Art Basel è una delle più importanti fiere di arte moderna e contemporanea al mondo. Si svolge ogni anno, in tre distinti appuntamenti, a Basilea, a Miami Beach e ad Hong Kong.
A Miami Beach sono 267 le gallerie presenti, provenienti da 31 paesi.
Riviviamo la fiera di quest’anno attraverso 10 artisti:
NATHALIE DJURBERG, videoartista e scultrice svedese già vincitrice di un Leone alla Biennale di Venezia del 2009 (per i film in stop-motion prodotti con Hans Berg) propone presso lo stand di Galleria Marconi alcune sue recenti opere, ovvero dei Donut di gommapiuma, sculture-poltrone la cui forma circolare richiama un concetto ricorrente nelle installazioni dell’artista, a richiamare la forma essenziale del cosmo.
SZOLLOSI GEZA, artista ungherese, è presente allo stand di NextArt Galeria con una delle sue facce animali gonfiate, realizzate con reali teste di animali morti e trattate tramite tassidermia. Profondamente unpop, eccessivo, spesso accostato idealmente in questo ad artisti quali Jake and Dinos Chapman, Jeff Koons o Cindy Sherman – coi quali ha anche esposto – è anche fotografo e grafico. Certamente i lavori basati sulla tassidermia o sulla carne animale sono i più scioccanti (e c’è da dire che quello qui presente è uno di quelli più “delicati”), ma probabilmente – e forse anche grazie a questo – i più efficaci.
ERNESTO NETO, artista brasiliano, con “Nós Sonhando [Spacebodyship]”, installata a Collins Park, invita il visitatore a riposare il suo corpo, ed implicitamente – attraverso il titolo dell’opera – a far sì che questo riposo possa essere preludio a un viaggio onirico che certamente garantirà una più profonda fruizione dell’opera stessa, come di ogni opera presente. Fa parte di una serie di 26 installazioni site-specific di svariati artisti per il parco, che sviluppano il concetto di sperimentazione.
ROBERT WILSON, definito “il più grande artista teatrale d’avanguardia”, è senza dubbio artista totale: scultore, pittore, coreografo, sound e light designer, performer, video artista, regista e drammaturgo. La galleria Thomas Schulte porta a Miami tre videoinstallazioni – già presentate al Louvre un anno fa – in cui Lady Gaga è la musa che reinterpreta alcuni importanti quadri del passato, tra cui spiccano quelli dei neoclassici Ingres e David.
SALLY MANN è presente con una delle sue fotografie più famose: “Candy Cigarette”, in cui la figlia Jessie appare sospesa in un frammento di tempo irreale, come distratta dalle sue attività infantili, con in mano una caramella a forma di sigaretta: una sorta di rivisitazione di una donna vissuta in chiave infantile, in cui la forza paradossale è notevole. La stampa, una silver print facente parte di una serie limitata a 25 ed esaurita, è della Edwynn Houk Gallery.
PETER MARINO, archistar che ha rivoluzionato il concetto della boutique di lusso, è “presente” più che mai, quasi in carne ed ossa, al Bass Museum. Certamente è presente una delle sue mise di cuoio nero, indossata da una sua riproduzione iperrealista che invita irresistibilmente al selfie. È esposta parte della sua collezione privata di opere d’arte: artisti quali il nostro Rudolf Stingel, Dan Colen, Christopher Wool, e ancora Anself Kiefer, Georg Baselitz, Robert Mapplethorpe.
OS GEMEOS, graffiti artists brasiliani e gemelli monozigoti (da cui il nome), espongono un’opera “Untitled” allo stand di Lehmann Maupin. Da una tavola di 254 x 330 x 16 cm pare fuoriuscire un personaggio dalla pelle gialla – caratteristica ricorrente nei lavori del duo, che afferma che fosse il colore abituale dei sogni di entrambi. Certamente, il giallo e in generale i colori utilizzati da Os Gemeos sottolineano una forte identificazione con la loro terra.
HANDIEDAN, artista olandese, realizza elaborati collage tridimensionali a bassorilievo, con un meticoloso lavoro sui vari layer, in cui combina sfondi vittoriani, barocchi, neoclassici con elementi quali antiche stampe, banconote, carte da gioco, carta da musica e ponendo al centro del soggetto figure di classiche pin-up o anche machi sempre rigorosamente d’epoca. Estetica, simbolismo e forza figurativa per la artista di Hashimoto Contemporary.
GUNILLA KLINGBERG lascia il segno – è il caso di dirlo – con l’ennesima declinazione del suo “A Sign In Space”: una sorta di rullo compressore rivestito di parti di pneumatico giustapposte a formare un disegno geometrico passa, ogni mattina, sulla spiaggia di Miami. Formando un pattern che gli eventi naturali ed umani gradualmente cancelleranno nel corso della giornata. Come un mandala, a ricordare l’apparente paradosso dell’eternità nell’effimero.
THEO JANSEN rende a sua volta protagonista la spiaggia di Miami Beach popolandola con le sue Strandbeesten (lett. “animali da spiaggia” in olandese), sorta di giganteschi “insetti” semoventi e addirittura dotati di abilità percettive, memoria e omeostasi. «i confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti», dice Janssen, e a ragione: non a caso viene naturale pensare all’approccio di Leonardo. E nel frattempo, alla Scope, Maya Polsky Gallery espone le foto fatte da LENA HERZOG alle bestie di Jansen.