
Palazzo Te celebra i suoi 500 anni con il restauro della Camera di Amore e Psiche e un’opera inedita di Isaac Julien
In occasione del Cinquecentenario di Palazzo Te, Mantova rende omaggio al suo scrigno prezioso con un restauro conservativo della Camera di Amore e Psiche e un’opera multimediale inedita di Isaac Julien. Il maestoso edificio risplende di una nuova luce già dall’ingresso, dove, dopo il recente riallestimento, siamo accolti dai due numi tutelari del palazzo: il ritratto di Giulio Romano realizzato da Tiziano e una replica del ritratto di Federico II Gonzaga.
Per entrambi, Palazzo Te è la realizzazione di un sogno, professionale, politico e personale. Per il primo, è l’opportunità di testare il proprio talento progettuale e dare concretezza alla fantasia manierista; per il secondo, è una dimostrazione di forza, anche economica.

Proseguendo nella visita, si arriva alla Camera di Amore e Psiche, cuore del museo da sempre, tant’è che durante la Seconda Guerra Mondiale, fu l’unico ambiente selezionato per essere protetto da eventuali bombardamenti. Oggi come allora, risulta difficile non restare a bocca aperta per il pregio architettonico e pittorico qui custodito, ora riportato allo splendore originario dal team di esperti guidato dall’architetto Elena Froldi Paganini.
Poetico, elegante e puntuale
In pochi mesi, i restauratori sono stati in grado di salvaguardare e restituire efficacia al precedente intervento – ad opera dell’Istituto Centrale per il Restauro, risalente al 1989 -, operando sui dipinti ad olio, il soffitto cassettonato, gli stucchi e i dipinti murali delle lunette. Il restauro ha così restituito dati, colori, materia e memoria all’ambiente.

La stessa rigenerazione dell’esperienza visiva ha luogo nello spazio delle Fruttiere – anch’esso rinnovato -, dove si può vivere l’installazione multimediale All That Changes You. Metamorphosis di Isaac Julien. L’opera del regista inglese riflette su diversi temi ed ambiti che attraversano processi di cambiamento: il tempo, l’ambiente, l’uomo.
Tutto prende parte alla metamorfosi, in un continuum inarrestabile. Il cortometraggio utilizza un linguaggio audiovisivo poetico, elegante e puntuale, corredato da un allestimento interattivo che finalmente(!) ha ragione d’essere e cognizione di ciò che interattivo dovrebbe significare. I dieci schermi, infatti, non si ripetono mai, ma mostrano sincronicamente momenti diversi di uno stesso racconto, dialogando l’uno con l’altro. E il visitatore diventa parte di questa narrazione metamorfica.














