Che prezzo ha il successo? Vale la rinuncia ai propri ideali e il tradimento dei propri insegnamenti, per omologare e banalizzare le proprie idee e battute in funzione di ciò che il pubblico, ma soprattutto i media vogliono sentire?
Sono questi gli interrogativi che stimola lo spettacolo “Comedians” – in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 22 febbraio.
Il testo di Trevor Griffiths del 1975 che spopolò sul palcoscenico dell’Elfo un decennio dopo con la regia di Gabriele Salvatores, lanciando giovanissimi artisti come Paolo Rossi, Claudio Bisio, Silvio Orlando e Bebo Storti, ritorna in versione femminile per la regia di Renato Sarti che, insieme alle protagoniste, affermate attrici comiche, ne firma il libero adattamento.
Sono Margherita Antonelli, Alessandra Faiella, Rita Pelusio e Claudia Penoni le aspiranti attrici comiche protagoniste del plot di Griffith, giunte al termine di un corso biennale di teatro e pronte a debuttare di fronte al pubblico per il saggio finale. La loro insegnante, che recita “Il comico rischia, una comica ancora di più, partite dal vostro vissuto, partite dalle vostre esperienze personali, partite dalle cose che vi tormentano, dalla vostra vita”, è un portento del teatro milanese: Nicoletta Ramorino.
Fondatrice e direttrice del Centro Teatro Attivo di Milano, tuttora insegnante di doppiaggio, recitazione e dizione, la Ramorino veste in Comedians il ruolo autobiografico di docente e dispensatore di valori. Emma, questo è il nome del suo personaggio, invita le quattro comiche a non vendersi per una risata del pubblico e a non dimenticare di essere se stesse, di partire dal proprio vissuto e di trovare il lato comico nella vita di tutti i giorni, persino nel giorno del funerale del proprio padre – come suggerisce in un esercizio proposto alle allieve. La comicità è per lei uno strumento di analisi del mondo, un modo diverso di raccontare la realtà, è la vocazione dell’attore.
Ma a smentire tutti gli insegnamenti della Ramorino ci pensa Rossana Mola. Talent scout del mondo dello spettacolo, partecipa al saggio delle comedians con l’intento di selezionare qualcuna di loro e lanciarla in pasto al pubblico del piccolo schermo. Ma ad una condizione: dare al pubblico quello che vuole. Niente politica, niente volgarità. La comicità deve essere un anestetico per le menti, deve essere poco impegnativa e puntare ad una risata facile.
Sarti rispolvera il testo di Griffith e lo condisce di attualità, dai riferimenti agli scontri in Ucraina, alla politica italiana, alle pubblicità televisive. A volte la comicità cade in un riciclo di battute, ma il pubblico ride e si diverte comunque. E chiuso il sipario torna a casa domandandosi se ciò che i mass media offrono allo spettatore corrisponda veramente a ciò che il pubblico vorrebbe sentire e vedere. O se veramente l’offerta televisiva di oggi non sia altro che una svendita della professione del comico e una grandissima sottovalutazione dello spettatore, che contribuisce ad alimentare il digiuno delle menti.