
In una scena che sembra galleggiare nel buio, una donna dalla pelle chiarissima si abbandona all’indietro. Gli occhi quasi chiusi, il capo reclinato e una singola lacrima scivola lungo il viso. Il braccio poggia su un teschio che emerge appena dall’ombra. Intorno, la luce accarezza le pieghe delle vesti bianche e rosse, le mani, le orecchie: è il chiaroscuro, inconfondibile firma di Caravaggio.
Si tratta della Maria Maddalena in estasi, una tela che negli ultimi anni ha riacceso l’attenzione del mondo dell’arte. Attribuita di recente a Michelangelo Merisi, il capolavoro è arrivato in India grazie a una collaborazione tra il Centro Culturale dell’Ambasciata d’Italia e il Kiran Nadar Museum of Art (KNMA). “Per la prima volta un’opera di Caravaggio viene esposta nel Paese”, come ha sottolineato l’ambasciatore italiano Antonio Bartoli.
Per secoli conosciuta solo attraverso repliche, la Maddalena ha preso corpo nel 2014, quando la storica dell’arte Mina Gregori ne ha autenticato una versione ora visibile a Delhi. Una seconda versione, la cosiddetta Klein Magdalena, ha riacceso il dibattito tra studiosi nel 2018, durante un’esposizione parigina.

Caravaggio conobbe Roma in anni di tensioni sociali e religiose, eventi che sembrano riverberare nei suoi dipinti: dolore, inquietudine, visioni. Rimasto orfano in giovane età, si trasferì nella capitale dove il suo talento – crudo, intensamente realistico – fu subito notato da mecenati e collezionisti. Ma alla fama non seguì mai la pace. Fuggiasco dopo un omicidio nel 1606, si ritiene che dipinse proprio allora la Maddalena in estasi.
La figura di Maria Maddalena ha attraversato i secoli sospesa tra storia, religione e leggenda. Compagna di Gesù nei Vangeli, ma anche “icona pop” reinterpretata dal cinema e dalla letteratura – dal Codice Da Vinci fino a The Saints di Scorsese – la sua identità resta sfuggente.
Nel dipinto di Caravaggio, però, non c’è scandalo né retorica. Solo un momento colto in punta di pennello, tra dolore e rapimento spirituale. Una scena che resta aperta, come una domanda silenziosa rivolta a chi guarda.












