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Enrico Crispolti, una vita partecipata

Enrico Crispolti, allestimento Biennale di Venezia 1978 © Archivio Enrico Crispolti Enrico Crispolti, allestimento Biennale di Venezia 1978 © Archivio Enrico Crispolti
Enrico Crispolti, allestimento Biennale di Venezia 1978 © Archivio Enrico Crispolti
Enrico Crispolti, allestimento Biennale di Venezia 1978 © Archivio Enrico Crispolti
Sessanta anni di lavoro del critico militante, professore universitario, saggista Enrico Crispolti in un libro e una mostra a Milano

“Partecipazione”, una parola forse abusata negli anni Settanta, quando non solo l’arte ma anche la musica, il cinema, la letteratura, il design si ponevano come espressione della collettività. Per volontà sia delle frange più avanzate degli intellettuali che di quelle studentesche. Molti difesero tale impegno in prima persona, ma se ci fu qualcuno che fece di quest’inclinazione un’irrinunciabile bandiera, soprattutto nel campo delle arti, questi fu Enrico Crispolti, critico militante, professore universitario, saggista, “inventore” di mostre ed eventi, ineludibili per gli addetti ai lavori, all’epoca come nei decenni seguenti, quando sarebbero diventati punto di svolta storica e interpretativa.

Il suo ruolo fu infatti determinante ai fini della nascita di una coscienza critica e per l’evolversi del rapporto tra artista e pubblico. E il critico divenne così stimolatore, e non passivo compagno di strada, nei confronti di artisti a lui coetanei e, successivamente, guida per i più giovani che non avevano ancora acquisito una precisa consapevolezza identitaria. Bisognava “andarli a cercare” – e questo avvenne per sua iniziativa su tutto il territorio nazionale – e “stanarli”, farli parlare, ovvero farli “partecipare” a un dibattito comune sull’arte, seppur declinata secondo modalità e stili difformi.

 

Nel suo studio romano di Piazza Nicosia 25 Enrico Crispolti indossa l'opera di Franco Summa, Sentirsi un Arcobaleno Addosso, 1975 © Archivio Enrico Crispolti
Nel suo studio romano di Piazza Nicosia 25 Enrico Crispolti indossa l’opera di Franco Summa, Sentirsi un Arcobaleno Addosso, 1975 © Archivio Enrico Crispolti
Anticonformista per vocazione

Complessa dunque e ricca di sfaccettature la figura di Crispolti, generoso di sé e del suo sapere. Anticonformista per vocazione, ma sempre animato da rigorosi intenti storiografici applicati alla valorizzazione di un presente ancora da scoprire. Instancabile indagatore delle criticità della città, a suo parere mai idonea a divenire adeguato teatro di vita della collettività. E invece fervido sostenitore della provincia, del suo vitalismo e delle sue grandi verità; accanito accumulatore di documenti, carteggi, volumi, manifesti – trasferiti di casa in casa, di studio in studio, in cerca di più spaziose e consone collocazioni -. Ma anche inguaribile vagabondo, desideroso di lasciare le mura del suo studio per sviluppare l’indagine sul campo, alimentandola di inesauribile curiosità, ironia e desiderio di coinvolgimento umano.

 

Enrico Crispolti, Daniel Spoerri e Maurizio Nannucci - Giardino di Seggiano 1996 © Archivio Enrico Crispolti
Enrico Crispolti, Daniel Spoerri e Maurizio Nannucci – Giardino di Seggiano 1996 © Archivio Enrico Crispolti

Sia che si trattasse di artisti più o meno affermati che dei suoi stessi studenti, la sua azione rifletteva sempre sulle ragioni e sulle funzioni della critica. E il fatto che, a proposito delle analisi da lui compiute anche su figure artistiche da taluni considerate di minor peso – “mi hanno accusato di eclettismo”, affermava -, si sia parlato di “lettura orizzontale” è prova della sua continua attenzione al tessuto sociale dell’arte, in cerca di micro realtà da far adeguatamente emergere e comporre in un vasto mosaico.

La critica in atto

A ricordare la figura di Crispolti sono intervenuti di recente due importanti fatti. Nell’aprile scorso, a rievocare la sua dimensione culturale e il suo costante impegno – concretizzato anche e soprattutto in uno sterminato numero di iniziative editoriali ed espositive, saggi, cataloghi, recensioni -, è stato pubblicato il volume “Enrico Crispolti. Bibliografia ragionata, 1951-2018”, a cura di Luca Pietro Nicoletti (Silvana Editoriale), in collaborazione con l’Archivio Enrico Crispolti Arte Contemporanea APS, presieduto da Livia Crispolti, figlia del critico, curatrice dell’archivio e prosecutrice del suo impegno. Ricco di testi introduttivi e due interviste, riporta la bibliografia completa dell’opera del critico.

 

Installation view Enrico Crispolti. La critica in atto, Museo del Novecento, Studio Marco Bertoli
Installation view Enrico Crispolti. La critica in atto, Museo del Novecento, Studio Marco Bertoli

A fine ottobre è stata inoltre inaugurata a Milano, presso gli Spazi del Museo del Novecento dedicati a Ettore e Claudia Gian Ferrari, la mostra “Enrico Crispolti. La critica in atto” (fino all’11 gennaio 2026), prodotta dal Museo del Novecento stesso con il supporto dell’Archivio Enrico Crispolti. Articolata in 14 sezioni, l’esposizione tocca le tappe più importanti di sessant’anni di attività di ricerca e studio: in particolare, Informale, Nuova Figurazione, Pop Art, Neo Dada, Futurismo, Arte Pubblica e Ambientale.

Il progetto si pone come incipit del nuovo ciclo espositivo “Voci del Novecento” dedicato a critici, curatori, storici che hanno contribuito a orientare i linguaggi dell’arte contemporanea. I prossimi appuntamenti saranno dedicati a Tommaso Trini e Pierre Restany, tra il 2026 e il 2027.

 

Ricostruzione Futurista dell’Universo, Torino, 1980, © Archivio Enrico Crispolti
Ricostruzione Futurista dell’Universo, Torino, 1980, © Archivio Enrico Crispolti
Cultura e impegno civile

L’eccezionale possibilità di ricapitolare le fasi salienti del percorso di Enrico Crispolti (Roma, 1933-2018) è offerta a Milano dal vasto materiale documentario presente in mostra. Qualche dato in sintesi. Dopo la laurea a Roma, conseguita con Lionello Venturi – “seppe stimolare in me l’attenzione verso gli artisti”, ricordava il critico –, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta divenne collaboratore de “Il Verri” e di “Marcatré” (con Eugenio Battisti). Da Francesco Arcangeli imparò ad affinare “la ‘personalità’ del rapporto con gli artisti”, sviluppando presto una profonda amicizia con Burri, Fontana, Mannucci. Si legò al gallerista e animatore culturale, allora attivo a Torino, Luciano Pistoi, e allo storico dell’arte Ludovico Ragghianti che, per decenni, da Lucca irradiò cultura e impegno civile in Italia e all’estero.

Molteplici i contatti che lo portarono non ancora trentenne all’organizzazione di mostre e incontri: la prima di rilievo fu nel ’60 alla Galleria dell’Attico di Roma, con Emilio Tadini e Roberto Sanesi, dal titolo “Possibilità di relazione”, dedicata ai giovani artisti che volevano uscire dalla dimensione dell’Informale. Nel ’62 fu la volta della ricognizione “Alternative attuali” a L’Aquila, la prima tappa di un ciclo protrattosi fino al ’68. Citiamo ancora, in particolare, “Volterra 73”, che consacrò gli esiti degli studi sul rapporto fra scultura e spazio urbano e che vide coinvolti, fra i tanti, gli artisti Mauro Staccioli, Francesco Somaini, Nicola Carrino, Franco Mazzucchelli, Valeriano Trubbiani.

Nonché le Biennali di Gubbio (1973 e 1979) e di Venezia (1976, 1978). Nel frattempo Crispolti aveva inaugurato nel 1966 la sua attività di docenza all’Accademia di Belle Arti della capitale, per passare poi alle Università di Salerno (dal 1973) e Siena (dal 1984).

 

Enrico Crispolti, 2005, Galleria del Naviglio Milano, fotografato da Ignazio Gadaleta © Ignazio Gadaleta Archivio © Archivio Enrico Crispolti
Enrico Crispolti, 2005, Galleria del Naviglio Milano, fotografato da Ignazio Gadaleta © Ignazio Gadaleta Archivio © Archivio Enrico Crispolti
Approccio trasversale

A Torino nel 1980 organizzò la mostra “Ricostruzione Futurista dell’Universo”, summa dei suoi studi sul movimento d’avanguardia che segnò il Secolo Breve. Con sguardo anticipatore e approccio trasversale, fin dagli anni Cinquanta in questa direzione aveva infatti profuso grande impegno insieme alla prima moglie Maria Laura Drudi Gambillo, autrice nel ’58 di “Archivi del Futurismo”, concentrandosi, in particolare, sul Secondo Futurismo e su Giacomo Balla.

Il modus operandi attuato a Torino – cioè un ampliamento interdisciplinare dei campi di ricerca – aveva già trovato, e avrebbe ancora trovato in futuro, conferme in altri momenti dell’attività dello studioso: dall’architettura – con Paolo Portoghesi prima e Ico Parisi poi, in “Operazione Arcevia” – alla moda; dai gioielli d’artista – con la mostra “Immaginazione Aurea”, Ancona, 2001 – alla grafica, ovvero gli interventi di graphic design da lui personalmente attuati in molte delle sue pubblicazioni. Pietre miliari, infine, i cataloghi ragionati, per i quali giocò il ruolo di apripista: quelli di Enrico Baj, Lucio Fontana, Renato Guttuso, ma anche di Mattia Moreni, Francesco Somaini, Sergio Vacchi.

 

Installation view Enrico Crispolti. La critica in atto, Museo del Novecento, Studio Marco Bertoli
Installation view Enrico Crispolti. La critica in atto, Museo del Novecento, Studio Marco Bertoli

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