
Dimensioni variabili
“Di quella che un tempo era una bandiera della pace oggi rimane soltanto l’occhiello. I segni dello strappo, la violenza subita, sono evidenti. Ciononostante il messaggio persiste, i colori sono sgargianti, sembra quasi che la bandiera sia in procinto di ricrescere.”
Eva Carlan, Awadalla Jonathan Soliman e Valeria Massoli. Sono loro i vincitori del premio Igor Mitoraj promosso dal Rotary Club Viareggio Versilia e dedicato agli artisti emergenti delle Accademie di Belle Arti di tutta Italia
Sono dell’idea che i bandi di concorso per le giovani leve, in generale, e in particolare nel nostro bellissimo settore, siano non solo utili, ma essenziali. Sono finestre aperte su ciò che si muove, su ciò che cresce. Sono la prova tangibile che esiste un fermento, che esiste un domani in cui l’arte non sarà solo un eco di quello che è stato, ma un corpo vivo che respira e cambia. A volte, presi da mille cose, ci dimentichiamo di quanto talento ci sia in giro. Poi arriva un concorso e ci sbatte in faccia la realtà: il mondo è pieno di giovani artisti che hanno qualcosa da dire. E alcuni di loro, se solo gliene diamo la possibilità, possono davvero fare la differenza.
Proprio per questo motivo voglio parlarvi di un premio di cui sono venuto a conoscenza qualche giorno fa. Per caso. E le cose scoperte per caso sono spesso le migliori, perché non le cerchi, ma loro trovano te.
Da qualche parte nel tempo – metti gli anni Ottanta – un uomo di nome Igor Mitoraj arriva a Pietrasanta e dice: “Sì, va bene, questo posto mi sembra adatto.” Lo dice in polacco, forse in francese, o magari non lo dice affatto, ma lo pensa, lo sente. Forse è la luce che filtra tra le viuzze, o il suono delle mani che lavorano il marmo nei laboratori, o quell’aria da città che non ha bisogno di convincerti perché sa già chi è. Fatto sta che Mitoraj rimane. Trasforma Pietrasanta in una tela, uno studio, un universo personale dove l’arte classica diventa contemporanea, dove il bronzo e il marmo non invecchiano, ma si rinnovano sotto le sue mani. Poi, un giorno, se ne va, come fanno tutti. Ma lascia un’impronta. E l’arte, quando è fatta bene, non se ne va mai davvero.
Ed è così che arriva il Rotary Club Viareggio Versilia e dice: celebriamo l’eredità di Mitoraj con un premio artistico. Un premio per chi oggi ha vent’anni, per chi ha le mani sporche di gesso e le idee piene di futuro. Perché i giovani hanno bisogno di questo genere di cose: di premi, di incentivi, della sensazione che il mondo stia effettivamente guardando ciò che fanno e non stia solo scrollando distrattamente su uno schermo. Il concorso è aperto agli studenti delle Accademie di Belle Arti d’Italia. Non ai passanti, non agli improvvisatori, non a chi pensa che basti un filtro per fare arte. Solo a chi ha deciso che sì, lavorerà con le mani, con la materia, con l’idea che l’arte non sia solo un like. Il tema è la pace. Pace, che concetto. Pace, che parola abusata, usata male, svuotata di significato eppure ancora incredibilmente urgente. E il Rotary, invece di farsi intimidire, dice: facciamoci ispirare.
Il concorso va avanti, le opere arrivano. I giurati discutono, litigano, votano. Probabilmente a un certo punto qualcuno dice: “No, non sono d’accordo.” E qualcuno risponde: “Ma hai visto che segno ha quella linea?” Perché così funziona l’arte. È materia e visione, ma è anche battaglia.

“In questa versione distopica ma al tempo stesso attuale, la natura si riappropria del suo spazio, in un habitat artificiale e scomposto; ecco che alberi e vegetazione crescono indisturbati tra i teli di immondizia e plastica, ricercando quel senso di pace e di respiro che abbiamo tolto e ostacolato per decenni.”
E poi arriva il 22 marzo. Siamo nella Sala dell’Annunziata, nel complesso di Sant’Agostino, Pietrasanta. È sera, le luci sono morbide. Qualcuno è nervoso, qualcuno no. Sul palco ci sono persone importanti, persone che parlano bene, che conoscono l’arte, che vogliono dire qualcosa di significativo senza sembrare troppo solenni. Il sindaco, il presidente della Regione, il portavoce del presidente della Regione – che figura affascinante, il portavoce di un presidente – il presidente della Provincia, il governatore Rotary, il presidente della Fondazione Museo Mitoraj, il presidente del Rotary Club Viareggio Versilia. Se si facesse una scultura con tutti questi titoli, servirebbe molto marmo.
La giuria è composta da Luca Beatrice, critico d’arte e giornalista, che ha scritto, commentato e studiato più arte di quanta la maggior parte di noi riuscirà a vedere in una vita intera; Frank Boehm, che dirige il Museo Mitoraj e sa cosa vuol dire custodire un’eredità importante; Camilla Gurgone, artista, che sa cosa vuol dire essere dall’altra parte, dentro la creazione.

“Con la fatica del lavoro umano si ergono due tubi innocenti che sorreggono due aureole intrecciate, la pace e l’eternità. La pace è un grido solitario, un rimedio necessario difronte al dolore dell’umanità. La pace non è pace.”
Poi i vincitori vengono annunciati.
Applausi. Forse qualcuno si commuove. Forse qualcuno pensa: “Era meglio il mio lavoro.” Classico. Ma poi, pian piano, l’idea si fa spazio: questa serata non è solo per chi ha vinto. È per tutti quelli che hanno partecipato. È un promemoria che l’arte non è un esercizio solitario, ma una conversazione. I premi sono 5.000 euro al primo classificato, 3.000 al secondo, 1.000 al terzo. Non cambiano la vita, ma possono cambiarne il corso. Possono essere un affitto pagato, una settimana in più di lavoro su un’idea, il tempo necessario per non mollare.
E i protagonisti di questa edizione sono tre giovani artisti che hanno saputo interpretare il tema con sensibilità e originalità: Eva Carlan, Awadalla Jonathan Soliman e Valeria Massoli. Sono loro i vincitori del premio promosso dal Rotary Club Viareggio Versilia e dedicato agli artisti emergenti delle Accademie di Belle Arti di tutta Italia. Il loro lavoro, apprezzato dalla giuria per la capacità di tradurre un concetto così sfaccettato in opere d’impatto, rappresenta una conferma del talento emergente che questo concorso intende valorizzare.
E così il premio si conclude. Ma l’arte resta. Perché l’arte è proprio come Mitoraj: arriva, dice “Sì, va bene, questo posto mi sembra adatto” e rimane. E il mondo, grazie a questo, diventa un po’ più bello.