
When Machines Dream: Interazioni Generative, la mostra personale di Gianluca Maffoni fino al 6 aprile presso Fondazione C.AR.M.E. di Brescia
I bar, la gente per strada, le luci dei locali, il brusio delle voci, e poi un cancello aperto, un piccolo giardino, un sipario scuro. Se lo attraversate il buio, la quiete. Associazione C.AR.M.E. presenta When Machines Dream: Interazioni Generative, mostra personale di Gianluca Maffoni, che realizza due opere site specific “Around” e “Contatto”.
Entrando nel grande spazio di C.AR.M.E. ci lasciamo alle spalle il rumore e la luce della città per entrare in una dimensione buia, nebulosa, dall’alto soffitto, e abitata solamente da una rada cortina di fumo e da un cavalletto, sul quale è montato un sensore, ruota lentamente come la testa di un gufo e scruta attraverso un raggio verde i nostri movimenti nella stanza fiocamente illuminata. Attorno a noi, sopra di noi una melodia lenta, che cambia mentre navighiamo nella stanza. Non ci resta che lasciar abituare i nostri occhi e le nostre orecchie mentre l’opera studia impassibile i nostri movimenti e li elabora attraverso se stessa.

Potenzialità generative e interattive
Nella seconda stanza, più piccola, troviamo una grande cornice galleggiante, attraversata da raggi rossi che si intersecano a formare degli impalpabili intrecci di luce. La nostra mano è chiamata a suonare questo immateriale strumento, che registra i nostri gesti, li rielabora e ce li restituisce, dopo qualche secondo, dopo averli capiti e reinterpretati. Intorno a noi il buio, flebilmente tinto di rosso.
Gianluca Maffoni crea nella chiesa sconsacrata in cui ha sede Centro Arti Multiculturali e Etnosociali (C.AR.M.E.) due opere site-specific, definite “interazioni generative”. I lavori sono pensati per instaurare un dialogo tra arte, spazio e noi visitatori che prima veniamo scrutati, analizzati, scannerizzati e tradotti in impulsi sonori echeggianti sopra le nostre teste e poi attivi creatori, attraverso i nostri gesti, del dialogo tra uomo, spazio e macchina.

When Machines Dream ci fa riflettere sul ruolo e sull’impatto della tecnologia e del dialogo con essa nel mondo dell’arte, sulle potenzialità generative e interattive dei nuovi media, capaci di avvicinare il pubblico e di coinvolgerlo all’interno del processo creativo, che assume un valore nuovo. Maffoni traduce il suo pensiero artistico, da sempre legato ai new media e all’interazione dell’uomo con la tecnologia sotto forma di un’elettronica entità addormentata in un antro buio, che osiamo avvicinare e con la quale entriamo in contatto, allungandoci verso di essa, disturbando i suoi sogni di macchina addormentata.