
Con la mostra Rerum Novarum, alla Galleria Giampaolo Abbondio di Todi, Basilé propone una nuova fase nella propria ricerca
“Un viaggio immaginario, con ritratti impossibili”. Così Matteo Basilé introduce, nell’intervista che trovate sotto, la mostra Rerum Novarum, appena inaugurata a Todi alla Galleria Giampaolo Abbondio. Pensato come un passaggio più che come una mostra, il progetto invita a un viaggio immersivo tra luce, carne e codice. Le immagini – organismi sospesi tra materia e sogno – evocano una nuova era in cui l’intelligenza artificiale ridisegna il nostro immaginario. Da oltre trent’anni l’artista, tra i pionieri dell’arte digitale in Europa, intreccia fotografia, IA e memoria rituale in un linguaggio visionario, dove il confine tra umano e tecnologico si dissolve.

Tra ritratti metamorfici, nature ibride e corpi intrecciati alla materia viva, Basilé costruisce reliquiari visivi di intensa sacralità. Dialogando con un’intelligenza artificiale “educata”, capace di custodire l’eco del reale più che imitarlo. L’artista indaga l’ingresso consapevole dell’intelligenza artificiale nel tessuto concettuale e biologico del proprio lavoro. Dopo decenni di sperimentazione visiva e manipolazione digitale, approda a una nuova soglia tecnologica: il codice diventa varco simbolico verso organismi compositi e territori in divenire. Dove si fondono immaginazione, memoria e anticipazione.
Pensiero visivo
L’intelligenza artificiale non è qui ornamento o gioco estetico, ma struttura profonda del pensiero visivo. In questo orizzonte instabile, chi guarda assume un ruolo attivo, divenendo passaggio energetico, interlocutore necessario in una geografia fluida, contaminata e in perpetuo movimento. Un’esperienza completata da una dimensione multisensoriale, in cui aromi di cera e pietra antica amplificano la percezione. In continuità con il progetto Floramagnifica, la mostra segna una nuova fase nella ricerca di Basilé. La fotografia come soglia, l’intelligenza artificiale come coscienza poetica.















