Pasolini di Abel Ferrara, dopo la presentazione all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ora arriva anche in DVD. Ogni sforzo di sintetizzare Pier Paolo Pasolini può considerarsi fallito. Lo testimoniano gli ettolitri d’inchiostro versato negli anni, nel tentativo di costringerlo all’interno di categorie culturali tutte italiane: il confronto col neorealismo, la querelle col Partito Comunista, il rapporto con la chiesa cattolica.
Abel Ferrara con il suo Pasolini è il primo a muoversi su territori diversi, approcciando PPP in modo simile a quanto fatto da Todd Haynes con Bob Dylan in Io non sono qui. Il suo Pasolini si moltiplica, s’incarna in diverse dimensioni che si compenetrano e giustappongono. Abbiamo la quotidianità domestica con la madre Susanna (Adriana Asti, una mamma Italia con due occhi grandi così) e la devota cugina Graziella (Giada Colagrande, bellissima); le pagine del romanzo incompiuto Petrolio che attraverso la camera di Abel Ferrara prende vita, in un’operazione metanarrativa coraggiosa e stupefacente: lo storyboard del progetto cinematografico Porno-Teo-Kolossal, materializzato in sequenze poetiche, aeree e deliziosamente kitsch. E ancora le borgate in notturna e la via crucis di desiderio e solitudine che porterà al tragico epilogo nel desolato campo fra le baracche dell’idroscalo di Ostia.
Il Pasolini di Abel Ferrara – interpretato in maniera umbratile e delicata da William Defoe – si muove in una Roma millenaristica e decadente, sovrastata da un cielo incombente o immersa in una notte infida e liquida. Una città immobile seppur ferita da violenze continue e morti da schieramento. L’attraversiamo, mentre PPP come Carlo, il protagonista di Petrolio, si moltiplica e si manifesta in modi e mezzi diversi. Questo compenetrarsi di segmenti cinematografici ci restituisce Pier Paolo Pasolini nella complessità delle intenzioni, delle opinioni, dei conflitti emotivi e desideri.
Lasciamo la sicurezza degli interni domestici e attraverso la macchina da scrivere (accanto cui sta una programmatica copia de La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia) accompagniamo il mellifluo e multiforme protagonista di Petrolio nei palazzi della politica – «Anche nella democrazia continua il santo gioco dei re» – e nei salotti letterari, dove godere dell’immagine di un deserto rosso che ci riporta ad Antonioni. Gustiamo il pranzo della domenica con Susanna, Graziella e il cugino Nico Naldini (Valerio Mastandrea), lasciandocelo poi scompigliare dall’arrivo della meravigliosa Laura Betti di Maria de Medeiros, di ritorno dal set di Vizi privati, pubbliche virtù a Zagabria. Tremiamo durante la profetica intervista che Pasolini rilasciò a Furio Colombo prima di morire e ci deliziamo nel gioco delle parti che Abel Ferrara prepara per noi. Un gioco in cui Riccardo Scamarcio interpreta Ninetto Davoli e Davoli recita nei panni di Edoardo De Filippo, protagonista nei segmenti di Porno-Teo-Kolossal.
Grazie a una forma “altra”, al rifiuto del realismo in favore di visioni immaginifiche e alla delicata interpretazione di William Defoe il Pasolini di Abel Ferrara si rivela un’originale operazione cinematografica. Una pellicola che in questo suo nuovo affacciarsi sul mercato merita una chance, lontano dai calcoli ottusi della distribuzione e dalle opinioni di beghine e begardi che riempiono le pagine della critica italiana.