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“Fa che sia un racconto”: gli scatti di Lorenzo Tugnoli

Khodor, Libano, 9/10/2024: Una famiglia partecipa al funerale delle cinque vittime di un attacco aereo israeliano che ha colpito la cittadina di Khodor in Libano. Di prassi, lÕesercito Israeliano manda ordini di evacuazione sui social media che sono seguiti a breve giro da pesanti bombardamenti causando numerose vittime civili. (Crediti: Lorenzo Tugnoli)
Khodor, Libano, 9/10/2024: Una famiglia partecipa al funerale delle cinque vittime di un attacco aereo israeliano che ha colpito la cittadina di Khodor in Libano. Di prassi, lÕesercito Israeliano manda ordini di evacuazione sui social media che sono seguiti a breve giro da pesanti bombardamenti causando numerose vittime civili. Crediti: Lorenzo Tugnoli
Se dovessi morire fa che sia un racconto. Queste sono le parole con cui si chiude una poesia del poeta palestinese Refaat Alareer, ucciso a Gaza in un raid israeliano nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2023. Parole che oggi suonano come un monito a ricordare, a non dimenticare. Come un invito, cioè, alla responsabilità collettiva di una “vera” e reale narrazione. Quella narrazione – intensa, corale e necessaria – che dal 24 aprile al 2 maggio a Bagnacavallo, tra le mura cariche di storia dell’Ex Convento di San Francesco, prende vita grazie alla mostra fotografica di Lorenzo Tugnoli – unico fotoreporter italiano ad aver vinto il Premio Pulitzer – che, in 40 scatti di grande formato, immortala l’ultima escalation militare tra Israele, Palestina e Libano.

Le immagini, realizzate a partire dall’ottobre del 2023, si articolano in un percorso ad episodi, ciascuno dedicato a un tema “chiave” – come la documentazione, la testimonianza e l’evidenza. Ma al centro, resta l’idea di Sumud, parola araba che indica una forma di resistenza silenziosa, quotidiana e profondamente radicata.

Jenin, Territori Palestinesi, 29/11/2023: Civili camminano nel quartiere di a-Damaj nel campo profughi di Jenin, pesantemente danneggiato dagli attacchi israeliani. Crediti: Lorenzo Tugnoli

Una mostra che, a cura di Francesca Recchia, non si pone l’obiettivo di dare risposte, ma di sollevare domande, offrendo una narrazione stratificata – integrata anche dall’elaborazione visiva di dati e statistiche –  sulle difficoltà, le manipolazioni e i silenzi che hanno caratterizzato (e purtroppo caratterizzano ancora) l’atteggiamento dei media e del pubblico attorno al conflitto arabo-israeliano  – iniziato proprio ad ottobre 2023.

Perché, come dice la curatrice, “se da una parte siamo testimoni – a volte passivi, complici o indignati – di una brutalità senza precedenti, dall’altra assistiamo al rischio di assuefazione di una presa di coscienza delle numerose omissioni da parte dei mezzi di comunicazione di massa”. 

Qaryut, Territori Palestinesi, 5/4/2024: Un giovane colono nuota nella vasca di una sorgente d’acqua recentemente sottratta al villaggio palestinese di Qaryut. Crediti: Lorenzo Tugnoli

Degli aspetti che – come i giri di parole per indicare termini precisi o censure per velare orrori – non fanno altro che mettere in discussione “le radici stesse del diritto fondamentale di conoscere i fatti”. Quei fatti di fronte ai quali talvolta ci si sente forse anche un po’ colpevoli per non aver riservato loro una giusta attenzione.

Perché la mostra di Tugnoli è questo in fondo: un atto di resistenza culturale. Un’esortazione a non voltarsi più dall’altra parte per fermarsi. Fermarsi, anche solo per un attimo, a riflettere su ciò che è realmente stato e ciò che potrà ancora essere.

Jenin, Territori Palestinesi, 22/10/2023: Dopo un attacco aereo, i residenti del campo cercano superstiti tra le macerie della moschea Al-Ansar nel campo profughi di Jenin. L’esercito israeliano ha colpito la moschea, uccidendo due palestinesi e ferendone tre. Crediti: Lorenzo Tugnoli

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