
Sul Corriere della Sera di oggi – 1 ottobre -, Vittorio Sgarbi racconta ad Aldo Cazzullo il periodo infernale dal quale sta uscendo
“Qualche artista l’ha ispirata in particolare? «Caravaggio e Artemisia. Per l’altezza e l’ispirazione che nasce dalla sofferenza»”. Sul Corriere della Sera di oggi – 1 ottobre -, Vittorio Sgarbi racconta ad Aldo Cazzullo il periodo infernale dal quale sta uscendo. E non possono mancare riferimenti all’arte, che tornano nell’intervista fra ricordi di ospedali e noia. “C’è qualche quadro, qualche artista che le è mancato in particolare? «Il più grande di tutti: Piero della Francesca. E i suoi quadri senza tempo»”. “Continua a non credere nell’aldilà? «No, all’aldilà non credo. Noi sopravviviamo nell’eco di quello che abbiamo fatto. Michelangelo non è morto, perché è stato l’artista più vicino a Dio, e le sue opere riverberano tra noi»”.
Il dialogo poi indugia ripetutamente sulle vicende personali che hanno postato Sgarbi nella depressione degli ultimi mesi. “Ma cos’è successo? «Sono caduto un po’ in depressione»”. E le cause sono molteplici, accumulatesi fino a metterlo in crisi. “Le dimissioni da sottosegretario alla Cultura. «Ritengo di aver subìto un’ingiustizia assoluta. Che mi è pesata moltissimo, e mi è stata riconosciuta da pochi»”. Per gli amanti del genere, c’è anche materia da gossip: Sgarbi sposerà a Venezia la fidanzata storica Sabrina Colle.
Ma dopo tante parole declinate al passato, arriva anche qualche apertura al futuro. Che conferma il ritorno del critico “sulla scena”. “Adesso desidera qualcosa? «Ricominciare a vivere. A scrivere. Mi piacerebbe tornare ancora una volta a fare teatro»”. Fino alla chiusura, quasi teatrale, che fa riemergere qualche aspetto del personaggio conosciuto. «Vale per me quello che dopo la guerra Gombrowicz scrisse dall’Argentina, dov’era riparato alla vigilia dell’invasione nazista della sua Polonia, ai lettori che avevano amato il Ferdydurke: “Se qualcuno di voi, Ferdydurkisti, risiede ancora tra i vivi, che non perda la speranza – poiché non sono morto”».














