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Pussy Riot “organizzazione estremista”: la Russia dichiara guerra al collettivo punk-femminista

Pussy Riot, ph. Denis Bochkarev
Pussy Riot, ph. Denis Bochkarev
Il Ministero della Giustizia russo ha ufficialmente inserito Pussy Riot, il collettivo artistico e gruppo punk rock femminista, nella lista delle “organizzazioni estremiste”. La decisione, emessa in un’udienza a porte chiuse il 15 dicembre presso il Tribunale di Tverskoy a Mosca, su richiesta del procuratore generale Alexander Gutsan, vieta di fatto ogni attività del gruppo in Russia. Chiunque – persona fisica o organizzazione – sia trovato a sostenerne le azioni o i post sui social media potrebbe ora affrontare procedimenti penali.

Che alla madrepatria Russia le Pussy Riot non fossero mai piaciute era cosa nota, già da quando – nel 2012, Nadya Tolokonnikova, co-fondatrice del collettivo, fu condannata per teppismo a 21 mesi di prigione (ne scontò quasi due) per la celebre protesta messa in scena nella Cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca, che criticava i legami stretti tra la Chiesa ortodossa russa e Putin. Oggi però i toni si sono inaspriti, e con l’ultima sentenza le conseguenze per gli attuanti del gruppo o, semplicemente, per amici, colleghi, simpatizzanti e aiutanti, saranno ben gravose. “Se vieni etichettato come estremista in Russia, la tua proprietà viene confiscata dallo stato. A volte viene confiscata anche la proprietà della tua famiglia“, ha spiegato Tolokonnikova ad Artnews, che ha anche ribadito: “Faremo appello contro questa sentenza – più per principio che per una reale speranza che i tribunali russi abbiano una mente propria, separata dal Cremlino“.

L’avvocato delle Pussy Riot, Leonid Solovyov, ha confermato all’agenzia di stampa statale Tass che la sentenza è immediatamente esecutiva. Lo scorso settembre, un altro tribunale di Mosca aveva già condannato cinque membri del gruppo a pene detentive da 8 a 13 anni con l’accusa di aver diffuso fake news sull’esercito russo attraverso video e performance. Con questa ultima designazione, insomma, il governo russo alza anche la posta in gioco per chiunque osi ancora esprimere solidarietà o anche solo vicinanza ai membri del più punk dei gruppi del contemporaneo, segnando un nuovo capitolo nel contenimento del dissenso artistico e politico nel paese.

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