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Più “Panorama” o più arte?

William Kentridge, Sibyl, 2020, Panorama Pozzuoli William Kentridge, Sibyl, 2020, Panorama Pozzuoli
William Kentridge, Sibyl, 2020, Panorama Pozzuoli
William Kentridge, Sibyl, 2020, Panorama Pozzuoli
45 gallerie, che presentano una cinquantina di artisti, animano un’edizione di Panorama ricca di suggestioni storiche e ambientali

Ubi maior minor cessat. La massima latina torna nella mente di quanti nella prima giornata di apertura hanno seguito il percorso espositivo dell’evento Panorama, a Pozzuoli. Già, perché il precetto vale anche se applicato a una mostra d’arte. Se c’è un’opera che svetta clamorosamente sulle altre esposte, soprattutto se questa – come nel nostro caso – è posta alla fine del percorso, la altre immancabilmente ne patiranno l’ombra. Nel caso dell’evento organizzato da Italics nei Campi Flegrei, la situazione si presenta con Sibyl, straordinario video del 2020 del grande William Kentridge.

E non solo per le indiscusse qualità dell’artista sudafricano: ma perché questi trova una sintonia magica con il luogo nel quale viene presentato. Ovvero il celeberrimo Antro della Sibilla di Cuma, un lungo corridoio trapezoidale scavato nel tufo, che si addentra nella collina per oltre cento metri. Secondo la tradizione, o la leggenda, qui dimorava la Sibilla cumana, la profetessa ispirata da Apollo che pronunciava i suoi oracoli, spesso enigmatici, in versi. Una ferita luminosa nella roccia di tufo, un corridoio segreto che conduce al cuore dell’enigma. Che ha alimentato per secoli l’immaginario di viaggiatori e studiosi.

 

 

Corridoio che ora conduce al capolavoro di Kentridge, presentato da Lia Rumma: “Le frasi che compaiono nel film provengono da fonti e paesi diversi”, scrive l’artista nel suo statement. “A volte vengono modificate, ma tutte riguardano il fine verso cui ci muoviamo. La nostra Sibilla contemporanea è l’algoritmo che prevederà tutti gli aspetti del nostro futuro, la nostra genetica. Ma stiamo ancora lottando per tener viva la possibilità di una Sibilla umana, grazie al desiderio di qualcosa di diverso dalla macchina, che ci guidi nel modo in cui vediamo il nostro futuro”.

 

Gianni Colombo, Spazio Curvo, Panorama Pozzuoli
Gianni Colombo, Spazio Curvo, Panorama Pozzuoli
Storia, mito e arte contemporanea

Sia chiaro, questa premessa non inficia assolutamente quanto presentato da questo strutturato evento, perfetto connubio tra storia, mito e arte contemporanea. Tutt’altro. Una mostra diffusa ideata dalla rete di gallerie d’arte che unisce arte antica, moderna e contemporanea. Una vera e propria promenade tra luoghi simbolo di Pozzuoli e dei Campi Flegrei, curata fino al 14 settembre da Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz. Arricchita da un fitto programma di eventi, dalle visite guidate teatralizzate a talk e performance serali, a diverse proiezioni cinematografiche. Il 13 settembre sarà assegnato il Premio Italics d’Oro a Tomaso Binga, pioniera della poesia sonora italiana.

 

Anish Kapoor, Random Triangle Mirror, Panorama Pozzuoli
Anish Kapoor, Random Triangle Mirror, Panorama Pozzuoli

Sono 45 le gallerie partecipanti, che presentano una cinquantina di artisti, spesso centrando alla perfezione il tenore del dialogo con gli spazi. Come nel Duomo di San Procolo, a Pozzuoli, dove la Galleria Continua porta all’ingresso il monumentale Random Triangle Mirror, di Anish Kapoor. Che precede il suggestivo Places (III 2), di Jan Vercruysse, proposto da Tucci Russo. Si scende negli affascinanti sotterranei, e qui calamita l’attenzione lo Spazio Curvo di Gianni Colombo, portato da A Arte Invernizzi.

 

Elmgreen & Gragset, 60 minutes (Marble), Panorama Pozzuoli
Elmgreen & Gragset, 60 minutes (Marble), Panorama Pozzuoli

Guarda malinconico il mare il ragazzino di 60 minutes (Marble), di Elmgreen & Gragset (Massimo De Carlo), mentre al Tirreno volta sdegnosamente le spalle The First, il moderno kouros di Ugo Rondinone piazzato da Alfonso Artiaco sulla piazza del rione Terra. Chi prova a rubare la scena è ovviamente Maurizio Cattelan, il cui bambinetto (Senza titolo, Gagosian) suona incessantemente il suo tamburino issato su una gru a decine di metri di altezza.

 

Ugo Rondinone, The First, Panorama Pozzuoli
Ugo Rondinone, The First, Panorama Pozzuoli
Una bellezza viva

Ma sono tante le opere che meritano menzione, e visita dal vivo, che i nostri spazi non ci permettono di dettagliare. Il bellissimo video di Damir Ocko (Tiziana Di Caro), l’appassionato omaggio a Ezio Bosso sorprendentemente offerto da David Tremlett (Lunetta11). E ancora i lavori di Jannis Kounellis, Emilio Isgrò, Carlos Amorales, Mario Merz, Wilfredo Prieto, Rebecca Moccia, Sandra Vásquez de la Horra, Marie Denis.

 

 

Resta sotto gli occhi di quanti l’hanno visitato la potenza visuale ed evocativa delle locations, che in molti casi rischia di soverchiare la forza delle opere contemporanee esposte. “Quello che ci ha colpito subito è la stratificazione: non solo quella storica – evidente nei monumenti, nell’architettura, nei resti romani – ma quella emotiva, umana”, ha dichiarato Lorenzo Fiaschi, Presidente di Italics. “C’è una bellezza viva, che convive con una certa fragilità. Il bradisismo, i segni del tempo, le trasformazioni urbanistiche: tutto contribuisce a creare un luogo dove il passato non è un ricordo, ma una presenza costante. Un corpo vivo, che aspetta di ritrovare respiro”.

 

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