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HOME. A Bologna la VII edizione della Biennale Foto/Industria

Sisto Sisti, Un bambino rientra a casa con la palla,1936-37 © Fototeca dell’Archivio provinciale di Bolzano - Sisto Sisti Sisto Sisti, Un bambino rientra a casa con la palla,1936-37 © Fototeca dell’Archivio provinciale di Bolzano - Sisto Sisti
Sisto Sisti, Un bambino rientra a casa con la palla,1936-37 © Fototeca dell’Archivio provinciale di Bolzano - Sisto Sisti
Sisto Sisti, Un bambino rientra a casa con la palla,1936-37 © Fototeca dell’Archivio provinciale di Bolzano – Sisto Sisti
Il programma della Biennale di Fondazione Mast si dipana attraverso sette sedi del centro con dieci mostre, sotto la direzione artistica di Francesco Zanot

il tema prescelto della VII edizione di FOTO/INDUSTRIA è HOME, la casa. Si apre così un nuovo capitolo della Biennale bolognese, un’indagine sul rapporto tra fotografia, industria, lavoro e tecnologia. In cui opere e visitatori, oltre a occupare e condividere degli spazi, sono chiamati ad abitarli. Il programma di Fondazione Mast si dipana attraverso sette sedi del centro storico della città con dieci mostre, sotto la direzione artistica di Francesco Zanot (fino al 14 dicembre).

E le Galleries, lo spazio espositivo della sede della Fondazione di via Speranza, l’esibizione di Jeff Wall con Living,Working,Surviving, a cura di Urs Stahel (fino all’8 marzo 2026) presenta una selezioni potente di 28 opere tra lightbox e stampe a colori e bianco e nero, datate dal 1980 al 2021 dell’artista canadese. Dove le sue costellazioni visive enigmatiche e complesse pur dedicate a gesti semplici di una quotidianità ordinaria ma sospesa perché mai avvenuta, invitano i visitatori a nuovi sguardi e nuovi interrogativi. E Wall esprime la sua idea di una forma nuova di opera aperta.

 

Moira Ricci, 20.12.53 – 10.08.04 (Patrizia, Mamma, Paola e Gigio), 2004-2014
Moira Ricci, 20.12.53 – 10.08.04 (Patrizia, Mamma, Paola e Gigio), 2004-2014

In queste mostre si parla naturalmente di architetture per costruire ma è solo il punto di partenza. Casa significa anche un prolungamento del nostro corpo, è un piccolo mondo nello spazio affettivo e un insieme di concetti, di ricordi, di atmosfere. E la casa corrisponde anche il luogo in cui pensiamo di appartenere nel territorio. Per questo motivo, oltre all’architetture, le discipline coinvolte all’interno di questa riflessione sono moltissime”, spiega Francesco Zanot. E in questa edizione della Biennale il tema della casa si analizza nei suoi significati molteplici. Dalla casa come rifugio o prigione ai distretti di lusso o ai villaggi operai, da spazi condivisi e dal walfare ai flussi migratori fino ai cambiamenti climatici.

Un secolo di storia

Al MAMbo, la prima retrospettiva di Moira Ricci abbraccia sotto il titolo Quarta casa, la vasta portata dei suoi lavori che coprono 25 anni di produzione e di ricerca attorno al grande contenitore di memorie e di un territorio che accoglie sfera privata e vita collettiva. La Biennale di Bologna presenta una rosa di artisti internazionali e giovani emergenti già sulla scena mondiale della fotografia che hanno esplorato attraverso i loro progetti oltre un secolo di storia. Da Palazzo Bentivoglio, con il lavoro Prut del rumeno Matei Bejenaru e nel Sottospazio con Looking for Palestine del collettivo britannico Forensic Architecture alla Fondazione Collegio Venturoli con tre esposizioni. Da My dream house is not a house dell’austriaca Julia Gaisbacher alla serie Popihuise di Vuyo Mabheka, sudafricana, fino a Mikael Olsson con la sua indagine intitolata Södeakull Frösakull.

 

Vuyo Mabheka, Top Zinto, 2021 © Vuyo Mabheka, Courtesy Afronova Gallery
Vuyo Mabheka, Top Zinto, 2021 © Vuyo Mabheka, Courtesy Afronova Gallery

La problematica della suburbanizzazione che ha trasformato la città messicana di Monterrey è affrontata da Alejandro Cartagena ed esposta a Palazzo Vizzani con il titolo A Small Guide to Homeownership. L’inglese Kelly O’Brien esplora la disparità di genere e la visibilità delle donne lavoratrici e delle loro lotte alla Spazio Carbonesi con il suo progetto No Rest for the Wicked. Una serie di sei lavori realizzati tra gli anni Sessanta e i primi anni Duemila in Olanda, Georgia, Russia, Turchia, Iraq e Indonesia dalla fotografa tedesca Ursula Schulz-Dornburg rappresenta un’indagine colta e profonda.

E Some Homes alla Pinacoteca Nazionale di Bologna è una straordinaria sequenza di fotografie di abitazioni destinate a dissolversi nel corso degli anni perché costruite con materiali naturali così come altre destinate a durare per secoli. E la Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna accoglie il lavoro Microcosmo Sinigo di Sisto Sisti (1906-1981), operaio e fotografo autodidatta che ha ritratto lo stabilimento chimico e il villaggio aziendale di Montecatini a Sinigo nelle vicinanze di Merano, tra il 1935 e il 1950 e la sala ospita oltre seicento immagini selezionate oltre ad approfondimenti sull’autore.

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