
Quaranta opere tra dipinti e disegni provenienti da collezioni pubbliche e private animano la monografica in programma dal 26 settembre al 25 gennaio 2026
Questo grande pittore piemontese (Volpedo, 28 luglio 1868-14 giugno 1907) è protagonista di una mostra che si apre il 26 settembre alla Galleria d’Arte Moderna di Milano col titolo “Pellizza da Volpedo. I capolavori” (sino al 25 gennaio 2026). Era dal 1920 che Milano non aveva una monografica dell’artista, dopo quella alla Galleria Pesaro di quell’anno. In compenso Pellizza era stato celebrato nel 1999-2000 alla GAM di Torino con una importante retrospettiva.

Curata da Aurora Scotti e Paola Zatti, la mostra milanese, prodotta dalla Galleria d’Arte Moderna con METS, Percorsi d’arte, con la collaborazione dei Musei Pellizza da Volpedo, ripercorre tutto l’iter del pittore attraverso quaranta opere tra dipinti e disegni provenienti da collezioni pubbliche e private. Ne esce un panorama tra luci e ombre, come la vita stessa del pittore: da un lato, il sole, la luce, la campagna di Volpedo, paese dell’alessandrino, scenario fondamentale della pittura e della vita dell’artista, dall’altro la malinconia, la tristezza, di certe situazioni esistenziali, che l’hanno portato a togliersi la vita a 39 anni in seguito alla morte della moglie Teresa e del primo figlio maschio appena nato.
Una personalità complessa, perfezionista, in cerca di caratteri universali, capaci di togliere alla sua pittura il valore episodico o di genere. Caratteri che trovava nella grande arte rinascimentale, che studiava in continuazione attraverso visioni dirette a Roma e a Firenze, ma anche su libri e cataloghi ancora presenti nella sua biblioteca di Volpedo. Secondo Pellizza il pittore doveva essere un intellettuale oltre che un artista: così si presenta nell’Autoritratto del 1899 giunto dagli Uffizi, un olio su tela elaborato a lungo, dal 1897, in cui appare in piedi, elegante, di fronte ai libri della sua biblioteca con la tavolozza appoggiata in basso.

La lotta dei lavoratori
La mostra si articola in diverse sezioni, dagli inizi a Volpedo all’avventura divisionista, dal simbolismo al Novecento. Presenza fondamentale è il grande dipinto (cm 283 x 550) con il Quarto Stato (1898-1901) esposto alla fine del percorso. Con tutti i relativi studi preparatori giunti dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Eppure, sempre presente con il suo spirito di modernità in tutta la mostra oltre che nella vita e nell’opera di Pellizza: la lotta dei lavoratori a fine Ottocento per i propri diritti. Un ideale profondamente radicato nell’animo del pittore. Che lavora due anni al dipinto con diversi titoli e modifiche, e che ancora oggi, nel 2025, mantiene il suo valore di simbolo.

“Proprio quest’opera, tornata alla GAM di Milano nel 2022, dopo un periodo di esposizione al Museo del Novecento, è stata l’occasione per riflettere sul periodo divisionista del pittore”, ricordano le curatrici. “Per la possibilità di confrontarla direttamente, nella sale del Museo, con capolavori di Gaetano Previati e di Giovanni Segantini”. Confronti stilistici e tematici.
Gli inizi del pittore sono a Milano, dalla natia Volpedo, con una formazione a Brera, dal 1883, nell’ambito di un realismo tardo ottocentesco. Escursioni a Roma e a Firenze, dove incontra e sperimenta la “macchia”, un viaggio a Parigi nel 1889 per l’esposizione Universale, completano questo primo periodo durato sino al 1891 circa. A rappresentarlo opere come Ricordo di un dolore del 1889 (Bergamo, Accademia Carrara) o Il mediatore del 1891.

Gioie e drammi
L’incontro a Genova con Plinio Nomellini spinge il pittore a sperimentare la tecnica divisionista dai primi anni Novanta dell’’800. Tecnica che dava particolare luce ai paesaggi en plein air e che Pellizza adotta con entusiasmo per il resto dell’attività sviluppandola e aggiornandola. Ne sono testimoni i bellissimi paesaggi di Volpedo, i suoi prati intrisi di luce, le vedute dal Curone, gli inverni, i fienili. E, insieme ai paesaggi, la vita e le persone che li animano con le loro gioie e drammi.
Nel corso degli anni Novanta la pittura di Pellizza si carica di note simboliste. Mentre l’artista attraverso il disegno e lo studio della pittura rinascimentale ricerca valori universali. Un cammino difficile, complesso, non sempre compreso dai contemporanei, ma ben rappresentato nella terza sala della mostra con opere come La processione del 1893-1894, Il morticino o Fiore reciso del 1903-1906, Lo specchio della vita (E ciò che l’una fa, e l’altre fanno) del 1895-1898, con la fila di pecore, una dietro l’altra sul bordo di un torrente che le rispecchia. Allusione al cammino dell’uomo e al suo destino, sottolineato dal verso dantesco. Un capolavoro, come tanti altre esposti.

Pellizza da Volpedo. I Capolavori
26 settembre – 25 gennaio 2025
GAM – Galleria d’Arte Moderna
via Palestro 16 | 20121 Milano
www.gam-milano.com














