
È allarme in Perù: il Ministero della Cultura ha annunciato un drastico ridimensionamento della Riserva Archeologica che protegge le celebri Linee di Nazca – misteriosi geoglifi tracciati nel deserto 2000 anni fa, visibili solo dal cielo e avvolti nel fascino dell’enigma.
La notizia è arrivata il 28 maggio con una risoluzione ufficiale: la riserva passerà da 5.500 a 3.000 km². Una riduzione di oltre il 40%, giustificata da esigenze economiche secondo quanto dichiarato da Moira Novoa Silva, viceministra della Cultura, in un’udienza pubblica tenutasi a Ica. Ma per molti esperti è una decisione gravissima.
“Il nostro compito è proteggere Nazca e allo stesso tempo promuovere lo sviluppo economico locale”, ha dichiarato Novoa Silva. “Serve una gestione armoniosa tra patrimonio e comunità”.
Ma la “gestione armoniosa”, denunciano in molti, rischia di trasformarsi in un lasciapassare per le attività minerarie che già operano, spesso in modo informale, nella regione. Gli archeologi temono che la riduzione dei confini della riserva sia un via libera mascherato per l’espansione dell’estrazione mineraria.
“Si stanno rimuovendo tutele proprio dove le miniere stanno avanzando”, avverte Mariano Castro, ex viceministro dell’Ambiente. “Il danno potrebbe essere irreparabile, anche perché non si è tenuto conto dell’effetto cumulativo di decine, forse centinaia di attività su aree archeologicamente sensibili”. Il governo sostiene che le zone escluse non abbiano particolare interesse storico. Ma studiosi e attivisti ribattono: sono proprio lì, in quelle sabbie aride, che si svolgevano alcuni dei rituali più antichi della civiltà Nazca.
“È un colpo alla protezione ambientale e culturale”, denuncia l’avvocato ambientalista César Ipenza. “Lo Stato dovrebbe tutelare i suoi impegni internazionali, non piegarsi agli interessi delle miniere informali. La normativa viene sistematicamente allentata per favorirle”.

Dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1994, le Linee di Nazca non sono solo un simbolo nazionale, ma un’eredità globale: oltre 800 linee, 300 figure geometriche e 70 disegni di animali e piante, tracciati rimuovendo le pietre scure del suolo per svelare la sabbia chiara sottostante. Una meraviglia visibile soltanto dall’alto, riscoperta per caso dai piloti negli anni ’30 e oggi minacciata da un’economia che avanza a colpi di ruspa.
Lo scorso anno, l’intelligenza artificiale ha permesso di individuare 303 nuovi geoglifi. Eppure, mentre la scienza compie nuovi passi nella scoperta di questo sito unico al mondo, la politica sembra fare marcia indietro sulla sua tutela. Il rischio è che, in nome dello sviluppo, si perda per sempre un pezzo irripetibile della storia dell’umanità.













