
Il 27 luglio, a Londra, Apollo Art Auctions ha venduto un raro contenitore cosmetico egizio a forma di cavalletta per 340 mila dollari. Le incertezze sulla sua provenienza hanno però sollevato forti critiche.
Alcuni egittologi ritengono infatti che il manufatto provenga dalla celebre tomba di Tutankhamon e chiedono che venga restituito dunque all’Egitto. Altri pensano addirittura possa trattarsi di un falso. Eppure per la casa d’asta, che lo valutava fino a 670 mila euro, l’oggetto era regolarmente vendibile.
La cavalletta, lunga circa nove centimetri, è realizzata in legno e avorio. In ottimo stato di conservazione, presenta ali decorate pieghevoli. Risalente al 1350 a.C. circa, sarebbe emersa dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922. Sarebbe stato lo stesso archeologo Howard Carter, che guidò gli scavi, ad averla sottratta in segreto, secondo ipotesi avanzate già nel 1978 dall’ex direttore del Met di New York, Thomas Hoving.
Sebbene la camera funeraria del giovane faraone fosse rimasta sigillata per oltre 3.000 anni e i suoi oltre 5.000 reperti siano oggi patrimonio egiziano, molti studiosi sospettano che Carter abbia portato via illegalmente alcuni oggetti minori. La cavalletta, secondo il New York Times, sarebbe uno di questi. Dopo vari passaggi di proprietà, oggi risulta provenire dalla collezione del defunto Sheikh Saud al-Thani.
Alcuni esperti, come l’egittologo Christian Loeben, ritengono altamente probabile il legame con la tomba reale. Anche la storica dell’arte Christina Riggs sostiene che, trattandosi di un possibile reperto di Tutankhamon, la casa d’aste avrebbe dovuto coinvolgere il governo egiziano prima di procedere alla vendita.
Apollo Auctions respinge ogni accusa: “Non esiste prova concreta che il vaso provenga dalla tomba del faraone, né compare nei registri ufficiali degli scavi”. L’oggetto, affermano, fu esportato legalmente negli anni ’30, ben prima della Convenzione UNESCO del 1970 e delle leggi egiziane attuali in materia di antichità. Inoltre, il pezzo non risulta nei database internazionali delle opere d’arte trafugate, e nessuna richiesta formale di restituzione è mai pervenuta.
La questione non si presenta di facile discernimento, con varie questioni che si sovrappongono e rendono complesso orientarsi. Innanzitutto: l’opera è autentica? Da dove proviene? Come fare a stabilire tutto ciò? Domande per cui ottenere una risposta non sarà facile. Una mossa da parte dell’Egitto potrà dare, eventualmente, nuovo impulso alla vicenda.













