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Che sia il primo Caravaggio?

Michelangelo Merisi, detto ll Caravaggio, Fanciullo che sbuccia la frutta (dettaglio), 1592-1593. Courtesy of Gianni Papi.
Una scoperta che potrebbe riscrivere le prime pagine del catalogo caravaggesco. Lo storico dell’arte Gianni Papi, tra i massimi esperti del Seicento italiano, ha recentemente identificato quella che considera l’opera più antica oggi nota di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio: una versione inedita del Fanciullo che sbuccia la frutta, celebre soggetto realizzato dal pittore nei suoi primi anni romani.

A far propendere per l’autenticità è stata una dettagliata indagine tecnico-scientifica: l’analisi radiografica dell’opera ha infatti messo in luce la presenza di un’immagine sottostante, un dipinto precedente raffigurante un piccolo cane. Questo elemento – assieme a tracce di un paesaggio e a interventi strutturali sulla tela – suggerisce che l’artista abbia riutilizzato un supporto pittorico preesistente, come spesso accadeva in tempi di ristrettezze economiche.

Secondo Papi, l’opera potrebbe essere datata al 1592–1593, periodo in cui Caravaggio, appena giunto a Roma da Milano, cercava di emergere in un ambiente artistico competitivo, lavorando inizialmente nella bottega di Giuseppe Cesari. Il Fanciullo che sbuccia la frutta è da tempo considerato una delle sue prime composizioni note, ma la nuova versione, finora classificata come copia, potrebbe rappresentare il prototipo originale perduto.

Michelangelo Merisi, detto ll Caravaggio, Fanciullo che sbuccia la frutta (dettaglio), 1592-1593. Courtesy of Gianni Papi.

Nel dettaglio, l’analisi ha rivelato la sagoma di un cane con la bocca leggermente aperta, posizionata proprio tra le mani del ragazzo e il frutto che sta sbucciando. In alcune aree emergono inoltre tracce di paesaggio, elementi che avvalorano l’ipotesi di una tela riutilizzata. La conformazione dell’opera e la qualità pittorica delle parti meglio conservate hanno convinto Papi della paternità caravaggesca.

Una delle osservazioni più interessanti riguarda la trasformazione delle ombre. Secondo Papi, il muso del cane sarebbe stato progressivamente assorbito nella nuova composizione, trasformandosi nelle ombre proiettate dalla mano del ragazzo sulla camicia bianca. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe spiegare la presenza di quelle stesse zone d’ombra anche in altre versioni del dipinto, finora mai del tutto comprese.

“Si tratta di un elemento cruciale per l’attribuzione”, ha dichiarato Papi al quotidiano El País. “Offre una chiave per comprendere la genesi dell’opera, e documenta un momento in cui Caravaggio stava ancora cercando la propria strada, costretto a essere ingegnoso e parsimonioso”.

L’opera in questione era stata venduta all’asta presso la casa Horta di Bruxelles nel gennaio 2024, sotto il titolo Le jeune marchand de fruits, con attribuzione “da Caravaggio”. Stimata tra i 2.000 e i 3.000 euro, è stata aggiudicata per ben 135.000 euro, oltre quaranta volte la stima massima. Il collezionista che l’ha acquistata, rimasto anonimo, ha successivamente richiesto un parere specialistico, dando così avvio all’indagine di Gianni Papi.

Michelangelo Merisi, detto ll Caravaggio, Fanciullo che sbuccia la frutta, 1592-1593. Courtesy of Gianni Papi.

Ora, se l’attribuzione fosse confermata da ulteriori studi comparativi, il valore del dipinto potrebbe crescere in modo esponenziale. Basti pensare al caso dell’Ecce Homo, venduto nel 2023 a un collezionista britannico per 36 milioni di euro, dopo un’identificazione tardiva come opera autografa del Caravaggio. O alla vendita riservata, avvenuta nel 2014, di un controverso Giuditta e Oloferne rinvenuto in una soffitta francese, che avrebbe raggiunto la cifra record di 110 milioni di dollari.

Se confermata, questa scoperta rappresenterebbe un contributo rilevante agli studi caravaggeschi, offrendo nuove prospettive sulla formazione dell’artista e sulle sue prime esperienze romane. Il dipinto costituirebbe una preziosa testimonianza della fase iniziale di un genio destinato a rivoluzionare la pittura barocca, e al contempo, un raro esempio di come necessità materiali e creatività possano intrecciarsi nella nascita di un capolavoro.

 

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