Print Friendly and PDF

I nuovi progetti di Francesco Pantaleone? Cominciano con Prampolini

Enrico Prampolini, Photo credit Fausto Brigantino - Courtesy Francesco Pantaleone Palermo
Enrico Prampolini, Photo credit Fausto Brigantino – Courtesy Francesco Pantaleone Palermo
A Palermo Francesco Pantaleone, appassionato gallerista e collezionista è un agitatore culturale che di recente ha inaugurato un nuovo ambiente espositivo ricavato nella sua galleria preesistente, destinato a progetti speciali. In questa estensione di spazio pensata per accogliere proposte sperimentali vedremo artisti storicizzati e giovani talenti in dialogo con le esposizioni in corso in galleria, con l’obiettivo di creare cortocircuiti tra passato e presente, continuità di sguardi, tempi, tecniche e linguaggi che riflettono l’approccio trasversale all’arte e la curiosità di ricerca di FPAC.

In questo nuovo ambiente intimo, quasi un salotto incastonato nella prestigiosa galleria in Via Vittorio Emanuele 303, irrorato di luce naturale proveniente dalle finestre affacciate su Quattro Canti, nel cuore del centro storico palermitano, c’è una raffinata mostra intitolata “(Di)segno in segno”, con oltre 70 opere di Enrico Prampolini (Modena 1894 – Roma 1956), includendo composizioni astratte, bozzetti per il teatro e disegni tratti dai suoi taccuini capresi, come una vitale testimonianza del suo amore per Capri, dove il protagonista dell’avanguardia del Novecento trascorreva lunghi soggiorni da agosto a settembre in contemplazione di un luogo incantevole senza smettere di disegnare forme, colori e figure femminili. (fino al 31 dicembre 2025)

Enrico Prampolini, Composizione Geoplastica – 1955 – 80 x100 cm, Photo credit Sergio Poggianella – courtesy Francesco Pantaleone Palermo

In questa mostra riscopriamo la sua personale visione di ‘pittura cosmica’, costruttivista dalla matericità intesa come sintesi di uno spiritualismo sui generis, racchiuso in soluzioni variabili volte a configurare l’energia universale piuttosto che la realtà visibile. Pantaleone ha commentato la mostra: «Io definisco Prampolini una bellissima scoperta per me, e una chiave di lettura del Novecento per una galleria che ha sempre solo trattato arte ultra contemporanea».

Enrico Prampolini,
Photo credit Fausto Brigantino – Courtesy Francesco Pantaleone Palermo

Del pittore, scultore, scenografo e costumista, in primis sperimentatore di nuovi linguaggi, ci appassiona al primo sguardo un segno germinante carico di energia, confermato anche nei suoi taccuini capresi. L’artista è stato esponente di primo piano del Futurismo, da quando a diciotto anni incomincia a frequentare l’atelier di Giacomo Balla a Roma, ed è l’autore delle memorabili scenografie per i film muti d’ispirazione futurista quali Thaïs e Perfido Incanto, entrambi del 1917 e diretti da Anton Giulio Bragaglia. Negli anni Trenta elabora un suo linguaggio artistico, cosiddetto “l’idealismo cosmico”, come soggettiva interpretazione spirituale dell’Aeropittura futurista. Per entrare nel suo dinamismo geometrico, sono indicativi i titoli di alcune opere come Entità Cosmica o Organicismi che visualizzano un microcosmo organicista-spiritualista.

Tra gli anni Trenta e Quaranta, Prampolini assieme a Fortunato Depero, Mario Sironi e Filiberto Sbardella, è tra i disegnatori della nota Rivista Illustrata del Popolo d’Italia, e nell’immediato dopoguerra, l’instancabile sperimentatore di materiali inusuali, anche di intrugli a base di colla di pesce e altri ingredienti che utilizzava per rendere più luminosi i colori delle sue opere organiciste e dinamiche più tattili, continua la ricerca polimaterica. Tra tubetti di colori Watteau, colla e materiali di ogni genere, Prampolini chiusa la parentesi futurista, è tornato a sperimentare di tutto e di più, inclusi i gusci delle uova che raccomandava di non buttare. Come scrive il nipote Massimo Prampolini nel testo di accompagnamento della mostra: «Quei gusci d’uovo avrebbero contribuito, con singolare biancore, la poetica dell’idealismo cosmico secondo i canoni del concretismo materico che Prampolini teorizzò dalla fine degli anni Quaranta, dopo averli sperimentati molto prima nei collage degli anni Dieci».

Negli anni Quaranta lo studio di Prampolini di via Rubicone a Roma diventa il centro nevralgico della pittura non figurativa, dove Piero Dorazio, Achille Perilli e altri artisti e intellettuali internazionali erano di casa. Sono contemporanee le sue composizione astratte, agglomerati organici contrassegnati da linee tese alla ricerca del divenire della materia, che danno forma a visioni di un microcosmo introspettivo e universale insieme, in cui il concetto di spirito, inteso come motore del dinamismo, e quello del cosmo rappresentano una sintesi della realtà materiale e soggetto della sua ricerca artistica.

Enrico Prampolini, assieme a Alberto Magnelli, Mauro Reggiani, Atanasio Soldati e altri artisti astrattisti italiani tra gli anni Quaranta e Cinquanta hanno contribuito a svecchiare la cultura italiana, aprendosi alla pittura non figurativa, al dialogo e confronto con artisti europei, nella consapevolezza che dallo scambio di idee, codici visioni e ricerche, tutto è rinascita, innovazione e libertà espressiva, proprio come vediamo negli schizzi e disegni germinanti dei sui taccuini capresi, dove movimento, energia vitale e armonia travolgono il nostro sguardo.

Commenta con Facebook