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Con un brillo negli occhi: Noor Riyadh 2025

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Zhang Zengzeng, The Light To Home, Photo: Noor Riyadh
“نور” Noor, è una parola della cultura araba, corrisposta da molteplici sfumature: è sia luce fisica che “illuminazione”, ma è anche uno dei 99 nomi di Allah (“An-Nur” – Il Lume); Noor simboleggia il divino, è nome proprio – tanto maschile quanto femminile, e appartiene alla capacità di guidare e alla speranza.

Noor Riyadh” il festival della Light Art della Capitale dell’Arabia Saudita, quest’anno alla sua quinta edizione (fino al 6 dicembre) parte dalla materia “luce” tanto come dispositivo di formazione e conoscenza, quanto per omaggiare la rapidità della crescita della stessa Riyadh, una delle metropoli più all’avanguardia di questo primo quarto di secolo che si è sviluppata e affermata come destino mondiale “In the blink of an eye – In un batter d’occhio”, che è poi il titolo dell’attuale edizione di “Noor”.

7 milioni di abitanti censiti nel 2022, descritta già nel XIV secolo dal viaggiatore nordafricano Ibn Battuta come “Il centro principale di Al-Yamama, che porta il nome di Hajr, città di canali e alberi, i cui abitanti appartengono per lo più ai Banu Hanifa”, negli ultimi anni Riyadh non solo si è posta come uno dei maggiori centri finanziari del Medio Oriente, ma anche come luogo di sviluppo della cultura di domani, altra caratteristica che dovrebbero portarla ad essere – entro il 2030, nella top 100 delle città più vivibili al mondo. Il tutto, appunto, alla velocità della luce.
“In un batter d’occhio” Noor Riyadh quest’anno sostiene e promuove anche la nuova metropolitana, altro iconico “segno” che ha trasformato la città che nemmeno nei migliori sogni di un antico futurista. Last but not least, Riyadh si sta preparando all’Esposizione Universale del 2030 che si annuncia come “un’edizione senza precedenti”, tra i cui obiettivi c’è la volontà di fare da innesco per incrementare gli investimenti diretti esteri sul territorio dal 3,8% alla media globale del 5,7%, e portare il contributo del settore privato al PIL nazionale dal 40% al 65%, oltre ad attrarre la cifra esorbitante di 42 milioni di visitatori.
Se il futuro è alle porte, insomma, sta sicuramente battendo a queste: l’appuntamento, per cominciare, è proprio alla fermata del metrò: alle stazioni stc e Qasr Al-Hock, per esempio, quest’ultima realizzata dallo studio di architettura Shøhetta, la cui copertura è una immensa pensilina a forma di vaso, in acciaio specchiato, in grado di riflettere da decine di metri di distanza tutte le luci di uno dei più antichi “mall” urbani che circonda l’area e che è anche uno dei punti di partenza per scoprire questa edizione del Festival: una maratona tra 60 opere d’arte luminosa di altrettanti artisti da 24 Paesi – di maggioranza asiatica e Medio Orientale, di cui 35 commissionate appositamente per “In the blink of an eye”.

Nouf AlMoneef, direttrice di Noor Riyadh

Noor 2025

Diretto da Nouf AlMoneef, Senior Director of Creative Arts di Riyadh Art e curato quest’anno da Mami Kataoka (Direttrice del Mori Art Museum, Tokyo), Sara Altmulacq (già assistente curatrice alla Biennale di Venezia) e Li Zhenhua (specializzato in New Media e Films, con collaborazioni con Art Basel Hong Kong e il Zentrum Paul Klee, tra le altre istituzioni), “In the blink of an eye” «Rappresenta un momento importante per Riyadh non solo per l’attualità, ma anche per il suo porsi come uno sguardo al prossimo futuro, a quello che succederà nei prossimi dieci anni. In questo senso c’è un vero e proprio “spirito della luce”, perché quando parliamo di luce parliamo di azione, di velocità, di una interazione e, contemporaneamente, della storia dell’essere humano di ogni tempo, visto che la luce è parte dell’esperienza comunitaria, di ieri e di oggi», racconta Mami Kataoka.

Rejane Cantoni, Flying Carpet, Photo: Noor Riyadh 2025

«Il Festival è anche un’occasione per riflettere su come la luce – e di conseguenza la tecnologia, abbia plasmato le nostre vite e come le abbia interconnesse», ricorda Li, mentre Sara, certamente la più vicina al tessuto artistico Saudita, spiega come il Festival sia nato per portare l’attenzione del pubblico all’arte contemporanea, in una terra che fino a poco tempo fa era completamente a digiuno rispetto alla fruizione dello spazio pubblico come “culturale”: «“In the blink of an eye” è l’esperienza di attraversare spazi differenti che, a loro volta, sono attraversati temporaneamente da altre presenze, quelle dell’arte: dalle radici di Riyadh al futuro della città, seguendo anche le linee della nostra nuova metropolitana», ricorda Sara. E vale la pena ricordare che Riyadh – attraverso un piano completamente impensabile in altri Paesi, è riuscita ad aprire contemporaneamente 6 linee di metrò (sì, avete letto bene), per 176 chilometri di lunghezza totale e 85 stazioni in un unico momento, all’inizio dello scorso gennaio.

Sulle disponibilità economiche del Festival, ovviamente, i numeri restano un mistero, ma vi basti sapere che Riyadh Art è uno dei quattro progetti originali di della capitale saudita nell’ambito di “Vision 2030” e, appunto, guidato dalla Royal Commission for Riyadh City per “incoraggiare l’espressione creativa e il dialogo interculturale attraverso l’arte”, con il supporto dei “partner strategici” Riyadh Air (compagnia area di bandiera), stc (Saudi Telecom Company, impresa nazionale di telecomunicazioni) e Lexus (brand di automobili di lusso appartenente al gruppo giapponese Toyota). Gli artisti che abbiamo intercettato? Molto felici della propria partecipazione, e anche della fee, sia che si tratti di nuove commissioni, che di rivisitazioni di precedenti opere.

Fuse, Luna Somnium, Photo: Noor Riyadh 2025

Le opere di Noor 2025

Ed eccoci, finalmente, al momento più atteso, quello per cui è necessario il calar delle tenebre e il vento fresco del deserto che attraversa gli sterminati spazi urbani di questa città camaleontica e impossibile da “comprendere” solamente in un batter d’occhio: il folle traffico affoga le strade nella rush-hour ma la stessa Riyadh, in versione pedonale, si riversa negli spazi aperti, negli attraversamenti di piazze infinite e metafisiche, fotografando skyline e cieli arancioni e poi luci, luci e luci…Ecco il “Noor Festival”, dove davvero si intende che cosa significa la parola “esperienza” quando connessa all’arte pubblica, urbana. “Noor” scorre e suona nella vita quotidiana, è quasi un inciampo con il quale ci si trova invasi. E ci spiace per gli scettici, ma la maggior parte delle produzioni sono esattamente le più spettacolari già immaginate, a partire per esempio da Synthesis di Christophe Berthonnau, art director e leader del Groupe F – fondato in Francia nel 1990, che da una parte all’altra del mondo ha realizzato performance e live shows e spettacoli pirotecnici che a Riyadh, in un lampo, sono stati trasformati in uno spettacolo di luci mosse da una squadra di droni, che hanno incantato le centinaia di invitati alla cerimonia inaugurale di “Noor”, proprio alla stazione della metropolitana stc.

Edwin van der Heide, Intersections In Light and Sound, Photo: Noor Riyadh 2025

Nonostante la tecnologia sia parte integrante e fondamentale di ogni opera, il bello è non percepirla – come del resto accade guardando alla migliore pittura o alla statuaria più raffinata, e lasciarsi trasportare dalla poesia di simulati marchingegni magici, dall’incanto di riflessi o dal disturbo di luci stroboscopiche. Gli esempi? Eccoli. In primis lo splendido The Light to Home, dell’artista cinese Zhang Zengzeng: da un albero di trasmissione attivato attraverso l’intervento umano si genera e propaga l’illuminazione di una serie di “soli” installati nelle chiome degli alberi dei giardini del King Abdulaziz Historical Center. Una vera poesia per lo sguardo. Rejane Cantoni, artista brasiliana che da più di 30 anni si occupa di arte immersiva, propone per “Noor” Flying Carpet: un vero e proprio tappeto vibrante di specchi mossi grazie a un sistema meccanico, come nella miglior tradizione cinetica, installato in una delle aree più belle della Medina ricostruita di Qasr Al-Hokm. Shiro Takatani e Dumb Type, occupano invece una sala del grande hub della stazione stc, con ST\LL for the 3D Water Matrix: qui le gocce di una “vasca di pioggia” risalgono otticamente verso l’alto, come in una vera e propria matrix, accompagnate da un sound noise che dona a tutto lo spazio un’atmosfera a metà tra l’allucinazione e la meraviglia.

Shinji Ohmaki, Liminal air space-time, Noor Riyadh 2025

Di nuovo nelle intersezioni tra arte della luce e musica noise si muove lo spettacolare intervento di Edwin Van der Heide, Intersections in Light and Sound: un sintetizzatore batte forte mentre tra le palme si spezzano i riflessi di due fasci di luce che, a loro volta, sembrano non volerci fare uscire da una sensazione labirintica che, molto spesso, contrasta con architetture e momenti quotidiani della vita a Riyadh, come il canto del Muezzin. Ancora al King Abdulaziz Historical Center tre interventi che lasciano a bocca aperta, a partire da Luna Somnium, del collettivo Fuse di Modena. Ispirata a quello che viene considerato il primo racconto di fantascienza, scritto da Keplero nel 1608, a sostegno della teoria eliocentrica di Copernico – in cui l’astronomo immagina di essere portato da un demone sulla luna, l’installazione a sua volta si serve della potenza della musica per accompagnare una serie di immagini ad alta risoluzione della superficie lunare, prese dagli archivi della NASA, per offrire un’altra visione di quello che – dopo il 1969, è continuato ad essere un sogno…

Muhannad Shono, Amidst The Thirsty Wilderness, Photo: Noor Riyadh 2025

Attraversata la strada, il geniale Muhannad Shono, artista saudita rappresentato da ATHR Gallery e già partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia, nel 2022, riesce nell’intento di creare un incredibile paesaggio luminoso e oscuro utilizzando solo il vento e le luci della città: Amidst the thirsty wilderness. In lontananza la proiezione Light Creatures di dies_ (al secolo Fabio Volpi), progettista italiano che, prendendo spunto dall’idea di operare sulla torre di un acquedotto, genera un videomapping per mostrare idealmente il contenuto liquido dell’architettura, con un risultato a sua volta spettacolare.

Abdulrahman AlSoliman, Place of History’s Inscription, Photo: Noor Riyadh 2025

Splendidamente eterea è Liminal Air Space-Time, di Shinji Ohmaki e divertente e curiosa – un omaggio al Levitated Mass di Michael Heizer – una delle opere più incredibili del LACMA di Los Angeles, Between Light and Stone dell’artista Nebras Aljoaib. Nuovamente al metro di Al-Hokm il giardino Unrelenting di Francesco Simeti e nel giardino (sì, un giardino aperto alla cittadinanza nelle scale del metrò, illuminato dalla luce che filtra dall’alto di una vertiginosa e panoramica balaustra), Benzene Float I, opera del 2022 di Monira Al Qadiri, riadattata per l’occasione. Dulcis in fundo, proiezione sulle vestigia dell’antico forte a Qasr Al-Hokm, Place of History’s Inscription, di Abdulrahman AlSoliman: la brezza muove la gigante bandiera dell’Arabia Saudita nello slargo, un canto arabo risuona potente nell’aria, bambini giocano “dentro” la luce dai toni caldi che crea, rompe, avvolge, scrive e dilata lo spazio…E forse questa è una delle più belle immagini che ci lascia negli occhi questa “Noor 2025”, al netto di ogni bagliore e scintillio.

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