
I fondi verranno dalla mostra della Haggadah, manoscritto ebraico del XIV secolo considerato un simbolo della convivenza interreligiosa nella regione
Il Museo Nazionale di Bosnia e Herzegovina è finito al centro di un’aspra polemica dopo aver accusato pubblicamente Israele di genocidio. E per aver annunciato che destinerà i fondi provenienti della vendita del catalogo Sarajevo Haggadah – Arte e Storia e i ricavi dell’ingresso all’esposizione del manoscritto a “cause palestinesi”. In una dichiarazione pubblica, l’istituzione ha affermato che “ogni neutralità fittizia davanti alla quotidiana uccisione, alla fame e allo sfratto di centinaia di migliaia di civili, soprattutto donne e bambini, è un’accettazione e una complicità nel genocidio che stiamo tutti osservando in tempo reale”.
La Sarajevo Haggadah, manoscritto ebraico del XIV secolo tra i più antichi e preziosi al mondo, è considerata un simbolo della storia ebraica e della convivenza interreligiosa nella regione. La decisione del museo ha scatenato l’indignazione delle principali organizzazioni ebraiche internazionali. L’American Jewish Committee ha condannato la scelta definendola una “strumentalizzazione politica” di un oggetto sacro. Sottolineando che “la Haggadah, sopravvissuta a secoli di persecuzioni, viene ora sfruttata per questioni ideologiche”.
Anche altri gruppi ebraici hanno parlato di “oltraggio” e di uso improprio di un patrimonio universale. La vicenda apre un fronte delicato sul rapporto tra cultura, memoria e politica: un manoscritto sopravvissuto all’Inquisizione, al nazismo e all’assedio di Sarajevo diventa ora oggetto di scontro nel contesto del conflitto israelo-palestinese.














