
Una mostra attesa, un tema poco rappresentato e una cancellazione che fa discutere. Il Centre Pompidou-Metz, sede distaccata dell’omonimo museo parigino, ha annullato un’importante esposizione sull’arte caraibica e della Guyana, sollevando un’ondata di critiche nel mondo culturale francese
Curata da Claire Tancons, figura guadalupense di spicco nel panorama curatoriale internazionale, la mostra intitolata “Van Lévé” (versione creola di “le vent se lève” – “il vento si alza”) era in programma per l’ottobre 2026. In cartellone, nomi di grande rilievo: da Gaëlle Choisne, vincitrice del Prix Marcel Duchamp 2024, a Pol Taburet, attualmente in mostra al Schinkel Pavillon di Berlino.
Secondo quanto riportato da Le Monde, la cancellazione sarebbe arrivata dopo uno scambio teso di email tra Tancons e la direttrice del museo, Chiara Parisi. “Una difficile situazione di bilancio ci costringe a una drastica riorganizzazione del programma espositivo” avrebbe scritto Parisi.
Tancons, però, ha contestato apertamente questa motivazione, definendola “incredibile”, soprattutto alla luce del sostegno finanziario già assicurato da partner internazionali, tra cui la Ford Foundation, che aveva stanziato 500.000 dollari per il progetto.
La vicenda ha rapidamente superato i confini del museo, diventando un caso nazionale. Molti artisti e curatori si sono schierati a fianco di Tancons, sollevando dubbi sul reale motivo della cancellazione. In una dichiarazione pubblicata da Le Monde, si legge: “Una curatrice originaria della Guadalupa sarà sempre considerata troppo ambiziosa, anche se ha una reputazione consolidata e riesce a garantire metà del budget della mostra attraverso la sponsorizzazione. Noi condividiamo la sua ambizione e le offriamo il nostro totale sostegno”.
Tra i firmatari figurano Zineb Sedira, rappresentante della Francia alla Biennale di Venezia 2022, e Tabita Rézaire, una delle artiste coinvolte in Van Lévé.
Il caso esplode in un momento delicato per il Centre Pompidou: la sede di Parigi si prepara infatti a chiudere per cinque anni di ristrutturazione, spingendo parte della programmazione verso le sedi distaccate. Ma proprio mentre si cerca di decentralizzare e diversificare, una mostra che avrebbe portato nuova linfa e prospettive viene cancellata, lasciando dietro di sé più domande che risposte.













