
A Milano, Spazio HUS in via San Fermo 19 nel quartiere di Brera, aperto a confronti e sconfinamenti tra materiali e tecniche diverse presenta una doppia personale intitolata “Contaminazioni”, a cura di Francesca Bianucci e Chiara Cinelli, dove le sculture in bronzo di Pino Di Gennaro dialogano con le opere in carta incastonate in strutture di ferro, legno e juta di Tiziana Priori; soluzioni formali diverse che viste insieme intrecciano divagazioni poetiche tra colore, materia e spazio architettonico.
La mostra (visitabile fino al 19 settembre) ruota intono al confronto tra pittura e scultura attraverso una quindicina di piccole e medie sculture astratte in tensione dinamica dal segno “cosmo-futurista”, qua e là venate di blu Klein di Pino Di Gennaro, con altrettante leggerissime carte, concepite come meditazioni, preghiere cromatiche ed emotive di Tiziana Priori, artista, astrologa buddista nota per i suoi paesaggi interiori, essenziali e vibranti come i suoi colori trasparenti simili ad acquarelli.

Nello Spazio HUS tutt’altro che minimalista, si impongono al nostro sguardo una trentina di opere che – viste così ben allestite dalle curatrici – sembrano delineare percorsi formali e cromatici in cui tutto è possibilità di ridefinizione di “spazi altri”, invisibili e sospesi tra i turchesi vibranti di Priori e le solide forme cosmiche di Di Gennaro.
Sorprende soffermarsi sulla solidità possente di Di Gennaro, noto per sperimentazioni di materiali poveri e nobili – come bronzo, cartapesta, piombo, acciaio e cera stemperata in preziose sculture-gioiello particolarmente luminescenti, grazie all’abile maestria del trattamento dei materiali – e il suo inconfondibile segno blu imbrigliato dentro a sculture in bronzo con tecnica a fusione in cera. Di Priori invece, ci affascina l’arte manuale di trasformare le carte di provenienza asiatica, per lo più nepalesi e giapponesi in “sculture votive”, quasi ex voto, concepite per chissà quale tempio tibetano, inserite in sagome leggerissime in legno, ferro o juta, che trovano nelle luminosità dei colori la sua cifra distintiva.

L’innesto armonico tra natura e ambiente in soluzioni formali così diverse è la luminosità – che esprime metaforicamente un punto di connessione tra Cielo e Terra – e una sensibilità condivisa da due artisti amici solidali nella vita, con opere che sottendono riflessioni sulla fragilità dell’esistenza sospesa tra albe e tramonti, giorno e notte, forma e colore. In questa mostra vediamo non soltanto opere, bensì forme resilienti, vibranti e germinanti di una invisibile tensione spirituale condivisa da due artisti che vivono l’arte come meditazione, preghiera e dono di elegante bellezza, nonché promessa di armonia in un mondo distopico, violento e guerrafondaio.













