
Vignetta o caricatura? Narrazione visiva o carica a pallettoni? Questo è il problema, per affrontare le immagini di due Presidenti.
Se ne parla con inquietudine dalla conquista del potere di Donald Trump, poco tempo fa; e addirittura per la seconda volta; ma pur sempre – va detto – per via democratica. Meno democratica invece l’ormai pluridecennale investitura a vita di Vladimir Putin. In tutti questi anni i rapidi vignettisti di cronaca hanno viaggiato in parallelo con gli opinionisti su carta e online. Mentre il percorso dei caricaturisti è stato più lento e avveduto, alla maniera degli Espressionisti Tedeschi fra le due guerre, e oggi hanno la fortuna di avvalersi anche dell’Arte Digitale. I vignettisti sono un po’ dei replicanti. Il loro Trump sta venendo a noia col suo ciuffo e lo sguardo sprezzante di chi ha la certezza di essere il padrone del mondo.
Onore delle armi, però, ad Ann Telnaes, magistrale signora della vignetta statunitense, nata a Stoccolma nel 1960. È stata più volte premiata per i suoi disegni sino a ottenere il Premio Pulitzer nel 2001. I suoi lavori su tematiche sociali di immediata riconoscibilità sono animazioni, deformazioni, schizzi di personaggi contemporanei presi dal vivo. Ha lavorato per anni al Washington Post. Ma ha salutato tutti il 3 gennaio del 2025 con clamorose dimissioni, perché offesa dal divieto di pubblicare una gustosa – anche se piuttosto pesante – rappresentazione degli amici e sponsor di Trump. E tra loro, appunto, c’è anche Jeff Bezos, padre e padrone del giornale.
In questo momento di crisi e di minacciose prospettive per tutto il mondo, spiccano dunque Trump Secondo e Putin Perenne. Per loro è la caricatura a reggere meglio della vignetta in quanto, deformando i tratti del volto e le posture, rivela la natura plebea e la volgarità di un affarista arricchito, e la furia omicida di un dittatore a vita.
Se da una parte vedo in George Grosz il padre della caricatura moderna, era il ferocissimo illustratore della borghesia tedesca che avrebbe aperto le porte a Hitler, dall’altra trovo una curiosa coincidenza fra gli svalvolati deliri di onnipotenza dei nostri due Presidenti e l’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht. Il testo teatrale descrive la malavita londinese fra le due Guerre; sono messi in scena delinquenti, ruffiani, prostitute, e a capo di tutti Mackie Messer, accoltellatore d’eccellenza. Non siamo poi così lontani dagli psicotici comportamenti di due figure al potere, che puntano ad annettersi, uno l’Ucraina e poi chissà; l’altro il Canada, Panama, la Groenlandia, e la striscia di Gaza per farne un Villaggio Vacanze.
Qualche giorno fa il Corriere della Sera ha offerto ai suoi lettori un libriccino dedicato a Elon Musk. Il bravo giornalista Massimo Gaggi ci ha trasmesso un’interessante profezia del nostro miliardario in missione per Trump: molto presto la Terra sarà del tutto invivibile; è quindi necessario organizzare per tempo un Esodo su Marte per chi potrà sostenere i costi delle necessarie strutture e infrastrutture della Nuova Terra Promessa Marziana, e ovviamente del Viaggio, con partenza dalla Stazione Luna. I poveri rimarranno sulla vecchia e decrepita Terra. Sarà un’occasione imperdibile per i migliori vignettisti e caricaturisti ancora viventi.













