola, brano simbolico degli Area, contenuto nell’album Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! (1978). Il titolo stesso, accostando vodka (simbolo del blocco sovietico) e cola (icona del capitalismo occidentale), sintetizza le contraddizioni ideologiche dell’epoca e denuncia la crescente omologazione tra sistemi teoricamente contrapposti.

Gli Area, noti infatti per la loro militanza politica e la sperimentazione musicale, cantavano la fine delle utopie rivoluzionarie, il compromesso storico tra PCI e DC e la tensione degli Anni di Piombo. Allo stesso modo, Matteo Gatti esplora le contraddizioni del presente, mettendo in discussione il rapporto tra ideologie, economia e identità. La sua mostra diventa così un luogo di riflessione sulle nuove forme di ribellione, dove la rabbia non scompare, ma si trasforma in coscienza poetica e politica.

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“Il titolo della mostra – afferma sempre Scaramellini –  riprende un’espressione tratta dal libro “Mara e le altre” di Ida Faré e Franca Spirito, che denuncia l’approccio della stampa nel rappresentare le guerrigliere degli anni ’70: donne ridotte a figure impolitiche, le cui scelte venivano raccontate come frutto di un’isteria inspiegabile, di una “botta in testa”, piuttosto che come atti di consapevolezza politica” E Gatti, con la sua ironia sottile e spiazzante, rielabora questa narrazione attraverso un disegno delicato, realizzato a matita rosa, che è simbolo della mostra.  “L’opera “Maneggiano la pistola come se facessero l’amore” (matita rosa su carta), scelta come immagine di copertina della mostra, incarna perfettamente il concetto di eroica improduttività, trasformando una narrazione storica distorta in una riflessione sulla resistenza latente”

Un medium dunque che evoca leggerezza, infanzia, innocenza, ma che qui diventa veicolo di un paradosso: la violenza e la militanza vengono depurate dalla retorica della minaccia per trasformarsi in un racconto più intimo e complesso. Il rosa, colore “tradizionalmente” associato al femminile, si fa strumento di riscrittura e sovversione.  L’opera di Gatti dunque non si limita a citare la storia, ma la interroga. La rabbia politica e sociale, invece di esplodere, si stratifica, si trasforma in qualcosa di meno evidente, ma non meno incisivo. La resistenza non si dissolve, forse si cela dietro un’immagine ambigua – “sibillina”, la definisce l’artista – o forse, semplicemente, sta cambiando forma. Una ribellione che non si misura più nell’azione diretta, ma nella capacità di sovvertire i codici della narrazione e ridefinire l’immaginario collettivo.

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La mostra di Gatti si configura quindi come un’indagine sulla metamorfosi della rabbia politica e sociale: un’energia che non si dissolve, ma si sedimenta, trasformandosi in coscienza poetica e politica. Attraverso installazioni, fotografie e interventi site-specific, l’artista costruisce un ponte tra passato e presente, intrecciando le tracce di un’era industriale “scomparsa” con le dinamiche fluide della contemporaneità. La ribellione non si esprime più nel linguaggio diretto del conflitto, ma si traduce in un atteggiamento critico e creativo, capace di scardinare le strutture dominanti e proporre nuove visioni del reale.

 

Matteo Gatti. Vodka Cola.
Dal 26 febbraio al  24 aprile 2025
PLAYLIST by Galleria Giampaolo Abbondio
Via Carlo Poma, 18 – Milano (ingresso Via Archimede)
Galleria Abbondio di Milano 

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