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Tra classicità e provocazione. Robert Mapplethorpe alla Galleria Franco Noero

Poppy, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino Poppy, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Poppy, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Poppy, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Per la quinta personale dedicata al lavoro di Robert Mapplethorpe, la Galleria Noero sceglie cento immagini inedite, tra ritratti, nudi e nature morte

Fino al prossimo 11 maggio la Galleria Franco Noero di Torino ospita una mostra personale di Robert Mapplethorpe. L’esposizione è organizzata in collaborazione con The Robert Mapplethorpe Foundation di New York e si ricollega, in qualche modo, con l’imponente retrospettiva dedicata al lavoro del fotografo statunitense attualmente in corso a Venezia presso Le Stanze della Fotografia, per la curatela di Denis Curti. Questa è la quinta volta che, nel corso degli anni, la Galleria Noero dedica una mostra personale al lavoro di Mapplethorpe, ma il centinaio di immagini di cui consta questa mostra non era mai stato esposto in precedenza a Torino. Si tratta quindi di scatti inediti per il pubblico torinese.

Le immagini sono bellissime, classicamente riconoscibili come opere di Mapplethorpe per forme, armonie, soggetti, uso della luce e del bianco e nero, con la sua scala precisa di grigi ora più caldi e ora più freddi. I soggetti sono spesso, ma non sempre, riconoscibili dal pubblico, da Patti Smith a Laurie Anderson, passando per molti altri personaggi famosi del mondo della musica e della moda. Sono personaggi che facevano parte del mondo personale di Mapplethorpe, e che lui seppe restituire in ritratti unici, dove la personalità di ciascun soggetto è insieme esaltata e portata ad accordarsi con una visione del mondo e delle cose che contraddistingue in maniera distintiva lo stile del fotografo.

Jack Walls, 1983  © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Jack Walls, 1983  © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Armonie e dissonanze

Se la prima sala della galleria ospita soprattutto lavori scattati in studio e risalenti agli anni Ottanta, il restante percorso espositivo fa un piccolo passo indietro e si muove nel periodo immediatamente precedente, a cavallo tra i due decenni ’70 e ’80. Particolare attenzione è data all’allestimento delle immagini, spesso raggruppate in piccoli gruppi di due o tre, avvicinate tra loro in sede espositiva per scelta della galleria, quasi a voler ritracciare armonie e dissonanze tra forme e soggetti ritratti. C’è un’unica fotografia a colori, di grandi dimensioni, che rappresenta un fiore colto forse appena un attimo prima di appassire.

Il risultato dell’intero percorso è una sorta di piccolo compendio del lavoro complessivo di uno dei maggiori esponenti della fotografia artistica contemporanea. Le immagini ripercorrono alcuni degli stilemi tipici di Mapplethorpe: i corpi nudi, ripresi in dettagli precisi e spesso in pose plastiche e marmoree, perdono la loro connotazione erotica per farsi forme capaci di evocare quelle della scultura e dell’arte classica, in un gioco di bianchi, neri e grigi, linee, pesi e misure studiatissimo e sempre molto attento ad ogni più piccolo dettaglio.

 

Calla, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Calla, 1988 © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino

Così come i soggetti umani, anche gli oggetti e i soggetti naturalistici sono resi in un gioco armonico con lo spazio che li ospita, con una resa drammatica palpabile, e tuttavia sempre esplicitamente alla ricerca di una sorta di eufonia con il tutto, secondo una cura estetica di perfezione formale che diventa cifra di uno stile unico e immediatamente identificabile.

Momento perfetto

Forse, ciò che più caratterizza il lavoro di Mapplethorpe, e che è efficacemente messo in risalto dai lavori selezionati per questa mostra, è però il concetto di tempo e il modo in cui questo si esprime nelle immagini. Il tempo di Mapplethorpe è quello del “momento perfetto”, come recitava il titolo della prima mostra di sue opere dopo la sua morte (nel 1990 a Cincinnati, Ohio, e che valse un’accusa di scandalo al gallerista…).

 

Patti Smith, 1978  © Robert Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Patti Smith, 1978  © Robert Mapplethorpe Foundation, used by permission, courtesy Galleria Franco Noero, Torino

È la ricerca del kairòs, del momento opportuno, come volevano gli antichi greci, in cui tutto torna e si tiene insieme, ogni contrasto si ricompone, in un perfetto bilanciamento visivo ed estetico. Questo anche, e forse soprattutto – e qui sta il genio di Mapplethorpe – a fronte di soggetti e temi potenzialmente divisivi e (almeno per l’epoca in cui Mapplethorpe era in vita) “scandalosi” come rock, politica e sesso.

Eppure ciò che per prima cosa arriva, nelle immagini scattate da Mapplethorpe, è la classicità della composizione e delle forme, a cui tutto viene riportato con effetti esteticamente rilevanti e insieme fortemente provocatori. La mostra presso la Galleria Franco Noero si completa, poi, con una seconda esposizione, di più piccole dimensioni, presso NH Collection, sempre a Torino, come già accaduto la scorsa estate per l’esposizione di Mark Handforth.

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