
“È necessario oggi, in una civiltà che sta diventando di massa, che l’artista scenda dal suo piedistallo e si degni di progettare l’insegna del macellaio (se la sa fare)”, disse una volta Bruno Munari. Proprio un lavoro del visionario designer milanese, “Declinazione Grafica del nome Campari” – la campagna pubblicitaria che nel 1964 venne affissa lungo le banchine della prima linea metropolitana di Milano nei giorni della sua inaugurazione –, è il cuore pulsante della mostra “BOLD! Declinazioni tipografiche Campari: Depero, Munari e oltre”, in corso (fino al 30 giugno) alla Galleria Campari di Sesto San Giovanni

Curata da Marta Sironi, l’esposizione svela l’ampio repertorio di lettering disegnati e opere tipografiche conservati nell’Archivio Galleria Campari in un’inedita rilettura dedicata alla parola e al suo rapporto con l’immagine, coinvolgendo una selezione di più di 160 lavori realizzati da artisti che attraversano la storia del Novecento come Fortunato Depero, Marcello Nizzoli, Sergio Tofano (detto Sto), Giorgio Dabovich e Nicolay Diulgheroff.

Uno dei punti di forza di “BOLD!” è il suo allestimento, ideato e realizzato da Studio FM Milano in collaborazione con Corrado Anselmi Architetto. Situata al primo piano dell’arioso complesso architettonico progettato da Mario Botta e Giancarlo Marzorati, la mostra si configura come una sorta di paesaggio urbano in miniatura. Resa coerente da un’identità grafica unitaria – che prende spunto, elaborandola secondo un’estetica contemporanea, dalla straordinaria relazione che per tutta la durata del Novecento Campari ha intessuto con i più grandi maestri del design italiano e internazionale –, la scenografia che accoglie il visitatore è costruita grazie a una grammatica visiva ben precisa: da un lato, porzioni delle opere presenti in mostra, ingigantite e rielaborate cromaticamente; dall’altro, pattern geometrici dai colori vivaci e connotati da un forte dinamismo.

Un altro merito della rassegna, sottolineato da quel “e oltre” contenuto nel titolo, sta nel presentare, a fianco dei nomi più conosciuti del panorama novecentesco, un’ampia selezione di lavori compiuti e bozzetti di autori minori o, in alcuni casi, ignoti. È il caso di una delle opere che sono state restaurate da Galleria Campari appositamente per essere presentate nel contesto di “BOLD!”: un grande manifesto litografico degli anni Quaranta realizzato in stampa a quattro colori e suddiviso in tre parti, pensato per essere collocato sulle fiancate dei tram meneghini. L’operazione, che ha coinvolto un intero team di restauratrici, ha richiesto una serie di interventi conservativi, tra cui pulitura, foderatura su carta e foderatura su tela.

Allo stesso modo non ci è nota l’identità di colui che ha realizzato alcuni dei “reperti” che, seppur di piccola dimensione e contraddistinti da un’estetica non particolarmente appariscente, più di tutti gli altri oggetti esposti riescono a trasportare chi li osserva in un’altra epoca, ovvero gli anni Cinquanta. In quel periodo, per progettare le affissioni stradali di Campari, era necessario predisporre una visualizzazione verosimile attraverso bozzetti dipinti a mano su fotografie scattate in bianco e nero. In questo modo la desolazione di strade semideserte si accendeva grazie a cromie sgargianti, in un contesto reso ancora più pittoresco dall’inserimento di solitarie figure umane, utili solamente a rendere esplicita la scala proporzionale del cartello.

Un’altra chicca facente parte dell’archivio di Galleria Campari e portata alla luce da “BOLD!” sono i bozzetti di insegne luminose legate all’iconico Bitter nato a Milano, prestati per l’occasione dall’Associazione Giancarlo Iliprandi. Il neon, che negli anni Trenta era diventato un segno distintivo delle grandi metropoli, tanto da attrarre il gusto dei Futuristi, che nei colori e nelle forme da esso proiettati in cielo riscontravano il segno della modernità, tanto da definirlo un “elettro-sogno di luminaria artificiale”, secondo la definizione di Depero in visita all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative e Industriali di Parigi nel 1925. In mostra le foto di alcune insegne ideate da Mario Borrione per Campari, oltre alla presentazione pubblicitaria dell’epoca di una nuova famiglia di caratteri tipografici, disegnata da Giovanni da Milano in collaborazione con la Società Nebiolo di Torino, e ispirata proprio alle insegne al neon.
Progetto collaterale alla mostra è BEYOND BOLD, programma di visite guidate e workshop che porta i visitatori alla scoperta di luoghi iconici legati alla storia tipografica milanese. Tra gli altri, Bonvini 1909, impresa culturale e creativa nata dal recupero dell’antica Cartoleria e Tipografia Fratelli Bonvini Milano, storica bottega fondata agli inizi del XX secolo. In collaborazione con questa realtà, e con il collettivo Cabaret Typographie, sono state realizzate una serie di grafiche ispirate al titolo di un celebre bozzetto di Fortunato Depero per Campari: “Presi il Bitter Campari tra le nuvole”, disponibile da Bonvini in diversi font e colori.

Infine, tornando a Sesto San Giovanni, dove tutto il mito Campari è nato e continua a vivere, si può scoprire la nuova project room “Magazzini Novecento” dell’artista Emi Ligabue, che arricchisce il percorso espositivo della mostra, offrendo una lettura contemporanea del rapporto tra arte, tipografia e comunicazione visiva e trasformando Galleria Campari in un universo in cui oggetti comuni come uova, pesci e vino si mescolano a suppellettili di ogni tipo e forma. In un gioco di finzioni che si rifà a ricerche formali del Novecento, Emi Ligabue attiva un processo di osservazione, copia e assemblaggio in cui i protagonisti sono i biscotti di Giorgio De Chirico, le michette di Piero Manzoni e le scodelle di Felice Casorati.
Dando vita a una sorta di magazzino immaginario fornito di oggetti quotidiani, a cui i più grandi artisti del Novecento avrebbero attinto per dare vita alle proprie composizioni, l’intervento di Emi Ligabue trasporta il visitatore in un’epoca in cui i bar erano il fulcro e il motore della socialità e della creatività artistica, oltre che luogo di consumo di un ottimo Campari.
