
Dopo 49 anni il Royal Ballet è tornato a Genova, sabato 12 e domenica 13 luglio, in occasione del Nervi International Ballet Festival 2025, con un programma interamente dedicato a Frederick Ashton, che nel 1963 subentrò come regista e coreografo residente a Ninette de Valois quando lei si ritirò, rimanendo in carica per i successivi sette anni.
Il Royal Ballet, fondato nel 1931 da Dame Ninette de Valois, è stata una delle compagnie di danza più importanti del XX secolo, e continua ad affermare la sua importanza tutt’ora per i suoi valori artistici e creativi. Mario Porcile lo invitò al Festival Internazionale del Balletto di Nervi per ben tre volte, la prima il luglio del 1962, la seconda il giugno del 1968 e l’ultima il luglio del 1976. Le prime due volte il palco dei Parchi vide la presenza della leggendaria coppia Nureyev – Fonteyn e l’ultima volta invece fu presentato dalla compagnia inglese un brano memorabile Il figliol prodigo con le musiche di Sergei Prokofiev su un libretto di Boris Kochno, con coreografie di Balanchine.
Dopo 49 anni il Royal Ballet è tornato a Genova, sabato 12 e domenica 13 luglio, in occasione del Nervi International Ballet Festival 2025, con un programma interamente dedicato a Frederick Ashton, che nel 1963 subentrò come regista e coreografo residente a Ninette de Valois quando lei si ritirò, rimanendo in carica per i successivi sette anni. Quello che oggi si chiama “lo stile inglese” è stato incarnato dalla musa di Ashton, Margot Fonteyn, interprete di molte delle sue crazioni più belle come Marguerite and Armand, brano riproposto all’appuntamento genovese da Marianela Núñez la prima sera e Alina Cojocaru la seconda. Due nomi che ci fanno comprendere la preziosità delle serate proposte dal direttore della nuova edizione del festival Jacopo Bellussi.

Con un cast stellare è stato così celebrata l’eredità artistica di un coreografo che ha plasmato l’identità stessa della compagnia. Il titolo dello spettacolo, A Celebration of the works of Frederick Ashton, riflette infatti l’intento delle serate: riportare in scena alcune delle creazioni più emblematiche del coreografo britannico in un percorso tra lirismo, ironia, grazia e virtuosismo. Ottimi tutti i ballerini volati da Londra a Genova per l’occasione il cui programma era composto da sei diversi pezzi: il Pas de Quatre dal Lago dei cigni, concepito da Ashton nel 1963 come variazione coreografica autonoma, il passo a due di The Dream – Oberon and Titania’s Reconciliation pas de deux, arguta e tenera rivisitazione del Sogno shakespeariano (1964) con musica di Felix Mendelssohn, il brano Façade – Tango Pasodoble (1931) e il duo Voices of Spring (1977), creato sulle melodie di Johann Strauss II per un’edizione dell’operetta Die Fledermaus e poi diventato pezzo autonomo.
Ma i pezzi forti, quelli più attesi, erano senz’altro Marguerite and Armand (1963), creato come già detto, per Fonteyn e Nureyev su musiche di Franz Liszt. Un brano la cui ispirazione ad Ashton venne una sera quando immerso nella vasca da bagno, sentì la “Sonata in si minore” di Liszt e come spesso accade con le illuminazioni inaspettate, il balletto prese magicamente forma nella sua mente. Il fatto poi che Marie Duplessis, avesse avuto una relazione non solo con Alexandre Dumas, ma anche con lo stesso Franz Liszt rese Ashton ancora più sicuro della sua scelta musicale. Il balletto può essere considerato essenzialmente come un lungo passo a due, più volte interrotto, in cui danza e gesto sono intrinsecamente legati. Peter Brook, commentando il balletto, si soffermò su questa particolare qualità dei due protagonisti di allora: “In questo balletto Nureyev e Fonteyn interpretano da attori: attori straordinari che portano in ogni momento e in ogni movimento quella qualità di profondità che fa sembrare improvvisamente umana e semplice la più artificiale delle forme”. Ma se Marianela Núñez si è dimostrata ineccepibile come sempre nel ruolo, il suo partner Jakob Feyferlik ci è sembrato meno coinvolto predilegendo l’atleticità all’espressività, il che ha tolto qualcosa al noto brano ispirato alla Traviata di Verdi e alla Signora delle camelie di Dumas figlio.
Il pezzo che ha entusiasmato di più il pubblico è senza dubbio stato Rhapsody (1980) creato per Michail Baryshnikov e Lesley Collier sulla virtuosistica Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninov, una delle ultime opere di Ashton che alla tecnica classica abbina uno sguardo al futuro con una contemporaneità di movimenti e atteggiamenti che fanno presagire il cambiamento che stava avvenendo anche nella danza classica. Ottima la coppia di solisti formata da Mayara Magri e Luca Acri , ma non da meno le otto coppie di artisti del Royal che con loro in un’esecuzione difficile per la rapidità richiesta sono stati una festa per gli occhi e per l’anima, con salti esplosivi, giri, ecc.















