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Gianluca Maffoni. Disturbare i sogni di una macchina che dorme

Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò) Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)
Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)
Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)

When Machines Dream: Interazioni Generative, la mostra personale di Gianluca Maffoni fino al 6 aprile presso Fondazione C.AR.M.E. di Brescia

I bar, la gente per strada, le luci dei locali, il brusio delle voci, e poi un cancello aperto, un piccolo giardino, un sipario scuro. Se lo attraversate il buio, la quiete. Associazione C.AR.M.E. presenta When Machines Dream: Interazioni Generative, mostra personale di Gianluca Maffoni, che realizza due opere site specific “Around” e “Contatto”.

Entrando nel grande spazio di C.AR.M.E. ci lasciamo alle spalle il rumore e la luce della città per entrare in una dimensione buia, nebulosa, dall’alto soffitto, e abitata solamente da una rada cortina di fumo e da un cavalletto, sul quale è montato un sensore, ruota lentamente come la testa di un gufo e scruta attraverso un raggio verde i nostri movimenti nella stanza fiocamente illuminata. Attorno a noi, sopra di noi una melodia lenta, che cambia mentre navighiamo nella stanza. Non ci resta che lasciar abituare i nostri occhi e le nostre orecchie mentre l’opera studia impassibile i nostri movimenti e li elabora attraverso se stessa.

 

Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)
Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)

Potenzialità generative e interattive

Nella seconda stanza, più piccola, troviamo una grande cornice galleggiante, attraversata da raggi rossi che si intersecano a formare degli impalpabili intrecci di luce. La nostra mano è chiamata a suonare questo immateriale strumento, che registra i nostri gesti, li rielabora e ce li restituisce, dopo qualche secondo, dopo averli capiti e reinterpretati. Intorno a noi il buio, flebilmente tinto di rosso.

Gianluca Maffoni crea nella chiesa sconsacrata in cui ha sede Centro Arti Multiculturali e Etnosociali (C.AR.M.E.) due opere site-specific, definite “interazioni generative”. I lavori sono pensati per instaurare un dialogo tra arte, spazio e noi visitatori che prima veniamo scrutati, analizzati, scannerizzati e tradotti in impulsi sonori echeggianti sopra le nostre teste e poi attivi creatori, attraverso i nostri gesti, del dialogo tra uomo, spazio e macchina.

 

Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)
Gianluca Maffoni, Fondazione C.AR.M.E., Brescia (foto Alberto Petrò)

When Machines Dream ci fa riflettere sul ruolo e sull’impatto della tecnologia e del dialogo con essa nel mondo dell’arte, sulle potenzialità generative e interattive dei nuovi media, capaci di avvicinare il pubblico e di coinvolgerlo all’interno del processo creativo, che assume un valore nuovo. Maffoni traduce il suo pensiero artistico, da sempre legato ai new media e all’interazione dell’uomo con la tecnologia sotto forma di un’elettronica entità addormentata in un antro buio, che osiamo avvicinare e con la quale entriamo in contatto, allungandoci verso di essa, disturbando i suoi sogni di macchina addormentata.

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