
Nella mostra Putridarium, del giovane artista Olmo Erba, presso la Galleria Amy-d Arte Spazio di Milano, convivono storia e scienza
Il titolo è di per sé già molto evocativo, e porta il visitatore davanti ad un immaginario pseudo medioevale proposto dall’artista. Si è appena conclusa la mostra Putridarium, del giovane artista Olmo Erba, presso la Galleria Amy-d Arte Spazio di Milano. Dove Anna D’Ambrosio da molti anni conduce una vera ricerca sia sul rapporto arte economia, sia su nuovissimi materiali in collaborazione con prestigiosi istituti di ricerca e università, sia offrendo alle giovani generazioni la possibilità di entrare nel mondo dell’arte da una porta qualificata.
La mostra costruisce un palinsesto formalmente svolto su tre piani distinti eppure in qualche modo collegati. Quelle che chiamerei “miniature”, disegni minuscoli estremamente virtuosi che rappresentano un bestiario, case bruciate, scudisci e metafore che rimandano in un anacronismo, al successivo In icto ocul (in un battito di ciglia). Questo per definire delle pure evidenze che richiamando alla Vanitas, in un monito moralistico sulla brevità della vita e alla scarsa importanza dei beni materiali e della gloria terrena rispetto alla salvezza dell’anima.

Ovvio che parlo di pseudo medioevo, perché in temi espliciti della Vanitas o della carità intesa in senso Barocco, come avrebbe poi affermato il sivigliano Miguel de Mañara ne el discurso de la verdad (1671), costruendo ospedali e centri di assistenza per i poveri per redimersi dai peccati giovanili, sono storicamente successivi. Questo pseudo medioevo è senza pietà, non esiste speranza o redenzione, più vicino a Lutero che alla Riforma cattolica, non mostra neanche Lucifero ma solo evocazioni del male e degli istinti.
Metamorfosi dell’animo umano
Ci sono poi dei disegni di medio e grande formato, che mettono in scena – oltre al virtuosismo maniacale dell’autore – temi quali la trasformazione e o rinnovamento della natura, corrispondente alle metamorfosi dell’animo umano. Qui foreste disegnate fittissime di rami e foglie, fanno da sfondo a un vuoto iscritto in una porta a sesto acuto buia come la notte e come la morte. Foreste disperate che evocano il terrore dell’ignoto. C’è qui un riferimento inconscio a Domenico Gnoli e alla sua produzione per il teatro, visto che il giovane dice di conoscere la pittura ma non questa parte della produzione del Maestro, quindi l’associazione è involontaria ma non per questo meno forte.

Infine troviamo dei dipinti su un materiale di ultimissima generazione, il Flexoid, montati come stendardi su iuta che richiamano più quelli del Palio di Siena che Cimabue Giotto o Gentile da Fabriano. Qui figure lontanamente antropomorfe, incarnano Santi veri o immaginari, con le immancabili mani stilizzate dipinte in oro, che costituiscono una costante della produzione di Olmo. Dicevo, il Medioevo evocato attinge piuttosto al posto delle fragole di Bergman e non di certo alla pittura antica, oppure attingono random a un ‘gotico’ alla Lovecraft piuttosto che kafkiano o visionario alla William Blake.
Modello ideale
La mostra ha un andamento fluido e agevole da una sala all’altra, dove convivono queste opere molto diverse tra loro ma tutte unite dall’intenzione evocativa di un tempo fisso. Un tempo fuori dal trascorrere del tempo, dove le immagini proposte assurgono a modello ideale di qualcosa di stabile. Quindi medioevale, si, in questo, con l’uomo pre-vitruviano al centro e tutto un universo di stelle fisse che gli ruota intorno.

Storia e scienza dimostrano da secoli che questa rigidità è falsa tuttavia il compito dell’arte è di natura poetica quando non addirittura profetica, quindi le opere, più che dare risposte ci interrogano su principi e valori su cosa sia l’uomo che quotidianamente attraversa la propria notte mano nella mano con i propri spettri.
Olmo Erba. Putridarium
Galleria Amy-D
Via Lovanio 12, Milano
https://www.amyd.it/














