
A Riyadh non c’è solo il Festival più grande al mondo dedicato alla Light Art “Noor”, come vi abbiamo ampiamente raccontato, anzi: in tutta l’Arabia Saudita, sono innumerevoli le attività che mirano a collocare il Paese Mediorientale sul podio dei più importanti al mondo per quanto riguarda l’arte contemporanea: dal Diriyah Art Futures ad Arts Al’Ula, ecco una cartografia del prossimo futuro…
Al JAX, il conglomerato dell’arte di Riyadh, non c’è solo la sede della Biennale di Diriyah, ma anche il recentissimo SAMOCA – Saudi Arabia Museum of Contemporary Art, che attualmente ospita una delle itineranze della Bienalsur, “Let’s Play, Juguemos en el mundo, A Labyrinth of Options”, la biennale nata a Buenos Aires la cui identità è globalmente nomade e, in ogni luogo toccato, include diversi artisti locali. In questo caso è curioso vedere il contrasto tra Medio Oriente e Latino America, con le installazioni di Carlos Amorales e Dur Kattan, a esempio: entrambe opere che richiedono il pubblico per essere “attivate”, Amorales ci consegna le bacchette di una batteria per far esplodere l’ambiente, mentre Kattan ci chiede di utilizzare i propri moduli cubici per tracciare il nostro percorso, nella mostra e come metafora dell’esistenza. Accanto il francese Pierre Ardouvin, con la sua assemblea di sedie, tanto una “ruota della fortuna” quanto la semplice idea di metterci in circolo per dialogare. Nel silenzio della confusione di Riyadh, funziona.

A pochi capannoni di distanza ha da poco aperto anche una sede pop-up della galleria ATHR, dal 2019 radicata a Jeddah e una delle più internazionali del Medio Oriente. Per quest’occasione, in scena, la ricerca dell’artista saudita Zahrah Alghamdi, celebre per le sue installazioni site-specific che si espandono fluide, indagando memoria e storia attraverso l’architettura e l’utilizzo di materiali tradizionali, come argilla, ciottoli, cuoio, che vengono sempre assemblati in contesti site specific…”Between Memory and Matter” è l’esempio perfetto della pratica dell’artista, che partendo dalla propria eredità personale ci restituisce una “memoria incarnata” che non è per nulla rassicurante e che rimette al dualismo tra funzionalità e violenza, tra singolo e collettivo.
Altra novità nel tessuto culturale di Riyadh e nella sua assoluta proiezione e tensione verso il futuro è Diriyah Art Futures – DAF, ovvero il primo hub mediorientale e nordafricano dedicato alle New Media Arts che, oltre ad essere un centro espositivo è un vero e proprio centro di ricerca, presentato anche alla Biennale di Architettura 2025. La mostra inaugurale, “Continuum” – a cura di Irini Papadimitriou, apre le attività annuali del DAF, mostrando i risultati di artisti già affermati o giovani ricercatori che, attraverso una open call, possono restare in residenza qui fino a dieci mesi: una “posizione” più unica che rara nel panorama globale. Per l’occasione le opere esposte sono tredici – tra installazioni immersive, realtà virtuale e arte generativa – create da undici artisti emergenti sotto la guida di professionisti internazionali come Anna Ridler e Karen Palmer. Da segnalare la bellissima installazione di Dhia Dhibi, dedicata ai momenti della Rivoluzione Tunisina, sviluppata attraverso la catalogazione di diversi momenti in diverse forme, dalla fotografia alle registrazioni audio, tutti “esperibili” dallo spettatore.

Fuori Riyadh, l’AlUla Arts Festival
Infine, fuori dal circuito metropolitano – ma parte integrante del circuito saudita dell’arte, arriverà la quinta edizione dell’AlUla Arts Festival, in programma dal 16 gennaio al 14 febbraio 2026, tra i canyon desertici e le oasi intorno all’AlJadidah Arts District. Per iniziare, la Biennale Desert X AlUla ritorna in Arabia con dieci nuove opere di Land Art che dialogheranno con il paesaggio della regione, sotto il titolo di “Space Without Measure”, ispirato alla poesia di Kahlil Gibran,
Quest’anno, dopo il memorabile show di Andy Warhol al Maraya di due anni fa, si aprirà “Arduna”, “La nostra terra” in arabo, mostra che offrirà una anteprima del futuro museo di arte contemporanea di AlUla, realizzata in collaborazione con il Centre Pompidou. L’esposizione presenterà oltre 80 opere dalla collezione della Royal Commission for AlUla accanto a capolavori del Musée National d’Art Moderne, includendo pezzi di Kandinsky e Picasso, mentre al Design Space AlUla ci sarà una esposizione dedicata al crescente ruolo di AlUla come polo di creatività, presentando opere prodotte durante i programmi di residenza artistica e i progetti vincitori dell’AlUla Design Award 2025.
Completano il panorama artistico le iniziative di Villa Hegra, che ospiterà la mostra fotografica “Not Deserted: AlUla’s Archives in Movement”, e il contributo del British Council con il progetto “Reflections”: due installazioni che celebrano il passato e il futuro del meraviglioso sito naturale e archeologico, attraverso linguaggi contemporanei. Come dice uno slogan visto più e più volte nei nostri giorni sauditi: “Saudi Made. Healthy, Wealthy, Rich“.















