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Un MA per l’arte contemporanea, a Perugia

Taranta, olio e acrilico su tela, 120x100cm, 2025
Simone Rutigliano
A Perugia, in un edificio che un tempo era una tipografia e ora è un contenitore d’aria e di silenzi, il MA Project, è stato allestito “Grembo”, il lavoro del giovane pittore Simone Rutigliano, nato nel 2002, che dipinge come se la materia avesse un’anima in attesa di farsi corpo. Entrando nello spazio, si ha la sensazione che le pareti respirino

L’aria è densa, come se in essa fosse disciolto il colore stesso, una sospensione di pigmenti invisibili.
Le tele non stanno appese: fluttuano. O meglio, oscillano impercettibilmente come tende che reagiscono a una corrente segreta. Ogni quadro è un organismo in metamorfosi.
Da una macchia nasce una figura, da una figura una dissolvenza. Le forme non rimangono: si affacciano al mondo per un istante, poi si ritirano come se avessero compiuto la loro funzione.
Chi osserva non guarda: partecipa.
È come trovarsi davanti a una superficie d’acqua che riflette qualcosa che non è mai uguale a sé stessa. Rutigliano lavora come chi cerca un ritmo interno.
Nei suoi gesti c’è la memoria del Sud, di una danza collettiva che era al tempo stesso cura e abbandono, il tarantismo, la pizzica, il battere del piede nudo sulla terra per espellere il veleno e trasformarlo in musica.
Tutto questo, traslato nella pittura, diventa movimento di luce e ombra, un alternarsi di vuoto e materia. E qui la parola grembo acquista senso: è il luogo che accoglie e restituisce, che contiene e lascia andare.
Nella pittura, come nella vita, ogni forma nasce solo per dissolversi, e in questo continuo morire e rinascere il mondo trova equilibrio.

Taranta, olio e acrilico su tela, 120x100cm, 2025

Guardando i suoi quadri si capisce che l’atto del dipingere non è rappresentazione, ma rito: un gesto che ripete, con pazienza, la creazione stessa.
Il collettivo Quadro Zero, che ha curato la mostra, sembra aver intuito questa necessità di silenzio e di spazio.
Ha disposto le opere come si dispongono le parole in una poesia: non per riempire, ma per creare intervalli.
E il nome del luogo, MA Project, non è casuale: in giapponese, ma significa “intervallo”, “pausa”, “respiro tra le cose”.
È dentro questo respiro che la pittura di Rutigliano accade. Le persone entrano, si fermano, restano in ascolto. Qualcuno forse non vede nulla, altri sentono un tremito, come un battito remoto che coincide con il proprio.

Ventre, olio su tela, 200x250cm, 2025

In fondo, “Grembo” è una lezione sulla presenza: su come l’arte possa ancora esistere come evento che accade solo se qualcuno è disposto ad accorgersene. Fuori, la città continua la sua vita normale.
Dentro, invece, tutto si muove secondo una fisica diversa, una fisica lieve e segreta che fa coincidere il gesto dell’artista con quello del mondo.
E allora si capisce che il grembo non è un luogo, ma un tempo: il tempo prima che la forma diventi definitiva, prima che le cose si chiudano nel loro nome.
È il tempo dell’origine. Il tempo in cui tutto può ancora nascere.

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