
Alla Mole Vanvitelliana di Ancona dipinti su tavola, tela e sculture lignee recuperati e restaurati dopo gli eventi sismici
Nuovo capitolo per il Rinascimento marchigiano. Una serie di restauri permette infatti di presentare al pubblico ad Ancona un importante corpus di opere d’arte (dipinti su tavola, tela, sculture lignee dal XII al XVII secolo) recuperate dopo i quattro tragici terremoti, che hanno colpito il territorio marchigiano nel 2016-2017. Le Marche hanno saputo reagire tirando fuori dalle macerie capolavori di grandi artisti, ma anche manufatti anonimi. E restituirli alla luce dopo un restauro intelligente e attento (con il supporto di ANCI Marche, del Pio Sodalizio dei Piceni e di altri Enti)
Un bel gruppo di opere viene esposto alla Mole Vanvitelliana dall’11 aprile al 15 giugno, per poi passare a San Severino Marche (27 giugno-28 settembre). Altre due tappe sono state a Roma (San Salvatore in Lauro, I ottobre-12 dicembre 2024) e Ascoli Piceno (Palazzo dei Capitani, 20 dicembre 2024-23 marzo 2025). Una prima puntata era avvenuta nel 2019. L’attuale mostra con un bel catalogo (Capponi Editore), che spiega ogni restauro, è curata da Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi. Così Cristi e Madonne tornano a vivere nei loro preziosi fondi oro, mentre si ridisegna il territorio culturale della regione, battuta da artisti locali ma anche forestieri giunti dall’Europa balcanica e continentale.

Scoppio di colori
Riemergono i grandi crocifissi lignei policromi dell’alto Medioevo, ancora senza nome ma suggestivi come il Christus Triumphans del Maestro del Crocifisso di Sant’Eutizio (Matelica, Museo Piersanti), del XII secolo, moderno nella sua stilizzazione, un volto severo ma vivo e un perizoma geometrico. Del XIII secolo è un altro Crocifisso di scultore italiano, della chiesa dei Santi Pellegrino e Teresa di Ancona (in origine nella chiesa del Santissimo Salvatore), che affiora da un fondo blu stellato, dopo un recupero che ne mette in luce ogni dettaglio del volto, del corpo e dei pochi colori superstiti. Una preziosa scritta latina dipinta sul legno ricorda la sofferenza di Cristo. Un po’ più evoluto, ricco di particolari realistici è il Gesù crocifisso di ambito marchigiano di Corridonia (MC), proveniente dall’antica chiesa di San Pietro della stessa località.
Dai Cristi dolorosi allo scoppio di colori delle tavole quattrocentesche come nella Sant’Anna che tiene in braccio la Madonna e il Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano del Museo Piersanti di Matelica. Bellissima, fornita di lunetta con Imago Pietatis, è opera di Lorenzo d’Alessandro, un pittore di San Severino Marche, vissuto dal 1445 circa al 1501. A riferirgliela furono Crowe e Cavalcaselle nel 1866. Movimento, colore, espressione dei volti, pieghe degli abiti, sembrano raccontare che col Rinascimento è nata la vita dopo la morte.

Arguzia nei gesti
Preziosi, aulici, delicati sono tre dittici ancora inquadrati nell’originaria cornice con Santi, parti di un polittico, firmato e datato 1462, opera dei veneti Antonio e Bartolomeo Vivarini (non sono ancora chiari gli interventi reciproci), per l’altare della chiesa gotica di San Pietro a Monte dell’Olmo (attuale Corridonia), oggi nella Pinacoteca parrocchiale della città. Un polittico dalla lunga storia, idealmente ricostruito. Di capolavoro in capolavoro si arriva al secondo trittico di Valle Castellana di Carlo Crivelli (Venezia, 1430 circa-Ascoli Piceno? 1494-1495) un pittore noto, che, dopo aver soggiornato a Fermo, dove era giunto nel 1468 da Zara, si era trasferito nel territorio di Ascoli, dove aveva dipinto due trittici per poi dedicarsi dal 1473 al grandioso polittico della cattedrale.
Questo secondo trittico con Madonna con il Bambino in trono tra i santi Sebastiano e Antonio Abate, databile nella seconda metà del ‘400, firmato, è stato ripulito da vernici ingiallite e risarcito nelle lacune pittoriche. Ha quindi ritrovato il suo volto, i preziosi smalti, la foglia d’oro e d’argento, i velluti dipinti. Non solo, ma anche una certa arguzia nei gesti e nelle fisionomie, del Bambino ad esempio e di san Sebastiano, vestito come un damerino, secondo la moda del tempo e con un profilo caratteristico, certamente un ritratto.

Arte recuperata
Accanto a ignoti intagliatori, capaci di forgiare cornici dorate, che incastonano figure di Cristi e Santi, emergono altri pittori che presentano Madonne delicate e pensose, sempre molto eleganti, ricoperte da manti di seta, con in grembo Bambini che si succhiano il dito, come nella realtà. Un esempio? La Madonna con il Bambino, parte di un trittico in origine nella chiesa di Santa Lucia a Montefortino (FM), oggi nella Pinacoteca della città.
Di grande finezza è opera di Pietro Alamanno, un pittore austriaco (doc. dal 1475 al 1498), giunto nel Piceno nel 1481, dove è affascinato da Carlo Crivelli. Dipinto tra ‘400 e ‘500, il trittico di un’eleganza quasi tardogotica, ma ricco di elementi realistici, è espressivo con quel Bambino assonnato e la santa Lucia imbronciata. Ogni dettaglio rivela la genialità di questo pittore presente con altre opere. Dipinti che, insieme a sculture lignee, reliquari, pale d’altare, parlano di un vero e proprio Rinascimento delle Marche, allora e soprattutto oggi, con una grande e originale arte recuperata e da conoscere.
Rinascimento Marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma lungo i cammini della fede
A cura di Stefano Papetti, Pierluigi Moriconi
11 aprile-15 giugno 2025
Ancona, Mole Vanvitelliana
Catalogo Capponi Editore