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3 mostre per 30 anni. Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 1, 2017 Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 1, 2017
Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 1, 2017
Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 1, 2017
A Torino la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha festeggiato i suoi primi trent’anni con l’inaugurazione di tre mostre

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha festeggiato i suoi primi trent’anni con l’inaugurazione di tre mostre: The Land Shall Not Be Owned di Marwa Arsanios; Bird Dream Machine di Teresa Solar AbboudEvenfall di Jem Perucchini. Si tratta di tre mostre personali, tutte e tre molto interessanti e tutte e tre in qualche modo una primizia. Le prime due sono infatti le prime mostre personali in Italia delle rispettive artiste, la terza la prima mostra personale in assoluto per il giovane artista di origine etiope Jem Perucchini.

Il percorso espositivo si inizia con la personale di Marwa Arsanios (Beirut, 1978). La mostra, affidata alla curatela di Agustin Pérez Rubio e Bernardo Follini, ha al suo centro il lavoro video Who is afraid of ideology? (chi ha paura dell’ideologia?), progetto tutt’ora in corso, a cui l’artista iniziò a lavorare nel 2017. Vincitrice, tra l’altro del premio Ad occhi chiusi la scorsa edizione di Artissima, Marwa Arsanios, in questo lavoro, si sofferma sul tema della gestione delle terre e delle risorse nei paesi del Medioriente e del Sud America, con una particolare attenzione alla questione femminile.

 

Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 2, 2019
Marwa Arsanios, Who Is Afraid of Ideology Part 2, 2019
Struttura sociale patriarcale

I paesi in cui si svolge la ricerca di Arsanios sono luoghi del mondo in cui vige una struttura sociale ancora marcatamente patriarcale. Le donne sono private di molti diritti, a volte persino quello ereditario, e tuttavia sono fortemente impegnate nel lavoro di valorizzazione del territorio e dell’agricoltura locale, sviluppando forme di autogestione del lavoro complesse. Il progetto si articola in diverse opere video. In molti casi l’accento cade anche sul rapporto tra sfruttamento della terra, degli animali e delle persone che la abitano, sottolineando come la relazione tra queste tre realtà, più spesso di quanto si sia propensi a pensare, vada di fatto di pari passo.

Lo sfruttamento della natura e degli animali appare così quasi, se non una conseguenza, per lo meno una cifra ricorrente in quei luoghi dove la parità di genere è oggetto di una lotta importante. La mostra è completata da una serie di opere, tra cui alcune serigrafie di grandi dimensioni e una lunga tela ricamata. Questi lavori approfondiscono ulteriormente il tema proposto in relazione ad alcuni topos naturalistici, artigianali e culturali delle terre oggetto della narrazione.

 

Teresa Solar Abboud, Bird Dream Machine, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Teresa Solar Abboud, Bird Dream Machine, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Un mondo altro

Bird Dream Machine è invece il titolo della mostra di Teresa Solar Abboud (Madrid, 1995). La sala espositiva a lei dedicata è qui abitata da alcune strutture di grandissime dimensioni, di cui non sapremmo se collocare l’origine nel mondo del mito, dell’organicità naturalistica (talpe giganti o forse balene?) o del reperto industriale. Le sculture sono strutturate come sorta di eliche zoomorfe, le cui curve sembrano alludere ad un possibile movimento, creando una sorta di vortice ideale sia nel modo in cui interagiscono l’una con l’altra, sia, teoricamente, nel moto delle forme che compongono ciascuna di esse. L’impatto visivo è potente e l’impressione emotiva carica di energia, ma in un contesto elegante ed esteticamente armonioso.

Chi visita la mostra ha l’impressione di entrare in un mondo altro, abitato da strane creature a metà strada tra l’organico, il fantastico e il tecnologico, mosso da curve asimmetriche e tuttavia euritmiche. Il progetto espositivo costituisce l’ultima tappa di una serie di esposizioni tra loro correlate, che ha coinvolto prima il Centro de Arte Dos de Mayo (CA2M) di Madrid e poi il Museu d’Art Contemporani de Barcelona (MACBA) per approdare infine alla sede torinese della Sandretto.

 

Jem Perucchini, Tappeto, 2022
Jem Perucchini, Tappeto, 2022
Miti greci

Il percorso tra le tre esposizioni proposte per il trentesimo compleanno della Fondazione, si conclude infine con la mostra Evan fall di Jem Perucchini (Tekeze, Etiopia, 1995. Vive tra Milano e Londra). Si tratta, questa volta, di opere pittoriche di alta fattura e delicata eleganza. Protagoniste dei lavori sono figure favolose estrapolate dalle antiche narrazioni dei miti greci. Orfeo, Eliogabalo, Eros e Thanatos popolano queste tele essenziali che, se tecnicamente rivelano qualche inatteso tratto consapevolmente ispirato alla tradizione del rinascimento italiano, mescolano una struttura compositiva geometricamente coerente con figure dai volti e dalle espressioni assorte e non prive di una certa drammaticità.

Quelle di Perucchini sono, così, opere molto consapevoli e costruite con maestria, ma anche capaci di affascinare, trascinando chi guarda nelle profondità del mondo personale, complesso, dai tratti onirici e fiabeschi, dell’artista. La Fondazione Sandretto festeggia così i suoi trent’anni con tre progetti espositivi tra loro molto diversi, ma caratterizzati tutti da una certa carica di energia, di potenza espressiva e insieme anche da una certa grazia ed eleganza.

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