
Mentre i mercati internazionali oscillano tra alti e bassi, a Venezia si apre una nuova stagione per l’arte contemporanea. Senza attendere il ritorno della Biennale, la città accoglie l’inaugurazione di AMA Venezia, uno spazio espositivo che punta a diventare un riferimento per il panorama artistico internazionale.
Il progetto porta la firma di Laurent Asscher, imprenditore e collezionista franco-svizzero, che ha scelto di investire nella laguna con un’iniziativa personale e familiare: AMA è infatti l’acronimo dei nomi dei suoi tre figli — Andrea, Matteo e Alessandro. Nessuna fondazione, nessun nome altisonante, ma una visione chiara e un gusto riconoscibile. Lo spazio, oltre 1.000 metri quadri ricavati in un’ex fabbrica di sapone a Cannaregio, è stato restaurato dallo studio TA Torsello Architettura e si affaccia oggi come un nuovo polo per l’arte contemporanea.
La mostra inaugurale, aperta il 9 aprile 2025, raccoglie opere selezionate dalla collezione privata di Asscher, con lavori di artisti come Jeff Koons, Elizabeth Peyton, Refik Anadol, David Hammons, Avery Singer, e molti altri. Un’esposizione curata da Nancy Spector, già figura di riferimento al Guggenheim di New York, che riflette sulla relazione tra gesto artistico e riproduzione meccanica, con particolare attenzione al linguaggio della pittura contemporanea.
Tra le opere più significative in mostra, Female Figure di Jordan Wolfson, inquietante robot danzante che interroga lo spettatore, le composizioni digitali generate da intelligenze artificiali firmate Refik Anadol, e una scultura in bronzo ispirata a un giocattolo gonfiabile dell’Incredibile Hulk di Koons.

Il progetto AMA nasce con una formula aperta: una mostra all’anno, con la possibilità di ospitare collettive, residenze e nuove produzioni. “Non ci sono regole fisse”, spiega Asscher, che vede questo spazio come un punto d’incontro tra pubblico e privato, collezionismo e sperimentazione.
La storia di Asscher collezionista comincia nel 2012, con l’acquisto di Irony of a Negro Policeman di Jean-Michel Basquiat, preludio di una raccolta cresciuta rapidamente e oggi composta da nomi di rilievo come Christopher Wool, Wade Guyton, Lauren Halsey e Jacqueline Humphries. Il suo approccio, nato da una passione familiare, si è affinato con rigore: “Collezionare è un atto creativo”, ama dire, “ogni raccolta riflette chi la costruisce”.
Con AMA, Asscher si inserisce nella tradizione di grandi mecenati che hanno trovato in Venezia un luogo ideale per l’arte: da Peggy Guggenheim alla Fondazione Pinault, passando per esperienze più recenti che rafforzano la vocazione culturale della città.
AMA non è solo una nuova sede espositiva: è una dichiarazione di intenti, un invito alla scoperta e alla riflessione, in un tempo in cui l’arte può ancora offrire uno spazio di senso