Print Friendly and PDF

Biennale di Gwangju 2026: Ho Tzu Nyen sarà il direttore artistico

Ho Tzu Nyen , 2024. Credits: Stefan Khoo/a+ Singapore.
Ho Tzu Nyen , 2024. Credits: Stefan Khoo/a+ Singapore.
Sarà Ho Tzu Nyen, artista visivo e curatore di Singapore, a guidare la 16ª edizione della Biennale di Gwangju, in programma per settembre 2026. La notizia è stata annunciata ufficialmente dalla Fondazione della Biennale, puntando su una figura chiave della scena artistica contemporanea asiatica, nota per la sua capacità di unire pensiero critico e visione estetica.

Autore di opere che riflettono sulle identità, le mitologie e i fantasmi della modernità asiatica, Ho Tzu Nyen è stato scelto per la sua proposta curatoriale “visionaria e trasformativa”, capace di rispondere con arte e pensiero alle sfide del presente globale: crisi climatica, pandemia, derive democratiche. Un progetto ambizioso, che promette di fare della Biennale di Gwangju non solo un evento espositivo, ma un laboratorio di solidarietà artistica collettiva.

Non è la prima volta che Ho incrocia il destino della Biennale coreana: ha partecipato come artista alle edizioni del 2018 e del 2021, lasciando un segno profondo. Ora torna a Gwangju da protagonista, con la responsabilità di dare una nuova direzione a una delle manifestazioni d’arte contemporanea più influenti dell’Asia.

“Tornare a Gwangju come Direttore Artistico è un sogno che si realizza”, ha dichiarato Ho. “Questa edizione sarà un viaggio condiviso, fatto di idee, energie e pratiche che hanno animato il mio percorso negli ultimi vent’anni. Più che offrire un messaggio unico, vogliamo costruire insieme nuove visioni di cambiamento”.

Artista multimediale, filmmaker, intellettuale e curatore, Ho Tzu Nyen ha esposto in istituzioni internazionali come il Museum of Contemporary Art Tokyo, il Singapore Art Museum e il Mudam in Lussemburgo. I suoi film sono stati selezionati dai principali festival mondiali, da Venezia a Berlino, passando per Cannes. E come curatore ha già firmato la settima Biennale d’Arte Asiatica a Taiwan, esplorando le marginalità e le geografie fluide dell’Estremo Oriente.

Sotto la sua guida, la Biennale di Gwangju si prepara a diventare uno specchio – e una scintilla – delle trasformazioni artistiche e sociali in atto nel mondo. Una piattaforma di possibilità, in una città che ha fatto della memoria e della resistenza la propria bandiera.

Commenta con Facebook