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Yoga e musei. Un binomio di successo che suscita (ancora) perplessità

Sessione di Yoga. Foto di Anupam Mahapatra su Unsplash Sessione di Yoga. Foto di Anupam Mahapatra su Unsplash
Sessione di Yoga. Foto di Anupam Mahapatra su Unsplash
Sessione di Yoga. Foto di Anupam Mahapatra su Unsplash
Lo yoga nei musei è una pratica assodata da parecchio tempo in tutto il mondo. Eppure, la recente iniziativa al Museo Archeologico Salinas di Palermo solleva non pochi dubbi

Mens sana in corpore sano è un motto latino molto noto tratto dalle Satire di Giovenale. Stando al testo originale, l’autore sostiene che bisogna pregare gli dèi affinché ci possa essere “una mente sana in un corpo sano”. Oggi con questa frase si intende sottolineare la necessità di prendersi cura non solo della salute fisica, ma anche mentale, e di come queste due si influenzino reciprocamente.

Circa la salute mentale, negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi su come sia possibile prendersi cura della propria psiche anche attraverso l’arte, in particolare all’interno di uno dei luoghi a essa deputati: il museo.

Sessione di Yoga. Foto di Anna Stampfli su Unsplash
Sessione di Yoga. Foto di Anna Stampfli su Unsplash

Visitare i musei concorre al benessere mentale, e aiuta ad alleviare ansia e stress. È questa la conclusione cui sono giunte ricerche condotte da università di tutto il mondo, alcune delle quali anche italiane. Citiamo tra tutti il progetto avviato nel 2022 dal Centro Studi sulla Storia del Pensiero Biomedico (CESPEB) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha sperimentato sul campo conducendo indagini in collaborazione con il Museo di Storia Naturale e la Galleria d’Arte Moderna di Milano. E ancora, il caso della città di Brussels: qui gli psichiatri, sempre nel 2022, hanno iniziato a prescrivere visite nei musei a pazienti affetti anche da depressione.

Dopotutto, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la salute è “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità”.

Sarà per questa ragione, forse, che oramai da diversi anni è sempre più stretto il legame tra musei e una disciplina il cui fine è il raggiungimento dell’equilibrio tra corpo, mente e spirito: lo yoga, dal 2016 Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco.

hibino - Flickr. Museum of Modern Art, New York City, USA Moma - fonte Wikipedia CC BY 2.0
hibino – Flickr. Museum of Modern Art, New York City, USA Moma – fonte Wikipedia CC BY 2.0

Praticare yoga all’interno dei musei, immersi tra le opere d’arte: tutto ha avuto inizio al MoMA e al Met di New York, per poi toccare altri musei internazionali, come il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museu Nacional d’Art de Catalunya di Barcellona, il Royal Museums of Fine Arts of Belgium. E ancora, il Rubin Museum of Art di New York, il Natural History Museum di Londra, la Cité de l’architecture et du patrimoine e il Louvre a Parigi. L’elenco è lunghissimo, e comprende anche musei italiani: tra tutti, il MAXXI a Roma, il Museo Egizio, il Museo Civico di Palazzo Madama, la Galleria d’Arte Moderna (GAM) e il Museo d’Arte Orientale (MAO) a Torino, il Museo Diocesano di Milano.

Non si tratta quindi di una moda passeggera, come si pensava quando sono state organizzate le prime iniziative, ma una pratica che negli anni si è strutturata sulla base dei tanti aspetti che l’esperienza museale e lo yoga hanno in comune: l’aspirazione a condurci alla scoperta di noi stessi, attraverso l’introspezione e la meditazione. Ecco che il museo, “luogo delle Muse”, può divenire spazio (e dimensione) ideale in cui praticare lo yoga, tra asana (posture), e pranayama (respirazione). Insomma, anche dal punto di vista concettuale, sembra proprio che yoga e musei possano andare nella stessa direzione, nella convinzione che meditare circondati dalla bellezza possa migliore la salute delle persone.

Louvre
Louvre

Eppure, nonostante l’iniziativa sia da ritenersi oramai un “classico”, torna a essere oggetto di dibattito in questi giorni. Succede a Palermo, dove a fare notizia è l’organizzazione di sessioni di yoga all’interno del Museo Archeologico Salinas. Sui social, non mancano i commenti di chi reputa l’iniziativa poco attinente con la missione del museo, che è in prima istanza un luogo deputato alla conservazione di opere d’arte. Una delle funzioni primarie, ma non l’unica, stando anche alla più recente definizione di museo formulata dall’ICOM – International Council of Museums:

“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.

Quella di concepire il museo “solo” come luogo deputato alla conservazione, è una visione vetusta quanto poco attinente alla realtà. I musei sono “aperti al pubblico, accessibili e inclusivi”, naturalmente con i dovuti distinguo. Nell’ambito di una ricerca e di una programmazione che valorizzano e comunicano il patrimonio di un museo, iniziative che, nella loro “diversità”, possono promuovere un messaggio dalla più profonda riflessione e contribuire alla conoscenza di altre espressioni culturali, sono da considerarsi un plus. In assenza di una visione ben precisa, le stesse iniziative potrebbero apparire come mere azioni di marketing.

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