
In occasione dei centodieci anni dalla nascita dello scultore Gigi Guadagnucci e dei dieci dall’apertura del Museo a lui dedicato a Villa Rinchiostra di Massa, la città apuana gli dedica una grande mostra, “Gigi Guadagnucci e Gio’ Pomodoro. Conversazioni sulla natura”. A misurarsi con lui è un altro gigante della scultura, Gio’ Pomodoro
Nel parco e nell’interno della grandiosa Villa Rinchiostra, costruita a fine Seicento durante il governo del duca Carlo II Cybo Malaspina, nella pianura verso la marina, i due artisti si confrontano tra loro e con la natura. Perché entrambi, il massese Gigi Guadagnucci (1915-2013) e il pesarese, milanese di adozione, Gio’ Pomodoro (1930-2002), si ispiravano alla natura, alla luce, al cosmo. E amavano il marmo bianco delle Apuane, quel bianco già lavorato da Michelangelo, che si respira in ogni piega di quella terra, e ancora oggi è palestra di scultori di tutto il mondo.

Gli esiti erano e sono diversi: leggere, aeree, stilizzate, floreali, quasi liberty, le sculture di Guadagnucci. Imponenti, luccicanti, quasi sfere celesti, giunte dallo spazio, quelle di Pomodoro. Sensibili, cariche di emotività, quelle di Guadagnucci, astratte, geometriche, potenti, quelle di Pomodoro, artefice anche nel ferro e nel bronzo. E poi, per entrambi, c’è il Sole, grande dio sulla Terra, capace di far “ruotare”, “torcere” le figure come in Pomodoro. Due sperimentatori, in grado di piegare pietre e marmi a forme geniali. “Scolpire vuol dire, per me, aver acquisito tanta familiarità con le forme della natura, attraverso il disegno…“, diceva Guadagnucci, “ma lo scultore non deve imitare la natura, deve procedere, nella creazione, come la natura“.

Percorsi internazionali
Chi erano i due scultori. Guadagnacci, nato sulle colline massesi, segue la tradizione di famiglia nella lavorazione del marmo. Passa, quasi bambino, in varie botteghe, si dedica alla scultura funeraria, allora in voga. Scontratosi con il fascismo, nel 1936 ripara in Svizzera, poi in Francia, ricongiungendosi ai fratelli che hanno una marbrerie ad Annemasse in Savoia. Lavora e studia i grandi scultori del passato e del presente. Dopo esperienze di vita che lo portano in Algeria, entra nella Resistenza. Con la liberazione, torna a Massa dove tra il 1950 e il 1953 apre uno studio in via delle Carre. Qui comincia una grande carriera con lunghi soggiorni a Parigi, dove frequenta l’avanguardia, viaggia negli Stati Uniti e in Europa, partecipa a mostre internazionali.

Gio’ Pomodoro, nato a Orciano di Pesaro, più giovane di una quindicina d’anni, si trasferisce con la famiglia a Milano nel 1954. Comincia nel campo dell’oreficeria e partecipa nel 1956 alla Biennale di Venezia con degli argenti fusi su osso di seppia dedicati a Ezra Pound. Entra nel vivo dell’ambiente milanese della Galleria del Naviglio. A fine anni Cinquanta comincia a lavorare alle Superfici in Tensione vincendo il premio per la scultura alla prima Biennale per giovani artisti a Parigi nel 1959.

Da allora molte le mostre a Parigi, Milano, Venezia, Londra. Inizia la serie delle Folle, poi quella dei Radiali e dei Quadrati. Viaggia, per poi trasferirsi in Versilia, a Querceta, per lavorare pietre e marmi. Le tensioni si trasferiscono in torsioni e nascono nuove serie tematiche. Invitato a presentare le sue opere in ogni parte del mondo, Gio’ Pomodoro ha un grande successo. Nel 2002 riceve il premio alla carriera Contemporary Sculpture Award, l’unico italiano.

Dialogo col paesaggio
La mostra, organizzata dall’Assessorato alla Cultura di Massa e visibile sino al 21 agosto, rappresenta “l’avvio di un percorso artistico ambizioso”, dice il sindaco Francesco Persiani, “volto alla valorizzazione dell’arte contemporanea e alla rigenerazione degli spazi urbani” in un continuo dialogo col paesaggio circostante. Un rapporto nuovo, che mette in evidenza l’interesse di entrambi gli scultori per gli elementi della natura, pur nelle differenze di linguaggio. Lo rivelano diciotto sculture, giunte dalla collezione stessa del Museo, da raccolte pubbliche e private, cui si aggiungono cinque disegni di Pomodoro, tra cui un inedito “Senza titolo (Tensioni)”, realizzato nel 1963 con inchiostro di china su carta e prestato per l’occasione da un collezionista privato.

Opere che si articolano nei due piani della Villa e nel giardino settecentesco del parco con richiami simbolici tra le opere e il mondo naturale. Tra i capolavori di Guadagnucci spiccano Liana, Rondine, Etoile, mentre di Pomodoro è possibile ammirare Folla, Sole Caduto per Galileo Galilei, Tracce e altre celebri sculture.
Gigi Guadagnucci e Gio’ Pomodoro. Conversazioni sulla natura
A cura di Mirco Taddeucci e Bruto Pomodoro
Museo Gigi Guadagnucci
Villa Rinchiostra, Via dell’Acqua 175 Massa















