
Da Maurizio Cattelan a Duane Hanson, grandi nomi per il progetto che rilancia gli spazi del trecentesco palazzo
Il nastro è stato tagliato il 15 novembre: accanto alla curatrice Rossella Farinotti e a (quasi) tutti gli artisti, c’erano l’assessore alla Cultura, l’assesore al Turismo di Castelfranco Veneto e Matteo Melchiorre (Responsabile Ufficio Museo Casa Giorgione, Biblioteca e Archivio Storico). Così è partito Portofranco, progetto di arte contemporanea che fino al 14 febbraio 2026 mette Palazzo Soranzo Novello al centro della visita, con opere pensate su misura per gli spazi e un programma che apre il palazzo alla città.
Il progetto
Portofranco nasce con un obiettivo dichiarato: far rinascere Palazzo Soranzo Novello e restituirlo alla città attraverso l’arte contemporanea. L’idea prende forma due anni fa, quando il Comune coinvolge la curatrice Rossella Farinotti e il suo team per immaginare un percorso sostenibile nel tempo. L’inaugurazione è stata presentata come un momento di riflessione pubblica: un passaggio di centralità che sceglie di investire sulla cultura. Non solo esposizione, dunque, ma un cantiere condiviso: gli artisti non erano solo presenti, hanno collaborato all’allestimento – alcuni in sede, altri da remoto – mettendo in dialogo opere e ambienti perché la visita fosse chiara, accogliente e pensata per tornare.

La sede
Palazzo Soranzo Novello unisce storia e architettura in modo molto leggibile. Nasce come dimora della famiglia Soranzo in età trecentesca, passa nel Settecento ai Novello e viene ridefinito da Francesco Maria Preti, diventando uno dei palazzi-simbolo della nobiltà di Castelfranco Veneto. Dal 1976 ospita la Banca Popolare di Castelfranco Veneto e conserva, accanto agli ambienti storici, una forte impronta anni Settanta legata all’uso bancario.
Dopo il fallimento del 2017 legato al crollo delle “banche venete” (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) – un caso di rilievo nazionale, concluso con la messa in liquidazione degli istituti e la cessione delle attività “sane” a Intesa Sanpaolo – il Comune avvia l’acquisto per restituire il palazzo alla città; dal 2023 riapre con mostre temporanee fino all’attuale Portofranco.

Dentro si percepiscono due anime: da un lato l’ala con stucchi settecenteschi, luminosa e decorata; dall’altro l’arredamento bancario anni ’70 (sportelli, boiserie scure, geometrie funzionali). Questo doppio registro guida la visita e diventa parte della narrazione: le opere pensate su misura per gli spazi rispondono ora alla ricchezza storica, ora alla sobrietà moderna, facendo cambiare tono al palazzo da una stanza all’altra.
Il percorso espositivo
Il palazzo orienta i gesti. Maurizio Cattelan lo prende alla lettera: tre opere, tra cui il tamburino ridimensionato seduto sulla scala metallica a scomparsa del vano ascensore. È un invito a sostare: come si aspetta l’ascensore, si aspetta il momento in cui il tamburino si metterà a suonare. Al primo piano l’iperrealismo di Duane Hanson accoglie i visitatori con una figura in cera collocata in un ambiente quasi abbandonato: presenza silenziosa, sguardo che rallenta il passo. Lungo il corridoio, Guido Guidi lavora sulla luce: fotografie dedicate alla Tomba Brion (Treviso) che seguono i passaggi del giorno e trasformano la sequenza in un piccolo esercizio di attenzione. Al secondo piano, Thomas Braida gioca con l’iconografia: gatti e soggetti “tradizionali” spinti verso l’ironia, senza perdere la solidità pittorica.

Accanto ai nomi più noti, il percorso intreccia voci che radicano il progetto nel territorio e lo aprono a letture diverse: Daniele Costa, “di casa”, porta uno sguardo che dialoga con gli interni; Goldschmied & Chiari propongono superfici specchianti dalle sfumature, che ricordano i cieli di Giorgione (Castelfranco è la sua città); Vedovamazzei firma un intervento sonoro e ironico in un piccolo bagno del ‘700: una zanzara che canta il blues – parentesi disarmante che fa sorridere e orienta l’ascolto. Tra gli altri: Adam Gordon, Silvia Mariotti, Vincenzo Agnetti, Fabio Roncato, Alberto Zanetti, Francesca Mirabile, Anna Galtarossa e tanti altri
Portofranco mette a fuoco una cosa semplice: l’arte funziona quando entra nel ritmo dei luoghi. A Palazzo Soranzo Novello le opere non “occupano” le stanze: le usano per costruire un racconto leggibile, dove chi visita trova orientamento senza filtri specialistici. L’effetto è una frequentazione naturale: si entra, si scopre, si ricollega ciò che si è visto tra un piano e l’altro. Da qui l’interesse del progetto: non un episodio isolato, ma un calendario che rende il palazzo un punto di riferimento per Castelfranco Veneto durante tutta la durata della mostra.













