Print Friendly and PDF

Viaggio nell’aldilà, tra eros e thanatos nel trittico in scena alla Scala

Foto Brescia - Amisano
Foto Brescia – Amisano

Ha scelto di virare verso il contemporaneo il secondo programma della Stagione di Balletto del Teatro alla Scala che porta ancora la sigla di Manuel Legris. La proposta comprende tre firme: quella di Philippe Kratz nella ripresa di Solitude Sometimes,  quella di Angelin Preljocaj, con il ritorno di uno dei suoi massimi lavori, Annonciation, e in ultimo quella di Patrick de Bana, con la prima assoluta di Carmen

Ad aprire lo spettacolo è Solitude Sometimes, balletto che trae liberamente spunto dal Libro dell’Amduat, antico documento funerario di mitologia egizia. Un cammino nell’aldilà, irto di pericoli, nel quale combattere gli Inferi per trovare una nuova vita insieme al Sole. Quello di Kratz è un lavoro astratto nella sua essenza, popolato di figure simboliche che si muovono sulle musiche di Tom Yorke  e dei Radiohead, all’interno di una scenografia di LED che suggerisce un oltretomba  digitale. I danzatori in scena sono 14, tutti bravissimi, fluidi dentro quel flusso nascosto in lenta e continua trasformazione. Nessun ruolo gerarchico tra i ballerini, pochi i ruoli solistici tra cui comunque spiccano Martina Arduino, Stefania Ballone e Navrin Turnbull. Lo spettacolo, sicuramente emozionante e di effetto, ci aveva già entusiasmato il febbraio di due anni fa, quando era stato commissionato proprio per il balletto della Scala dal direttore Manuel Legris.

Dopo pochi minuti di intervallo è stata la volta di Annonciation, balletto suggestivo che comprende l’esecuzione di due sole danzatrici: l’Angelo e Maria. In questa straordinaria creazione Preljocaj puntò la sua attenzione sul toccante mistero dell’Annunciazione della Vergine Maria. Il suo duetto sembra senza tempo e senza ambito storico e in esso prevalgono con estrema delicatezza sensualità e tattilità. La coreografia si rifà indubbiamente a molte delle annunciazioni pittoriche rinascimentali, che per bellezza e poesia hanno certamente impressionato la genialità di Preljocaj. Un balletto creato su musiche di Antonio Vivaldi e di Stéphane Royche che debuttò  all’Opera di Losanna nel 1995 ottenendo da subito un grande successo. Una delle esecutrici di allora Claudia De Smet (l’Angelo), divenuta poi assistente del coreografo belga ha curato questa ripresa in Scala. Ad eseguire Annonciation sono state Caterina Bianchi ed Agnese di Clemente. Troppo tecnica e meccanica la prima nel ruolo dell’Angelo, migliore indubbiamente la fresca Agnese di Clemente, una dolcissima e stupita Maria.

Foto Brescia – Amisano

Dopo più di mezz’ora di intervallo (dovuto anche a problemi tecnici dietro le quinte) è stata la volta di Carmen, il brano forse più atteso del trittico in quanto la vera novità della proposta. Per de Bana è il primo lavoro cucito sulla Compagnia scaligera. Per il coreografo tedesco – nigeriano, che vive in Spagna da molti anni, è stata un’occasione per  scavare tra mitologia, cultura, profumi e icone di un paese filtrato dal suo vissuto personale. “Carmen mi parlava e mi chiamava da oltre un ventennio” ha rilasciato de Bana in un’intervista e finalmente grazie anche a ;Manuel Legris ha potuto realizzare questa”chiamata” nel più grande teatro italiano.

Nella sua creazione Carmen è tratteggiata come una donna dall’antico e accattivante retaggio gitano, ma anche un’eroina appassionata vestita di libertà, Don José appare come un uomo debole, completamente in balia di un’amore travolgente a cui non era abituato. Ma la vera vittima del dramma è Micaela che non riesce a sopportare l’affronto di perdere l’amato per chi non lo ama quanto lei. Un dolore insostenibile. La messa in scena di de Bana ci riporta a due versioni classiche di oltre mezzo secolo fa, quella di Roland Petit e quella del cubano Alberto Alonso costruita su misura per la grande Maja Pliseckaja. Se dobbiamo essere onesti de Bana non ha fatto nulla di meglio, anzi.

Foto Brescia – Amisano

La sua coreografia, che fa ampio uso di giri e arabesque, non ci fa vedere niente di nuovo nè da un punto di vista narrativo che di struttura coreografica. Un peccato perchè appunto questa sua Carmen avrebbe dovuto essere la chicca del trittico. L’unica novità è rappresentata dall’inserimento di due ruoli non presenti nella novella: il Toro e la Morte, archetipi della cultura spagnola che qui vediamo concentrarsi sul personaggio di Don Josè. I due, sempre in scena con fare sinistro (Rinaldo Venuti, il Toro e Navrin Turnbull, la Morte), non aggiungono nulla di sostanziale alla mise-en-scène, anzi, per lo più sono figure distraenti. 

Ma se la coreografia di de Bana è stata deludente questo non toglie nulla alla Compagnia scaligera di cui tutti gli elementi hanno dato il massimo per valorizzare i loro personaggi. Se Alice Mariani, danzatrice di grande temperamento, è stata un ottima Carmen, ancor meglio si può dire di Camilla Cerulli che ha aggiunto un forte contrappunto emotivo al personaggio di Micaela, in cui la sua compassione si scontra con il fuoco incrociato della di scesa di Josè nella follia. Bravissima davvero.

Lo spettacolo che ha debuttato il 28 febbraio, ha repliche fino al 12 marzo.

Foto Brescia – Amisano

Commenta con Facebook