
L’artista messicana vista attraverso lo sguardo di Leo Matiz e Nickolas Muray, a Roma e a MIA Photo Fair
Frida Kahlo, l’artista messicana (1907-1954) dalla vita tumultuosa, che grazie al suo magnetismo, caparbietà e resilienza di fronte alle difficoltà dovute alla sua fragile salute aveva saputo imporsi come pittrice e come donna, ritorna a noi con due mostre, vista daglii occhi di grandi grandi fotografi. Abituati ai suoi autoritratti, in cui compare abbigliata con abiti tradizionali, gioielli e fiori in una sfolgorante rappresentazione del folclore e della cultura messicana, nelle foto che le sono state scattate, nonostante i differenti approcci, la ritroviamo fedele all’immagine che voleva dare di se stessa. Prima di uno scatto Frida si preparava con grande cura: gonne tipiche delle donne indie, elaborate acconciature per i capelli, gioielli precolombiani o in filigrana, in stile spagnolo o portoghese. Personalità affascinante e sensuale, rivoluzionaria (aveva aderito al partito comunista), segnata da un terribile incidente, moglie tradita del famoso muralista Diego Rivera (restano però legati tutta la vita) ma non per questo rassegnata.

Tanto da sfoggiare una collezione di amanti, tra cui Isamu Noguchi, Lev Trotsky, Tina Modotti, André Breton e non solo, come si scopre nella mostra in corso a Roma, al Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano, nella quale vengono presentate circa 50 foto in bianco e nero e a colori del fotografo ungherese Nickolas Muray (1892-1965), che dell’artista messicana fu amico e amante per quasi un decennio. Le immagini, scattate tra il 1937 e il 1946, ritraggono Frida da sola, con Diego Rivera, con amici e con lo stesso “Nick”. Esposte anche le lettere che si erano scambiati, alcuni rari video, otto costumi tradizionali realizzati a Città del Messico e gioielli che riprendono lo stile amato dall’artista, più una serie di francobolli dedicati alla pittrice, emessi da varie nazioni. Come sottolinea la curatrice Vittoria Mainoldi, Nickolas Muray ci consegna le immagini di un artista che ritrae un’altra artista, da lui molto sostenuta e promossa e di cui era collezionista. Una Frida giovane, sana e felice, come lei stessa voleva farsi vedere (Frida Kahlo through the Lens of Nickolas Muray, fino al 20 luglio 2025).

A Milano invece, a MIA Photo Fair (dal 20 al 23 marzo) la Galleria Paola Colombari espone delle rare foto vintage, in bianco e nero e alcune a colori, del fotografo colombiano Leo Matiz (1917-1998), che ritrae Frida negli anni Quaranta, nella famosa Casa Azul di Coyoacan, dove era tornata a vivere con Diego nel 1941. Sono istantanee introspettive, che ci restituiscono una dimensione più intima di Frida colta in atteggiamenti quotidiani (alcuni dei gioielli precolombiani che l’artista adorava erano stati procurati proprio da Leo). Il fotografo, che lavorava per riviste di fotografia a Città del Messico (a quei tempi una specie di Parigi latino-americana) era legato a Diego Rivera da una grande amicizia, nata durante un reportage sul muralista, e frequentava abitualmente la sua abitazione, Frida e i loro numerosi amici, sia gli artisti messicani come David Alfaro Siqueiros e Clemente Orozco, sia quelli europei sfuggiti alla guerra (le feste alla Casa Azul, innaffiate da abbondante tequila e pulche, erano famose).
Le foto esposte a MIA Photo Fair, stampate da Leo Matiz dopo parecchi anni dalla morte di Frida Khalo, provengono dalla Fondazione Leo Matiz di Bogotà, di cui è presidente Alejandra Matiz, figlia del fotografo.