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Gian Maria Tosatti e il suo Paradiso postumo

Gian Maria Tosatti, Paradiso, ex Magazzini Raccordati, Stazione Centrale, Milano
Gian Maria Tosatti, Paradiso, ex Magazzini Raccordati, Stazione Centrale, Milano. Courtesy: l’artista
C’era una volta il Paradiso, ma oggi è in rovina, è abbandonato, svuotato di ogni promessa di redenzione. Non ci sono più angeli a custodirlo, né luce divina a guidarci: c’è solo il riflesso di una civiltà che ha smarrito la propria fede e la propria etica. È questa la visione che Gian Maria Tosatti (Roma, 1980) mette in scena ai Magazzini Raccordati della Stazione Centrale di Milano, un non-luogo dall’anima piranesiana, un labirinto di oltre cento spazi nascosti sotto le arcate ferroviarie. Qui, in 3.000 metri quadrati di installazione, prende forma Paradiso, un’opera monumentale che non si limita a essere un’opera d’arte, ma diventa esperienza, interrogazione, vertigine.

Questo intervento site-specific – visitabile dal 21 marzo all’11 aprile 2025, con accesso limitato a cinque persone alla volta – si inserisce in un dittico concettuale che trova il suo contrappunto nella mostra “Es Brent!”, ospitata dalla Galleria Lia Rumma (dal 21 marzo all’8 maggio). Due percorsi speculari, due visioni della contemporaneità: da un lato, un immaginario simbolico e universale; dall’altro, un approccio più diretto, intimo, radicato nella storia e nella memoria collettiva.

Gian Maria Tosatti, Paradiso, ex Magazzini Raccordati, Stazione Centrale, Milano. Courtesy: l’artista

«Oggi che si sono perduti i principi etici e la morale è considerata un impedimento, qual è il Paradiso che possiamo immaginare?» si chiede Tosatti. Il suo Paradiso è un luogo disfatto, un Eden postumo, dove la violenza dell’uomo ha preso il posto del divino. Non è un caso che l’installazione si sviluppi lungo il binario da cui, durante l’Olocausto, partirono i convogli con i deportati italiani: un luogo che non ha bisogno di ricostruzioni sceniche, perché è già memoria tangibile della tragedia.

Se la mostra  “Es Brent!” alla Galleria Lia Rumma si articola tra pittura, installazione e un grande lavoro al neon che gioca sulla dialettica tra Trauma e Traum (sogno, in tedesco), ai Magazzini Raccordati Tosatti costruisce un ambiente immersivo, in cui il visitatore diventa testimone e parte integrante di una riflessione più ampia. Il ciclo pittorico Fireworks (2024) introduce un ulteriore livello di lettura: fiamme che sembrano fiori, paesaggi astratti che si rivelano cieli di guerra. Perché l’arte, in questo tempo di crisi, non può limitarsi a essere bellezza: deve scuotere, interrogare, rendere visibile l’invisibile.

Gian Maria Tosatti, Paradiso, ex Magazzini Raccordati, Stazione Centrale, Milano. Courtesy: l’artista

«Abbiamo voluto tutto – prosegue Tosatti – e nel farlo abbiamo distrutto anche il Paradiso» Un monito che attraversa tutta la sua opera e che trova eco nelle parole di Bertolt Brecht: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi» Ma forse, più che di eroi, abbiamo bisogno di chi sappia ricostruire un senso, di chi sappia illuminare le macerie con nuove possibilità.

Gian Maria Tosatti, Paradiso, ex Magazzini Raccordati, Stazione Centrale, Milano. Courtesy: l’artista

E proprio in questa riflessione si intravede una speranza: Paradiso potrebbe essere l’ultima opera “nera” di Tosatti. «Le persone hanno bisogno di sperare – anticipa l’artista – e noi artisti dobbiamo restituire loro bellezza» Un cambio di rotta che vedremo svilupparsi nel prossimo autunno, con un nuovo progetto in America Latina.

Forse il Paradiso non è del tutto perduto. Forse, tra le sue macerie, è ancora possibile intravedere un bagliore.

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