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L’osservatorio del presente. Acqua alta a Roma

Giorgio Andreotta Calò, Litografia Bulla 2025, ph. Luis do Rosario
Giorgio Andreotta Calò, Litografia Bulla 2025, ph. Luis do Rosario
Prima della pausa estiva, l’ultima puntata de “L’osservatorio del presente” ci porta a scoprire il lavoro di Giorgio Andreotta Calò, che ha trasformato Litografia Bulla, a Roma, in un’esperienza immersiva dedicata alla laguna veneta

La grande vetrata affacciata su via del Vantaggio, a pochi passi da piazza del Popolo, è uno schermo verde opaco, simile alla superficie dei canali di Venezia durante l’acqua alta. Accanto alla vetrina della Litografia Bulla bisogna suonare per entrare in uno dei luoghi artigianali più antichi di Roma: una stamperia d’arte aperta nel 1818…

L’ultimo artista invitato a realizzare un’edizione da Flaminia e Beatrice Bulla è Giorgio Andreotta Calò (1979), che ha trasformato l’occasione in un’esperienza immersiva dedicata alla laguna veneta, protagonista di molte installazioni dell’artista, come Senza titolo (La fine del mondo), esposta al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2017, per la cura di Cecilia Alemani.
“Tra la terra e il mare, Andreotta Calò – scrive Maria Vittoria Pinotti – ci spinge a calarci in un ambiente in cui la luce verde e cristallina riverbera, è un luogo soglia, anche se ha porte di vetro è come se non le avesse e se mai le possedesse, rimangono aperte ad assorbirci nel loro silenzio. Esiste un leggero chiasso diffuso di sottofondo, arriva dalla scultura che si confessa, sfinite informazioni e formazioni si aprono al vento marino, il vivo rumore dell’acqua ne fissa le forme, si assiste a un discorso tra l’opera, lo scultore e l’acqua”.

Giorgio Andreotta Calò, Litografia Bulla 2025, ph. Luis do Rosario

Così, una volta varcata la soglia della bottega, ci accolgono le incisioni con le forme delle briccole tagliate in due, che Giorgio chiama Clessidre. Qui l’inchiostratura rivela le venature del legno, accentuate dalla tensione tra le due facce di un’unica forma, creata dall’uomo ma modificata dall’acqua e nobilitata dall’artista, che ha scritto per l’occasione una breve poesia, Verde, quasi un’introduzione simbolica all’ultimo lavoro: le due matrici lignee collocate sul piano interno della vetrina.

In questo spazio carico di storia e tradizione, Andreotta Calò ha ricreato in piccolo l’atmosfera dell’installazione Prima che sia notte, con la quale vinse il premio MAXXI nel 2012: un dispositivo di percezione come le camere ottiche utilizzate dai pittori nel Seicento.
“Non possiamo non guardare il lavoro delle Clessidre – dicono le sorelle Bulla – per quello che per noi rappresenta e che sentiamo appunto familiare: un lavoro che tiene insieme passato e presente, radicato ma in movimento”.

Giorgio Andreotta Calò, Litografia Bulla 2025, ph. Luis do Rosario

Il lavoro di Andreotta Calò è l’ultima tappa di un ciclo di interventi di artisti delle ultime generazioni nella Litografia, che ha visto susseguirsi mostre di artisti come Guglielmo Maggini, Delfina Scarpa, Gianni Politi, Alessandro Piangiamore, Canemorto, Marco Eusepi e Louis Fratino. Un modo di rinnovare il rapporto pluridecennale tenuto fin dagli anni Sessanta da Romolo e Rosalba (il padre e la zia di Flaminia e Beatrice) con artisti come Enzo Cucchi, Carla Accardi, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, Domenico Bianchi, Gianni Dessì e molti altri.

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