
This Will Not End Well è il titolo dell’affascinante progetto espositivo che lo spazio milanese dedica a Nan Goldin come filmmaker
Un villaggio di padiglioni, ciascuno dedicato a una delle opere dell’artista. Alcuni dei suoi lavori più emblematici, da The Ballad of Sexual Dependency (1981–2022) a The Other Side (1992–2021), Sisters, Saints and Sibyls (2004–2022), Fire Leap (2010–2022). E ancora Memory Lost (2019–2021) e Sirens (2019–2020), affiancati da nuove creazioni come You Never Did Anything Wrong (2024) e Stendhal Syndrome (2024). Si presenta così This Will Not End Well, la prima grande retrospettiva dedicata a Nan Goldin come filmmaker. Che all’HangarBicocca di Milano presenta il più ampio corpus di slideshow mai esposto.

Dai primi anni Ottanta, Nan Goldin ha ridefinito i confini tra fotografia, cinema e vita, trasformando l’esperienza personale in narrazione collettiva. Nei suoi slideshow – “film composti da fotogrammi”, come lei stessa li definisce – la realtà è cruda e struggente. Intrisa di intimità, desiderio, dipendenza e libertà. La sua opera, al tempo stesso documento e confessione, si presenta come una delle testimonianze più potenti dell’esistenza contemporanea.
Curata da Roberta Tenconi con Lucia Aspesi, la mostra – fino al 15 febbraio 2026 – ospita una versione fedele dell’installazione Sisters, Saints and Sibyls, riproposta con i suoi elementi scultorei originali. In dialogo con la monumentalità dello spazio e la memoria della Chapelle de la Salpêtrière di Parigi. Il percorso si apre con la composizione sonora del Soundwalk Collective – Stephan Crasneanscki e Simone Merli – che collabora con Goldin dal 2015. Noi ve ne raccontiamo con foto e video una parte, visto che molte sezioni sono protette per questioni di privacy…














