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Biennale Arte Paiz: gli artisti de “L’Albero del mondo”

Eugenio Viola
Eugenio Viola
Si aprirà il prossimo 6 novembre (fino al 15 febbraio 2026) in diverse sedi di Città del Guatemala e di Antigua, la 24ª Biennale d’Arte Paiz, a cura di Eugenio Viola, Direttore Artistico del Museo de Arte Moderno di Bogotá (MAMBO): ecco l’elenco degli artisti, da Maria José Arjona, a ORLAN, da Gian Maria Tosatti a Antonio Pichillá, per affrontare tematiche sociali, politiche, ambientali e culturali, con una particolare attenzione ai legami tra le diverse realtà globali e alle sfide più urgenti del presente

“L’Albero del Mondo” simboleggia le nostre storie, sfide e aspirazioni attraverso il suo tronco, i suoi rami e le sue foglie. Le sue radici, ispirate al concetto di rizoma di Deleuze e Guattari, si diffondono in molteplici direzioni, riflettendo una società contemporanea dinamica, decentralizzata e non gerarchica, paragonabile a una rete che collega nodi di informazioni in interazione costante. Concordo con Mark C. Taylor nell’affermare che la complessità definisce il nostro tempo. La digitalizzazione, l’ibridazione culturale e il rapido ritmo dei cambiamenti politici, sociali ed economici si intrecciano in una rete interconnessa”, ha dichiarato Eugenio Viola, che ricorda anche come la Biennale rappresenti un passo importante nel rafforzare il ruolo della Fundación Paiz come leader culturale nell’area del Mesoamerica e a livello internazionale, non solo per essere la sesta Biennale più antica del mondo, che si svolge dal 1978 senza interruzioni, promuovendo dialoghi critici e connessioni culturali profonde, ma supportando anche la cultura nel tessuto sociale guatemalteco.

“In risposta a questa complessità, “L’Albero del Mondo” riunisce artisti di tutti i continenti, con esperienze diverse, che affrontano audacemente le ferite e le contraddizioni del presente. Molti di loro sono “compagni di viaggio”, parte essenziale del mio percorso umano e professionale, con i quali ho collaborato nel corso della mia carriera. Questa selezione rappresenta la mia visione curatoriale, dove ogni mostra è un saggio visivo che fa parte di un discorso più ampio e in continua evoluzione, una narrazione costruita nel tempo”, afferma Viola.

Gli artisti della 24.ma Bienal de Arte Paiz

Maria José Arjona, Kader Attia, Seba Calfuqueo, Tania Candiani, Ali Cherri, Adji Dieye, Elyla, Ana Gallardo, Ximena Garrido-Lecca, Igor Grubić, Dor Guez, D Harding, Voluspa Jarpa, Alevtina Kakhidze, Kite, Luz Lizarazo, Carlos Martiel, Tuan Andrew Nguyen, Chelsea Odufu, ORLAN, Christian Salablanca, Jaanus Samma, Mithu Sen, Hiraki Sawa, Jennifer Tee, Simón Vega,  Zhan Xu Zhang, oltre a Gian Maria Tosatti, sono gli artisti internazionali che prenderanno parte alla manifestazione, ma la Biennale includerà anche vari artisti guatemaltechi, di cui sei stati scelti tramite una call pubblica: Jeffry Càn, María Adela Díaz, Jorge de León, Verónica Riedel, Balam Soto, Martín Wannam, mentre Regina José Galindo, Antonio Pichillá ed Erick Boror, che ha firmato anche l’identità visiva della manifestazione, sono stati invitati direttamente dal curatore. Una modalità, quest’ultima, che farebbe bene anche un’altra Biennale a caso, quella di Venezia, da tempo platea per gli artisti di tutto il mondo tranne che dell’Italia, salvo alcune rarissime eccezioni.

Identità visiva della 24.ma Biennale Arte Paiz, The World Three, firmata dall’artista Erick Boror

Il Dialogo con l’Arte Pre-ispanica

La 24ª Biennale presenterà anche una selezione di circa 30 opere di arte maya pre-ispanica, in collaborazione con la Ruta Maya Foundation. I pezzi, che risalgono ai periodi Classico e Tardo Classico della civiltà maya, saranno esposti in un dialogo dinamico con le opere contemporanee, creando una collisione temporale che celebra la natura ciclica della cosmologia maya e arricchisce il concetto dell’Albero del Mondo.

L’Albero del Mondo

Ispirato dalla densità simbolica dell’Albero Sacro della Vita, elemento centrale in molte cosmogonie antiche, dalle mesoamericane alle baltiche, slave, finlandesi, iraniane, giudeo-cristiane e greco-romane, nella cosmogonia maya l’Albero del Mondo”, è noto anche come Ceiba o Yaxché, e rappresenta la struttura dell’universo e la connessione tra i diversi livelli dell’esistenza. È simbolo dell’axis mundi, cioè del centro del mondo, che riflette la stabilità e l’equilibrio del cosmo, oltre alla relazione intrinseca tra esseri umani e natura e simboleggia la capacità di rinnovarsi e rigenerarsi, qualità che si riflette nell’arte contemporanea, che offre nuove prospettive sul mondo che abitiamo.

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