Un bel piatto di patate postimpressioniste pennellate all’olandese condite con olio provenzale e un pizzico di lavanda, più un goccio di pastis digestivo a lume di luna crescente delle Alpilles sdraiati sulle maglie di juta dell’allestimento firmato da Kenzo Kuma. Servito il gustoso e attesissimo antipasto espositivo di Expo 2015.
Vincent Van Gogh torna dopo 62 anni a Palazzo Reale in tematica Esposizione Universale: l’uomo e la terra, la terra e i suoi frutti. L’uomo al centro del mondo reale, la vita rurale e agreste legata al ciclo delle stagioni, dove chi lavora la terra diventa una figura eroica e gloriosa, un eroe silenzioso. Dove l’artista sposta la sua attenzione alla fine del XIX secolo, ritenendo la vita semplice della campagna un soggetto dotato di una nobile e sacra accezione.
Le gesta pittorico-agresti di Van Gogh dispiegate attraverso una cinquantina di opere del Kröller-Müller Museum di Otterlo fino all’8 marzo 2015, già generoso partner della mostra del 1962. Dai primi disegni, carboncini e acquerelli fatti nel Nord Brabante (1883-1885), fino agli ultimi capolavori ad olio provenzali bagnati di luce (1888-1890), tra le vigne di Saintes Maries de la Mer e gli Uliveti nella campagna di Saint-Remy in cui uomo e alberi si intrecciano in panteistica armonia, nei quali sempre e ripetutamente Van Gogh esprime la propria affinità verso gli umili, immedesimandosi con loro, e rappresentando la loro dignitosa natura. Scrisse Argan che Van Gogh “è accanto a Kierkegaard e Dostoevskij e si pone dalla parte dei diseredati, dei contadini cui l’industria non toglie solo la terra e il pane, ma la dignità di esseri umani, il sentimento dell’eticità e della religiosità del lavoro”.
Le sale così si popolano di contadini e contadinelle piegate in due dal lavoro e dalla fatiche agresti: zappatura, semina, falciatura, cura del gregge e, finalmente, ritorno alla capanna. C’è chi semina, chi spigola, chi miete, chi brucia le erbacce, chi spala letame, chi fa il fieno o lega fascine e chi semplicemente mangia o si riposa.
Avvolte nel tessuto, leggermente ruvido al tatto di una calda tonalità marrone che evoca il paesaggio ondulato della campagna, del sensazionale allestimento dell’architetto nipponico, si alternano floride “vigne verdi” a nature morte con cipolle, mele e zucche, campi arati a campi di stoppie, facce scavate dall’agricoltura a lettere al fratello Theo in cui traspare il filo diretto con Millet.
Risultato davvero interessante per un solito e scontato artista universalmente conosciuto e ammirato in tutte le pennellate. Se non son Monet, Renoir o qualche altro grande della modernità, per altro già spesi da Palazzo Reale in questi anni, ecco il “classico” Van Gogh trito e ritrito, bulimicamente trangugiato da tutti gli sguardi del mondo, proposto però in una sfumatura particolare, perchè – come gli organizzatori tengono a precisare – questa non è, né mai ha inteso essere, la mostra di Van Gogh, ma vuole essere un affondo su un tema ben preciso che gli era particolarmente caro, anche per i suoi risvolti etici e spirituali.
Piaccia o meno, di sicuro l’offerta milanese, tra Giacometti, Segantini, Chagall, e l’arrivo fra qualche giorno del duo Klein/Fontana al Museo del Novecento, di Bramante a Brera e delle belle Damine del Pollaiolo al Poldi Pezzoli è di altissimo livello come non se ne vedeva da anni. Aspettando Expo.
Le foto della mostra
“Il Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si è mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro, perché un istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia”. (Van Gogh)
“Studio e disegno tutto ciò che appartiene alla vita contadina… adesso non sono più così impotente davanti alla natura come un tempo”. (Van Gogh)
“Nella vita di Vincent, eternamente in movimento, precario, tormentato, incapace di mettere radici, di adeguarsi alle convenzioni della società e in perenne conflitto anche con la famiglia, esiste un unico legame costante e indissolubile: quello con la terra e le sue fatiche”.
(Kathleen Adler, curatrice dell’esposizione)
“Noi altri dovremmo invecchiare lavorando duramente, ed ecco perché allora ci deprimiamo quando le cose non vanno”. (Van Gogh)
“Ci sono facce moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse verranno rimpiante cent’anni dopo”. (Van Gogh)
“Vorrei fare dei ritratti che tra un secolo, alla gente di quel tempo, sembrassero delle apparizioni. Non cerco di raggiungere questo risultato attraverso la somiglianza fotografica, ma attraverso un’espressione appassionata, impiegando come mezzo di espressione e di esaltazione del carattere la nostra conoscenza e il nostro gusto moderno del colore.” (Van Gogh)
Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife
INFORMAZIONI UTILI
Van Gogh. L’uomo e la terra
A cura di Kathleen Adler
In collaborazione con Kröller-Müller Museum
Sede Palazzo Reale – Piazza del Duomo 12 – Milano
Dal 18 ottobre 2014 all’8 marzo 2015
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Una mostra Comune di Milano – Cultura
Palazzo Reale
Arthemisia Group
24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
Catalogo 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
Orari di apertura Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Informazioni e prenotazioni T +39 02 54913
Biglietteria on line www.ticket.it/vangogh
INGRESSO
VISITATORI INDIVIDUALI
€ 12,00 INGRESSO SINGOLO INTERO audioguida gratuita
€ 10,00 INGRESSO SINGOLO RIDOTTO audioguida gratuita
€ 6,00 INGRESSO RIDOTTO SPECIALE audioguida gratuita
BIGLIETTO FAMIGLIA audioguida gratuita
1 o 2 adulti + bambini (da 6 a 14 anni) = adulto € 10,00 – bambino € 6,00
SCONTI RECIPROCI ALLE MOSTRE DI PALAZZO REALE “CHAGALL. UNA RETROSPETTIVA 1908-1985”,
“SEGANTINI” E “VAN GOGH. L’UOMO E LA TERRA”
Presentando il biglietto d’ingresso (intero o ridotto) di una delle tre mostre alla biglietteria delle altre due, si otterrà l’ingresso
speciale a 9 euro.
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