
Cosa succede quando uno dei brand di giocattoli più iconici del mondo incontra l’avanguardia dell’intelligenza artificiale?
La risposta potrebbe presto arrivare dalla nuova, inaspettata partnership tra Mattel e OpenAI, annunciata ufficialmente la settimana scorsa. Obiettivo dichiarato: ridefinire il modo in cui i bambini – e forse anche gli adulti – interagiranno con i personaggi del mondo Mattel, da Barbie a Hot Wheels, passando per Polly Pocket, sfruttando le potenzialità dell’AI generativa.
Il colosso dei giocattoli e la tech company dietro ChatGPT lavoreranno insieme per creare prodotti ed esperienze digitali intelligenti, promuovendo innovazione, creatività e trasformazione aziendale, ma senza perdere di vista la sicurezza e la tutela della privacy – due pilastri dichiarati della collaborazione. “L’intelligenza artificiale ha il potenziale per espandere la nostra missione e reinventare nuove forme di gioco”, ha commentato Josh Silverman, Chief Franchise Officer di Mattel. Un’affermazione che sintetizza l’ambizione della casa californiana: integrare nei propri giocattoli capacità conversazionali e adattive, ispirate a ChatGPT, per offrire esperienze “giocose, sicure”.
Tuttavia, non mancano i precedenti ingombranti. Il caso della Hello Barbie del 2015, che prevedeva un’interazione vocale tra bambola e bambina grazie a un sistema cloud-based, sollevò forti critiche per le falle nella protezione dei dati e nella sicurezza delle conversazioni. All’epoca, esperti di cybersecurity dimostrarono la vulnerabilità del sistema, portando Mattel al ritiro anticipato del prodotto. Oggi, il contesto è cambiato: normative più severe, come il GDPR europeo o il COPPA statunitense, impongono standard più elevati a tutela dei minori.
Consapevole delle insidie del passato, Mattel ha dichiarato che i nuovi prodotti saranno rivolti esclusivamente a utenti sopra i 13 anni e che la privacy sarà integrata “fin dalla progettazione” – un approccio che richiama i principi del privacy by design. In parallelo, l’azienda adotterà ChatGPT Enterprise anche all’interno dei propri uffici, con l’obiettivo di migliorare la fase di ideazione creativa e ottimizzare i processi produttivi.
Dietro le quinte, un team dedicato con sede a El Segundo sta esplorando le possibilità di un’applicazione fisica o digitale dell’AI generativa. Non è escluso, quindi, che il risultato finale non sia una “bambola intelligente”, ma un’esperienza immersiva online o ibrida. Nel frattempo, Mattel affronta un periodo di ristrutturazione economica: dopo aver ritirato le previsioni annuali e annunciato aumenti di prezzo per contrastare i costi logistici e le tariffe USA, la partnership con OpenAI appare come una mossa strategica per rilanciare le vendite, sull’onda lunga del successo del film Barbie del 2023.
Con l’adozione dell’intelligenza artificiale, Mattel punta anche a ridefinire l’intrattenimento familiare: giochi che parlano, si adattano, forse imparano. Uno scenario futuribile che accende la curiosità, ma apre anche interrogativi complessi. Fin dove potrà spingersi l’AI nel gioco educativo? Quali saranno i confini tra assistenza, intrattenimento e influenze comportamentali? E come si bilancerà la promessa di innovazione con l’imperativo della tutela dei più piccoli?
Quel che è certo è che il primo prodotto nato dalla collaborazione sarà presentato entro la fine dell’anno. Potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’infanzia: tra nostalgia analogica e algoritmi generativi.
Ma la domanda, oggi come allora, resta aperta: siamo pronti per una Barbie che non solo parla, ma forse anche pensa?













