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LA NAZIONALE OPERAIA

Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat, se la prende con il calcio prendendo (metaforicamente) a calci nel sedere gli operai assenti durante la partita dell’Italia. Ma il biologo Frank Fenner va, senza misure, ben oltre. Prendendo a calci nel culo l’intera specie umana. La catastrofica previsione dello scienziato -professore di microbiologia dell’Australian National University e principale fautore nel debellamento del vaiolo-  è drammatica. La “razza umana sarà estinta entro cento anni”. Stando all’eminente cattedratico, gli eventi precipiteranno per l’esplosione demografica e i consumi fuori controllo. Due fattori ai quali gli uomini non riusciranno a sopravvivere. Mentre a dare inizio alla caduta sarebbero stati i cambiamenti climatici. Di fronte a tale ipotesi dell’Italia calcistica al mondiale e dei bilanci del signor Fiat non ci frega più un beato cazzo (mi si perdoni l’espressione fantastica in questo caso giustificata dal terrore). Eppure c’è un filo sottile che lega le due problematiche distanti in maniera abissale. Se dovessi dare un nome a questo “filo” lo chiamerei “ingordigia”. Noi viviamo da oltre cento anni in un mondo in cui contano soltanto la ricchezza e i consumi. A scapito di qualsiasi altro valore. Così i poveri operai della Fiat che per vedere la vergognosa prestazione della nostra nazionale si prendono un permesso -rinunciando al salario- vengono pure bacchettati in nome e per conto del mancato guadagno di un gruppo multimiliardario. E poi il signor Marchionne va in giro per il mondo a parlare di valori come “fare squadra”, “lavorare in team”, “creare un gruppo”… Ma come? L’Italia intera si ferma e gli impiegati del pubblico impiego scompaiono (più del solito) e a nostro spese!! E invece questi poveri cristi devono pagare per amare l’Italia? E dopo aver pagato devono sentirsi pubblicamente umiliati? Fossi in Marchionne avrei riempito lo stabilimento di televisioni oppure avrei offerto un permesso retribuito di due ore. Allora sì che gli operai avrebbero avuto la percezione di sentirsi un po’ a casa e immersi in un gruppo che li ama. Non puoi chiedere amore e dedizione senza offrirla. Non puoi costruire una solidarietà per un marchio facendo soltanto le cose che arricchiscono una parte. Il gruppo deve esistere. E il buon esempio di solito arriva dai più forti. Il problema non riguarda la Fiat o la nostra nazionale di calcio. Riguarda il mondo. Tutti si incazzano e giudicano gli altri. Nessuno se stesso. Guardate cos’è successo all’economia per via della finanza. Credete che il funzionario impegnato a smerciare le cedole spazzatura non sia poi lo stesso che ora se la prende coi bond? Ecco perché in un mondo cristallizzato sul principio del profitto e del consumo i soldi spesi nell’arte potrebbero rappresentare un “piccolo” insegnamento. Pur valendo come investimento, tuttavia si trasformano in un oggetto che ha un valore ideale e culturale. E che oltretutto non si consuma. Si conserva. La salvezza può arrivare solo dall’impegno che ciascuno deve mettere nel proprio comportamento. Bisogna che tutti noi impariamo a fare un passo indietro. Perché i bilanci di un’azienda devono crescere eternamente? Non è forse più importante un benessere diffuso e compatibile a uno sfrenato arricchimento? Alle volte due ore insieme a imprecare sulle stronzate di Lippi valgono mille volte più di una manciata di euro. Gli operai ce lo hanno insegnato. Grazie.

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