
Il museo romano è rimasto chiuso al pubblico per ospitare un summit con numerosi leader politici provenienti da diversi Paesi. Tema del forum: il contrasto al terrorismo in Africa occidentale. Professionisti e associazioni del mondo dell’arte sollevano il caso
Nei giorni scorsi a Roma si è tenuto un forum politico, “la riunione del Processo di Aqaba sul contrasto al terrorismo e all’estremismo violento in Africa occidentale”, come si legge sul sito web del Governo. Alla riunione, co-presieduta dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme al Re di Giordania Abdullah II, hanno partecipato leader politici provenienti da diversi Paesi. “La riunione ha permesso un confronto sulle strategie per combattere i fenomeni del terrorismo e dell’estremismo violento. Analizzando, in particolare, l’azione per eliminare il finanziamento del terrorismo contrastando il nesso con la criminalità organizzata transnazionale, i traffici di droghe, armi ed esseri umani”, continuiamo ad apprendere dal sito del Governo.
Una notizia, questa, che potrebbe apparire ordinaria nel novero delle attività di politiche internazionali portate avanti da ogni Paese. Ma qualcosa è saltato all’occhio di non poche persone.
Il forum tenutosi lo scorso 15 ottobre si è svolto in una sede che non è passata inosservata: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

“Perché tenere un forum militare all’interno di un museo?”, è la domanda che in queste ore diversi professionisti del settore artistico si stanno ponendo, condividendo le proprie riflessioni sui social network. A sollevare la questione è Mi Riconosci?, movimento di professionisti dei beni culturali che, sulla propria pagina Facebook ha pubblicato un lungo post. “Era proprio necessario rendere inaccessibile un museo, ‘servizio essenziale’ che non può chiudere in caso di sciopero, per un evento del genere? Apprendiamo dal Manifesto che secondo la direttrice della Galleria Mazzantini ospitare il forum sarebbe ‘un modo per rendere il museo un luogo vivo, nel segno di una promozione dell’arte contemporanea’. Ci chiediamo dunque quale sia il nesso tra la guerra e la promozione dell’arte”.
Il movimento inoltre sottolinea un’altra vicenda che si lega a quella dell’organizzazione del forum. Sembrerebbe che la maggior parte del personale del museo non fosse a conoscenza dell’evento. E che 40 di loro siano stati mandati a seguire un corso di formazione – nelle stesse date del forum – ricevendo un preavviso di soli tre giorni. I 40 dipendenti impegnati nel corso di formazione sarebbero gli stessi che, lo scorso anno, in occasione della presentazione del libro di Italo Bocchino Perché l’Italia è di destra, contro le bugie della sinistra, hanno contestato la decisione di ospitare questo evento all’interno della GNAM perché reputato “inopportuno” per “l’utilizzo degli spazi del Museo a finalità di propaganda”.
Intanto sui social continuano a circolare post e reel di riflessione, anche da parte di associazioni e sindacati.













